Tesori impressionisti. Dalla Danimarca alla Svizzera

Fondation Pierre Gianadda, Martigny ‒ fino al 16 giugno 2019. La collezione d’arte impressionista dei coniugi danesi Wilhelm e Henny Hansen, conservata presso il museo di Ordrupgaard, è temporaneamente in mostra nella fondazione svizzera.

La mostra Tesori impressionisti alla Fondation Pierre Gianadda di Martigny, in Svizzera, riunisce capolavori provenienti dalla collezione dei coniugi danesi Wilhelm e Henny Hansen, grandi estimatori dell’arte francese, conservata nel museo di Ordrupgaard (Copenhagen). Aperto al pubblico nel 1953, il museo è stato ampliato da Zaha Hadid nel 2014.
Alla Fondation Gianadda, che ha festeggiato nel 2018 i suoi quarant’anni di attività, sono visibili circa sessanta capolavori di maestri della scuola di Barbizon, impressionisti e post-impressionisti.
Gli otto dipinti di Corot, posteriori al secondo viaggio in Italia (1834), segnano la piena maturità dell’artista. In Molino a vento, opera di piccolo formato in cui ogni tocco di pennello riveste un’importanza particolare, le atmosfere sono certamente pomeridiane, vista l’ampia ombra che dal muro si staglia sul sentiero.
Courbet è presente con Caccia al capriolo: oltre al significato venatorio, la lotta tra uomo e animale incarna la protesta sociale. Dopo la Comune di Parigi (1871), Courbet fu all’origine della demolizione della colonna di Place Vendôme, sormontata dalla statua di Napoleone. Imprigionato e obbligato a risarcire i danni, fuggì in Svizzera, dove morì nel 1877.
Tra i capolavori impressionisti, sei tele di Pissarro (da notare Angolo di giardino a Eragny, la casa dell’artista) illustrano magistralmente i periodi salienti della sua ricerca.
Un altro corpus importante è dedicato a Sisley, autore di paesaggi luminosi specialmente nei dintorni di Louveciennes, Marly-le-Roi e Moret-sur-Loing.

Paul Gauguin, Vendemmia, miserie umane, 1888

Paul Gauguin, Vendemmia, miserie umane, 1888

DA MONET A GAUGUIN

Tra le opere di Monet, particolare menzione merita La radura di Chailly nella foresta di Fontainebleau, cittadina ove egli visse dall’aprile all’ottobre 1865.
Memore del Déjeuner sur l’herbe di Manet, che provocò grande scandalo al Salon des Refusés del 1863, obiettivo di Monet era dipingere una scena di pic-nic di grande formato, mai terminata: quest’opera ne illustra uno sfondo, pronto ad accogliere i personaggi.
Di Manet è un delicato Cesto di pere, eseguito nel corso dell’ultima estate di vita. Wilhelm Hansen lo mostrava agli amici a fine pasto, dicendo che era il miglior dessert della casa.
Nella sezione dedicata ai ritratti, da notare quelli di Renoir, che negli Anni Settanta dell’Ottocento fu il ritrattista preferito della buona borghesia parigina. Tra le pittrici, Berthe Morisot (cognata di Manet) ed Eva Gonzales, nata a Parigi in una famiglia monegasca d’origine spagnola.
Splendide le otto opere di Gauguin, che Hansen comprò dalla moglie danese del pittore: tre risalgono al 1888, testimonianza della ricerca di un paradiso perduto, cercato inizialmente in terra bretone. Affascinato dalle festività locali (mix tra paganesimo e cristianesimo), Gauguin abbandona la prospettiva e dipinge paesaggi di natura misteriosa, primitiva e intatta.  Le donne, dagli abiti e acconciature tradizionali, appaiono sia nelle opere di Pont-Aven (Gli alberi blu) che in quelle di Arles (Vendemmia, miserie umane).
Il 1888 è un anno cruciale. Dopo il soggiorno a Pont-Aven (sarà riconosciuto quale capofila dell’omonima scuola) a ottobre arriva in Provenza, dove lavora due mesi a contatto con van Gogh.

Maria Sensi

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati