La performance al femminile di Alicia Framis. A Madrid

“Pabellón de genéro” è la risposta di Alicia Framis al movimento femminista #MeToo. A Madrid la performance artistica riflette sulla violenza e la discriminazione sessuale nella società odierna.

L’emblematico spazio architettonico della Sala Alcalá 31 ‒ dentro l’originale edificio progettato da Antonio Palacios negli Anni Quaranta per il Banco Mercantil e Industrial, a due passi da Puerta del Sol ‒ ospita l’interessante personale di Alicia Framis (Barcellona, 1967), artista spagnola che oggi vive e lavora ad Amsterdam. Alicia da tempo pratica un linguaggio che attraversa in maniera fluida la moda, il design e l’architettura, e molto spesso sconfina nell’ambito della performance, intesa come forma di attivismo politico e sociale, con il video come testimonianza diretta.
Curata da Margherita de Aizpuru (figlia della celebre gallerista spagnola, fondatrice della fiera ARCOmadrid), Pabellón de genéro riunisce per la prima volta lavori realizzati da Alicia Framis negli ultimi vent’anni, che visti insieme rivelano sottili connessioni oltre a una personale riflessione, non priva di un pizzico di amara ironia, sul ruolo sociale e professionale della donna nella società odierna. Lo spunto critico culmina nell’ultima performance dell’artista, presentata per la prima volta a Madrid e intitolata The walking ceiling: un gruppo di giovani clergy women camminano trasportando sul proprio capo una grossa lastra di cristallo; il metodo di coordinazione è lo stesso dei penitenti che portano a spalla le pesanti icone sacre della Semana Santa. Il tetto di cristallo allude al limite, troppo spesso purtroppo invalicabile per le donne, nell’ascesa sociale e professionale. Peccato solo che questa performance, come le altre quattro presentate in contemporanea a Madrid, sia stata limitata ai giorni di inaugurazione della mostra.

Alicia Framis, One night tent, 2002

Alicia Framis, One night tent, 2002

ARCHITETTURE CONCETTUALI E MODA

Il progetto espositivo è suddiviso nei due piani della bella sala, gestita dall’assessorato alla Cultura della Comunidad de Madrid. Al pian terreno ci sono i progetti legati all’architettura, pensati cioè per lo spazio e che corrispondono a diverse forme di vita o maniere di abitare il mondo. Tra queste, la poetica Figlie senza figlie, dedicata alle tante donne che hanno scelto di non procreare, con i loro dubbi e i loro interrogativi; o la divertente One night tent, la tendina canadese per una notte di sesso, con istruzioni incluse. Attualissima anche la proposta di Century 22 Real Estate, un’immobiliare immaginaria che offre soluzioni abitative per ogni tipo di coppia umana (e non), per riflettere sul fatto che non esistono più solo famiglie standard, ma multiple necessità di convivenza.
Al piano superiore, con vista diretta sulle sale sottostanti, sono esposti i progetti legati alla moda, come i prototipi di abiti per uomo con porta-bebè (Mamamen) o i capi della collezione Anti_Dog, realizzati in tessuto speciale, antiviolenza machista e anti-razzismo, utilizzati anche per performance dimostrative. Completano la mostra i video realizzati durante alcune di queste manifestazioni pacifiche di protesta a Madrid, Berlino e ad Amsterdam, in cui il corpo femminile è sempre presente e protagonista. Un inedito assoluto è il filmato della performance 8 giugno liberano le modelle, commissionata dalla casa di moda Loewe nel 2006, ma censurata perché l’artista mise a sfilare uomini nudi, anziché modelle, vestiti soltanto delle borse del noto marchio spagnolo.

Federica Lonati

Madrid // fino al 27 gennaio 2019
Alicia Framis
SALA ALCALÁ 31
Calle Alcalá 31
www.comunidad.madrid

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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