Lucian Freud. Retrospettiva su carta

Edita da Phaidon, equivale a una poderosa retrospettiva su carta di Lucian Freud la pubblicazione in due volumi uscita quest’anno.

La firma Martin Gayford questa monumentale retrospettiva su carta di Lucian Freud (Berlino, 1922 – Londra, 2011), ma insieme a lui vanno citati due fondamentali contributor: David Dawson, che dirige il Lucian Freud Archive e che del pittore è stato assistente, modello e amico, e l’editor Mark Holborn, il quale ha portato a termine un lavoro mastodontico di precisione e accuratezza. Il prezzo è indubbiamente elevato, ma qui si tratta insieme di uno strumento di studio, fondamentale per chiunque voglia approcciarsi all’opera del pittore britannico, nonché di un prodotto editoriale di altissimo livello estetico.
Racchiusi nel cofanetto, i due volumi – che contano complessivamente 616 pagine – contengono 486 illustrazioni. Ci sono i dipinti, naturalmente, presentati in ordine cronologico e in massima parte rifotografati per l’occasione; ma anche disegni, schizzi, incisioni e una selezione di lettere private che contribuiscono alla conoscenza dell’uomo-Freud e, di conseguenza, dell’artista-Freud. Nelle parole di Dawson: “Molto spesso faceva un’incisione del modello dopo che un dipinto era terminato poiché sentiva di conoscerne benissimo il volto e la persona. E i disegni non erano mai veramente dei disegni preparatori, erano piuttosto disegni a sé stanti. Quindi il libro mostra davvero come lavorava: puoi vedere il ritmo”.

I VOLUMI

Il primo volume si apre con un saggio introduttivo di Martin Gayford: una ventina di pagine che, ci scommettiamo, saranno inizialmente scorse in rapidità per giungere al cuore visivo del tomo. Che inizia con il capitolo Early Works e in particolare con una inattesa scultura in arenaria, Three-legged Horse del 1937. Ogni sezione è introdotta da una doppia pagina, sempre a firma di Gayford, che entra specificamente nel merito della produzione presa in esame. E così scorrono, suddivisi per decadi, gli Anni Quaranta (non il Freud più noto: Girl with Roses del 1947-48, ad esempio, ha una spiccata eco balthusiana), i Cinquanta (ed ecco apparire pian piano lo “stile” freudiano più celebre, ad esempio nel minuzioso olio su rame che ritrae Francis Bacon nel 1952), i Sessanta (con deliziosi acquerelli raramente visti, come Annie Reading del 1961), i Settanta (non solo ritratti: tutta da godere la prospettiva dall’alto in basso di Wasteground with Houses, Paddington del 1970-72).
La rigorosa scansione prosegue nel secondo volume, che riprende dagli Anni Ottanta (da osservare per ore lo sguardo monoculare di Reflection (Self-portrait) del 1981-82), i Novanta (con il piccolo abisso di Still-life with Book del 1992, in cui sul letto disfatto non giace un nudo ma un libro con due ritratti) e infine il Late Work (abituati ai suoi nudi obesi e distesi? C’è Freddy Standing del 2000 a sconfessare la convinzione).
In chiusura, il rigore teutonico della pubblicazione si conferma: lista dei lavori riprodotti, Cronologia scevra da fotografie, una bibliografia di appena una trentina di titoli.

Marco Enrico Giacomelli

Martin Gayford – Lucian Freud
Phaidon, Londra 2018
2 voll. in cofanetto, pagg. 616, € 475
https://uk.phaidon.com/discoverfreud/

Articolo pubblicato su Grandi Mostre #12

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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