Impressionisti in viaggio. Dalla Danimarca a Padova

Non solo una delle tante mostre itineranti che approfittano della chiusura temporanea di un museo per allestire eventi di rilievo: “Gauguin e gli Impressionisti” è soprattutto il racconto di un personaggio straordinario che tra 1916 e 1918 riuscì a raccogliere “la migliore collezione impressionista del mondo”, secondo una fonte dell'epoca. Collezione che, dopo complesse vicissitudini, ora fa tappa a Padova.

Tutto cominciò con Wilhelm Hansen, un uomo dalle modeste origini borghesi che seppe diventare appassionato d’arte e, grazie ad acquisizioni oculate, riuscì a dare vita a una collezione di autentici capolavori impressionisti, con incursioni tra le generazioni che precedettero e che seguirono il fortunato movimento francese. La sua è la storia di un imprenditore illuminato, di un idealista e filantropo impegnato in prima persona per rendere il mondo migliore – lo dimostra ad esempio il sostegno dato allo sviluppo di una nuova lingua mondiale, il volapük – anche mediante la creazione della prima compagnia di assicurazioni sulla vita destinata alla classe media, impresa commerciale che ottenne uno straordinario successo, consentendo ad Hansen di arricchirsi e di recarsi spesso per lavoro a Parigi, dove ebbe modo di frequentare i Salon e le mostre degli impressionisti. Di quei pittori, in Danimarca, non esistevano ancora raccolte, e Hansen si rese conto non solo della qualità artistica delle opere di Manet, Monet, Cézanne, ma intuì anche che il valore economico di quei dipinti sarebbe enormemente cresciuto nel giro di pochi anni. Passione e buon fiuto per gli affari lo spinsero allora a dare avvio a una sorprendente campagna di acquisti che, tra il 1916 e il 1918 – in piena guerra mondiale! – gli consentì di raccogliere un’enorme quantità di opere, selezionando per sé solo i migliori capolavori. Per l’ambiziosa operazione Hansen costituì infatti un consorzio di conoscenti facoltosi che, insieme, potevano permettersi di comprare intere collezioni o lotti di dipinti, mentre per non fare scelte errate si affidò a eccellenti consulenti, e in particolare a Théodore Duret, amico di Manet e sostenitore degli artisti francesi.

Paul Gauguin, Ritratto di giovane donna, Vaïte (Jeanne) Goupil, 1896. Ordrupgaard, Copenhagen. Courtesy Palazzo Zabarella

Paul Gauguin, Ritratto di giovane donna, Vaïte (Jeanne) Goupil, 1896. Ordrupgaard, Copenhagen. Courtesy Palazzo Zabarella

ORDRUPGAARD E IL TRACOLLO

Poco a nord di Copenaghen Wilhelm Hansen e la moglie Henny fecero costruire una splendida dimora destinandola sia ad abitazione sia a galleria per le opere acquistate, aprendola gratuitamente ogni lunedì a tutti coloro che desideravano ammirare i ben 156 dipinti francesi esposti. Promise addirittura di donare tutta la collezione allo Stato danese alla sua morte, ma, nel momento in cui tutto sembrava andare per il meglio, la Landmandbanken, uno dei maggiori istituti di credito dell’epoca, dichiarò bancarotta. Hansen, che aveva ottenuto ingenti prestiti dalla banca, fu costretto a saldare i suoi debiti in tempi ridottissimi e decise di recuperare la liquidità vendendo la collezione. Una scelta dolorosa, ma non definitiva: appianate le difficoltà e riprese le attività, riuscì negli anni successivi a ricomprare molte opere sia tra quelle messe in vendita sia tra altre proposte del mercato: nel 1931, dopo essersi impossessato di un pastello di Degas, Hansen dichiarò: “Adesso ho finito con gli acquisti”.

Camille Pissarro, Alberi di prugne in fiore a Éragny (la casa dell'artista), 1894. Ordrupgaard, Copenhagen © Ordrupgaard, Copenhagen. Photo Anders Sune Berg. Courtesy Palazzo Zabarella

Camille Pissarro, Alberi di prugne in fiore a Éragny (la casa dell’artista), 1894. Ordrupgaard, Copenhagen © Ordrupgaard, Copenhagen. Photo Anders Sune Berg. Courtesy Palazzo Zabarella

NON SOLO GAUGUIN

Ecco la storia, in breve: quella storia che di recente ha appassionato un uomo illuminato dei nostri tempi: Federico Bano. Nella “sua” dimora, la Fondazione omonima, Bano ospita e rende accessibile al pubblico una selezione di opere provenienti dalla Collezione Ordrupgaard. A Gauguin è dedicata una splendida sala al termine del percorso – ma il finale vero e proprio è un Cesto di pere di Manet che Hansen, al termine delle cene a casa sua, mostrava “come un altro dessert dopo il gelato”. Gli otto dipinti del pittore che trovò rifugio a Tahiti si collocano in un ampio arco cronologico e ne documentano la produzione fino ai primi del Novecento. Lungo il percorso, distribuiti in un allestimento che richiama l’atmosfera di una antica residenza privata, si incontrano tutti i nomi da manuale di storia dell’arte: da Ingres a Delacroix, da Corot a Courbet e poi Sisley, Monet, Pissarro, Renoir, quindi Degas, Cézanne, Manet: un eccellente compendio di pittura francese da scoprire attraverso opere poco note ma dall’indubbia qualità.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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