“Quando ho iniziato il mio percorso ero contro tutto”. Di certo, Georg Baselitz (classe 1938) ha sfidato la forza gravitazionale. Dal 1969 le sue figure capovolte ne hanno fatto uno dei pittori più riconoscibili e influenti degli ultimi sessant’anni. Tra le opere a testa in giù va annoverato il primo celebre ritratto di sua moglie Elke, ancora oggi al suo fianco. Dipingere sottosopra era per l’artista un handicap e pare volesse dimostrare a se stesso che aveva il talento per farlo. Per questo, “per non affliggere nessuno”, ha affermato l’artista, i primi dipinti sottosopra sono ritratti di amici, paesaggi e nature morte. Con i suoi quadri e le sculture monumentali, Baselitz ha “scavalcato” la categoria di brutto, declinandola in tormentata meraviglia e gigantismo reverenziale.
Ora la Fondazione Beyeler e il Kunstmuseum di Basilea celebrano il pittore e scultore tedesco ‒ che a ventitré anni adotta il nome d’arte Baselitz in onore del suo Paese natale ‒ in occasione dei suoi ottant’anni, con una vasta retrospettiva di dipinti, sculture (collocate anche all’esterno) e una selezione di opere su carta che ne ripercorrono l’intera carriera. A partire dai primi Anni Sessanta, con le sue figure “fatte a pezzi” e dai tratti nervosi, fino al 2017, con una serie di dipinti di media dimensione mai esposti al pubblico. L’ultima mostra monografica di Baselitz in Svizzera, ospitata dalla Kunsthaus di Zurigo, risale al 1990 e questa nuova retrospettiva, a cura di Martin Schwander, approderà all’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington quest’estate, e sarà la prima in Nord America dopo quella del 1995.
OPERE SU CARTA
Il Kunstmuseum di Basilea vanta una lunga amicizia con Baselitz che risale al 1970 quando Dieter Koepplin, a quel tempo direttore del Kupferstichkabinett, contribuì a sostenere l’artista allestendo la sua prima mostra di disegni. Alcune di quelle opere sono entrate, sin da subito, a far parte della collezione, ampliata negli Anni Ottanta e arricchita grazie alla generosità di Baselitz che ha donato numerosi lavori nel corso del tempo. Dei 152 disegni, grafiche e acquerelli ne sono in mostra circa 88, tutti provenienti dal Dipartimento di stampe e disegni del Kunstmuseum.
È da questa mostra, a cura di Anita Haldemann, e da questa sede, che suggeriamo di cominciare la visita. Esposti nella nuova ala del museo (Neubau), i disegni e gli acquerelli ci permettono di entrare gradualmente nel “processo” creativo dell’artista con i segni marcati che convivono con superfici più fluide, indeterminate. Purtroppo la diffusa luce ambulatoriale dà alle sale un’atmosfera quasi spettrale e piatta. Per questo si è forzati ad avvicinarsi molto a ogni singola opera per coglierne dettagli, sfumature e potenza espressiva. Nella prima sala è stata inoltre collocata una grande scultura, non necessaria e fuori contesto. Come non necessaria, ridondante e fuorviante è la data della nascita dell’artista riportata su ogni singola didascalia.
DIPINTI E SCULTURE
Si respira tutt’altra atmosfera alla Fondazione Beyeler che, grazie alla sua struttura architettonica e alla sua luce potente, permette di fruire e apprezzare le opere in tutta la loro complessità, formale e concettuale. La mostra raccoglie 12 sculture e 90 quadri ‒ che l’artista da sempre dipinge sul pavimento ‒ realizzati dal 1959 al 2017. Qui l’allestimento è calibrato, segue un percorso strettamente cronologico, sviluppato in maniera classica. Solo le monumentali sculture nelle sale spezzano la linearità del display. La figurazione di Baselitz è, solo apparentemente, realistica perché i contorni si confondono, lacerati dalla potenza espressionista della pittura, mai sopita, e i lineamenti delle giganti sculture in legno scolpito e dipinto ‒ il suo modello sembra essere quasi sempre lui stesso ‒ o le teste policrome ci rimandano alle statue monolitiche dei Moai.
Protagonista indiscussa rimane la pittura, nella sua potenza sensuale, materica e nella straordinaria combinazione di colori (i gialli, i rossi, i blu, gli arancioni, i rosa). Una pittura che va dritta nella pancia, prima di colpire gli occhi. “Sono estremamente pauroso perché non mi sono mai sentito sicuro. L’insicurezza e la paura di fallire sono un problema quotidiano”, ha affermato l’artista, svelando inoltre di essere spesso depresso. C’è, infatti, qualcosa di sinistro, di non finito, di tenebroso, di depresso, appunto, in quelle figure imperfette. L’ironia dimora da altre parti. La mostra si chiude con un’intera sala di opere create lo scorso anno. Lavori di media dimensione che hanno anestetizzato la forza dirompente che ha sempre caratterizzato Baselitz. Le figure sono “appannate”, sfuocate, sembrano liquefarsi, sprofondare nei fondali marini o scomparire in un cielo post atomico. È distopia pura. Oppure, come ha scritto l’artista con una poetica semplicità: “C’è una nuova tecnica pittorica; lasciare le cose svanire nella nebbia”. Forse i ricordi cominciano a essere lontani e flebili, e la realtà non più tanto interessante da darle attenzione.
Il 16 febbraio alle ore 18.30 la Fondazione Beyeler ospiterà un talk con l’artista, tenuto dal curatore Martin Schwander. Un’occasione piuttosto rara di ascoltare l’artista tedesco parlare della sua opera.
‒ Daniele Perra
Riehen// fino al 29 aprile 2018
Georg Baselitz
FONDAZIONE BEYELER
Baselstrasse 101
www.fondationbeyeler.chBasilea // fino al 29 aprile 2018
Georg Baselitz. Werke auf papier
KUNSTMUSEUM BASEL
St. Alban-Graben 8
www.kunstmuseumbasel.ch
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