L’Iran sia libero. Tutte le iniziative artistiche che si uniscono alla protesta

Cresce la radicale manifestazione di dissenso contro il regime iraniano scaturita dall'assassinio di Mahsa Amini, la 22enne trovata “colpevole” di aver indossato male il velo. Sono molti gli artisti che hanno espresso la propria vicinanza, da Badiucao a Zehra Doğan

Un velo indossato male può essere una condanna a morte se sei in Iran. Lo è stato per la 22enne curda Mahsa Amini, torturata dalla “polizia morale” di Teheran fino a entrare in coma, lo scorso 16 settembre, e poco dopo morire. È stata la goccia definitiva: tutti gli anni di vessazioni, di privazioni di diritti, di annullamento delle libertà più essenziali della persona sono venuti a galla, e iraniane e iraniani sono insorti contro il regime teocratico di Khamenei e della “stortura” dell’Islam e delle sue leggi da parte del suo governo. Capelli sciolti e tagliati in pubblico, hijab bruciati e palazzi statali vandalizzati sono stati accompagnati da richieste di libertà, di crescita e di ascolto che hanno avuto rapida eco in tutto il mondo. La reazione, tuttavia, è stata virulenta: oltre alla soppressione della comunicazione e la chiusura dei social, si contano a decine i morti, centinaia gli arresti, le esecuzioni sommarie attuate dagli agenti di polizia iraniani per strada e nelle centrali (tutto ben documentato anche grazie ai social, TikTok in primis). A dare manforte ai persiani oppressi e uccisi, è arrivato lo schieramento degli artisti, che come allo scoppiare della guerra in Ucraina hanno espresso con forza la propria vicinanza alle vittime della violenza.

Giulia Giaume

ZEHRA DOGAN E L’AMBASCIATA IRANIANA A BERLINO

Forte la protesta di Zehra Doğan fuori dall’ambasciata iraniana a Berlino: il 26 settembre l’artista e giornalista curda in esilio ha imbrattato le ringhiere esterne dell’ambasciata con una miscela composta da henné, capelli e sangue mestruale. “Questa [azione] doveva sostenere la resistenza delle donne iraniane“, ha commentato un suo portavoce. In un video pubblicato su Twitter, si vede Doğan – rilasciata da una prigione turca all’inizio del 2019 dopo aver scontato 25 mesi per “propaganda terroristica” – camminare verso l’ambasciata e imbrattarne la ringhiera, per poi essere scortata via da due agenti di polizia (ed essere rilasciata di lì a breve). Secco e diretto il messaggio sui social: “Berlino, [ambasciata iraniana]. Siamo davanti a loro con ciò che maledicono; sangue mestruale, henné e capelli. Non siamo soli, siamo ovunque”.

LA PROTESTA DELLO STREET ARTIST JR

Non sorprende di trovare, tra i grandi nomi dell’arte, lo street artist francese JR, che già aveva espresso il suo supporto al popolo ucraino, al momento dell’invasione, con un’opera poi diventata una copertina di Time Magazine. Sui suoi canali social l’artista ha ricordato come oltre dieci anni fa, nel 2009, avesse realizzato il progetto Women Are Heroes andando in diversi Paesi del mondo per “incontrare donne coraggiose e far viaggiare le loro storie”. Ora, in supporto alla lotta del popolo iraniano e delle donne in particolare, ha condiviso l’immagine di Edith Dekyndt di una bandiera fatta con i capelli tagliati, che “la dice lunga sul coraggio, la creatività e la determinazione delle donne iraniane. Con un pensiero speciale per #MashaAmini e tutte quelle donne che hanno dato la vita per difendere la propria libertà…”.

IL CONTRIBUTO DI MARJANE SATRAPI TRA ILLUSTRAZIONI E INTERVISTE

Marjane Satrapi per l'Iran

Marjane Satrapi per l’Iran

L’autrice, sceneggiatrice e regista persiana naturalizzata francese Marjane Satrapi – autrice del cult del fumetto Persepolis – ha realizzato un’illustrazione per le donne iraniane, oltre a rilasciare un’intervista alla PBS in cui difende le istanze della nuova generazione di iraniani, che rifiuta la società patriarcale e chiede un “cambiamento di sistema e regime“.

IL CONTRIBUTO DELL’ARTISTA BADIUCAO ALLA PROTESTA IRANIANA

Nessuna sorpresa che si sia unito alle voci in supporto dell’Iran anche per l’artista cinese “dissidente” Badiucao, che tanto aveva fatto parlare di sé in Italia in occasione della sua esposizione a Brescia, osteggiata dal Partito Comunista Cinese. Con il suo solito piglio ironico e dissacrante, Badiucao ha commentato la protesta popolare con una vignetta che vede una donna iraniana a capo scoperto “sventolare” l’ayatollah Khamenei.

SHIRIN NESHAT SUI PIÚ GRANDI SCHERMI DEL MONDO

Shirin Neshat Woman Life Freedom credits Circa

Shirin Neshat Woman Life Freedom credits Circa

Anche l’artista iraniana residente a New York Shirin Neshat si è unita alle proteste contro l’aggravarsi della soppressione dei diritti umani in Iran. Con il progetto Woman Life Freedom, commissionato dal Cultural Institute of Radical Contemporary Art (CIRCA), una grande, nuova opera digitale viene trasmessa alle 20:22 su due dei più grandi schermi del mondo – Piccadilly Lights a Londra e Pendry West Hollywood, a Los Angeles, dal 1 al 4 ottobre. L’opera, ha dichiarato la stessa artista, vuole contribuire a creare “significato e speranza in mezzo al caos e all’ingiustizia politica“.

GLI ILLUSTRATORI E GLI ARTISTI COMMENTANO LE PROTESTE IRANIANE SUI SOCIAL

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Un post condiviso da Petra Lilley (@petra.lilley)

Gli illustratori e artisti Benjamin Chaud, Petra Lilley, Raquel Freire, Chachouta e Lediesis, hanno portato poi su Instagram e Facebook una serie di opere che omaggiano la forza e la fierezza delle donne iraniane, che si vedono qui sventolare bandiere che ne reclamano la libertà e tagliarsi i capelli in sprezzo alle regole della polizia morale.

IN SUPPORTO DELLE PROTESTE IRANIANE ANCHE I MUSEI ITALIANI

Le proteste in Iran Courtesy Triennale Milano

Le proteste in Iran Courtesy Triennale Milano

Non hanno mancato di esprimere la propria vicinanza anche i musei: Triennale Milano ha lanciato un’iniziativa di “pacifica protesta contro gli omicidi e le violenze che stanno avvenendo in Iran”: dal 28 settembre sarà possibile lasciare una ciocca dei propri capelli, legata con un filo di corda, in un apposito contenitore nell’atrio del Palazzo dell’Arte: le ciocche verranno consegnate al Consolato Generale della Repubblica Islamica dell’Iran. Alla manifestazione si è aggiunto anche il MAXXI Museo Nazionale delle arti del XX secolo, la cui presidente di fondazione Giovanna Melandri ha ricordato come questo sia “un piccolo gesto altamente simbolico nel nome di Mahsa Amini e Hadis Najafi”, ricordando la seconda vittima diventata simbolo dei cortei, una ventenne colpita da sei proiettili mentre manifestava.

LE ORGANIZZAZIONI E LE GALLERIE CONTRO LA SOPPRESSIONE DEI DIRITTI IN IRAN

Si sono mosse in supporto del popolo persiano anche le gallerie, come Next Street Gallery, e le associazioni no profit, come Art of Change 21: mentre la prima ha dichiarato sui social di “mandare amore e sostegno al popolo iraniano. Si tratta di libertà e diritti civili. Si tratta di avere la scelta. Si tratta di libertà di espressione per le donne”, la seconda ha condiviso pubblicamente “la maschera creata dall’artista francese iraniana Hanieh Delecroix, che è un grande membro del nostro progetto Maskbook e che sostiene fortemente l’attuale lotta per i diritti delle donne”.

Articolo aggiornato il 4 ottobre 2022.

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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