L’aspetto irrisolto dell’identità. Qiu Zhijie a Ginevra

Gli spazi del Centre d’Art Contemporain di Ginevra ospitano una retrospettiva di centoventi lavori dell’artista e teorico cinese, assegnando loro un nuovo ordine, un nuovo registro rispetto al Van Abbemuseum. Journeys without Arrivals riconnette serie fotografiche come “Tattoo” e “Rainbow” con la videoinstallazione “Object”, con lo slideshow di “Long March” arrivando al progetto “–Isms at the End of The World”.

Qiu Zhijie (Zhengzhou, 1969), dopo essersi diplomato in incisione all’Accademia di Belle Arti di Zhejiang nel 1992, ha iniziato, assieme a un gruppo ristretto di artisti, a riscrivere, quasi letteralmente, la scena dell’arte contemporanea cinese. Attualmente è professore all’Accademia d’Arte Cinese e presso il Dipartimento di Arte Sperimentale dell’Accademia di Belle Arti Centrale ed è uno fra i teorici più attenti alla crescita e al supporto delle nuove generazioni di artisti contemporanei cinesi. Fino al 14 gennaio, la sua più estesa retrospettiva europea, dal titolo Journey without Arrivals, si dispone al Centre d’Art Contemporain di Ginevra, seguendo venticinque anni di intuizioni, evoluzioni e progetti.
La retrospettiva occupa quattro piani interi – includendo persino le scale di collegamento ‒dell’edificio di Rue des Vieux-Grenadiers, allestiti come una sorta di campionatura interiore, di allegoria a-geografica di un quartiere cittadino cinese. Trasposizione fisica e viscerale della geopolitica risvoltata, che Qiu Zhijie adotta dando voce a una lotta costante nella reinterpretazione della propria poetica di resistenza, confine del tempo nella transitorietà.

Qiu Zhijie. Journeys without Arrivals. Exhibition view at Centre d’Art Contemporain, Ginevra 2017. Photo Annik Wetter

Qiu Zhijie. Journeys without Arrivals. Exhibition view at Centre d’Art Contemporain, Ginevra 2017. Photo Annik Wetter

LA MOSTRA E LE OPERE

La densità dei lavori presentati mette in luce, secondo ritmi serrati, l’inafferrabile varietà espressiva dell’artista cinese e la sua padronanza del contesto culturale millenario, che si riversa nella contemporaneità come continuo fattore di censimento, attivismo e riscoperta.  Passando attraverso la calligrafia, la performance, la propria attività di curatore, di artigiano, di uomo di famiglia e di cartografo, la mostra prende avvio dal video e dai segni sovrapposti di Inverted Calligraphy (2000), dirompendo, sempre al terzo piano, nella simbiosi di ambienti continui. Pareti istoriate quali coperture sovrapposte, all’interno delle quali la tecnica del camouflage assicura a Qiu Zhijie la continuità, come nel caso di Black and White Zoo (2000), una nuova prova pittorica e una trasposizione della calligrafia, dall’impronta immaginifica. Sebbene le serie di Tattoo (1994) e Rainbow (1995) possano rappresentare i lavori fotografici maggiormente avvicinabili all’iconografia occidentale, l’allestimento organico della videoinstallazione Object (1996), posta proprio di fronte allo slideshow interattivo di Long March (2002), si apre generosamente al paesaggio emozionale dell’artista cinese. Che esplora, lungo la durata di un cerino acceso, i luoghi rabbuiati dei ricordi familiari. Ma il vero luogo di scambio e il cuore metodologico del lavoro recente di Qiu Zhijie è stato allestito al secondo piano, dove All Living Things series (2017) e Maps of Technological Ethics (2016) coreografano, a parete, un mondo di invenzioni e analogie che testimoniano l’esperienza della realtà come un viaggio che, non avendo più arrivi, si circonda di eterni ritorni.

Ginevra Bria

Ginevra // fino al 14 gennaio 2018
Qiu Zhijie. Journeys without Arrivals
CENTRE D’ART CONTEMPORAIN GENÈVE
Rue des Vieux-Grenadiers 10
www.centre.ch

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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