Tra immagine e bellezza. Parla Maurizio Donzelli

Quale finalità hanno le immagini? Che cos’è la bellezza? Quanto conta la percezione? Ecco cosa ne pensa l’artista Maurizio Donzelli, in un estratto di un’intervista realizzata da Daniele Capra e pubblicata nel catalogo della sua personale da Eduardo Secci Contemporary. Che sarà presentato questo fine settimana alla Libreria Brac di Firenze.

In quest’epoca post-postmoderna, viviamo intrappolati nella dicotomia rappresentazione/astrazione, che si manifesta nei poli figurazione/soggetto aniconico. È possibile sottrarsene?
Per entrare in relazione con le immagini bisogna abbandonare ogni individuazione che ci porta alla loro naturale riconoscibilità, all’evidenza spiccia. Bisogna intuire l’ebbrezza che le immagini ci suggeriscono, e ci vuole anche un certo grado di passività e di silenzio per entrare in relazione con esse.

Che funzione ha per te l’immagine?
È solo nell’immagine che giace il mistero più profondo, mentre il linguaggio ha un aspetto troppo razionale, che per forza di cose si produce in una condizione comunicativa, poiché ha una misura funzionale. L’immagine è debole quando viene rimpiazzata dal concetto; debolissima o pressoché inesistente quando appartiene alla comunicazione.
Non sono il solo a credere che, differentemente da quanto siamo abituati a pensare, la nostra non sia la società “delle immagini”, ma una società iconofobica, che non dà importanza al valore e al legame che l’immaginazione crea con il mondo, non ne considera l’aspetto creazionista.

Maurizio Donzelli, Mirror 4515, 2015

Maurizio Donzelli, Mirror 4515, 2015

Credi che gli artisti siano in parte responsabili di questa situazione?
Se da un lato ho visto degli artisti interessantissimi, dall’altro sono rimasto colpito dalla banalità e dal conformismo di molte opere d’arte, frequentemente celebrate come importanti e paradigmatiche da una comunicazione pervasiva, che, a forza di sostituirsi ai contenuti, ha finito con conquistarsi degli spazi importanti. Ma tutto sommato non ne sono così sorpreso, sono i sintomi delle profonde malattie che soggiacciono alla nostra società.
Le parole ‘immagine’, ‘immaginazione’, ‘immaginario’ sono termini che hanno perduto nel tempo la loro straordinaria forza. Sono vocaboli che abbiamo emarginato rispetto al letteralismo e all’arido realismo in cui siamo immersi quotidianamente, al veleno prodotto da letture distorte della realtà. Un veleno che ci viene propinato ogni giorno.

Questo suppongo sia uno degli effetti della manipolazione che subiamo da parte del sistema consumistico…
L’immaginazione non è più la nostra principale risorsa per costruire il mondo poiché la forza persuasiva delle immagini è finalizzata a un contatto letterale con gli oggetti e le cose. Questo contatto unidirezionale è tutto proteso alla rapina e allo sfruttamento di ciò che ci circonda: non c’è nessun principio relazionale. Così l’immaginazione, o se vuoi l’arte stessa, è frequentemente considerata come intrattenimento o, peggio, come una fuga, una forza centrifuga. Mentre, al contrario, dovremmo considerarla centrale, centripeta e costitutiva della realtà.

Maurizio Donzelli - Diramante - veduta della mostra presso Eduardo Secci Contemporary, Firenze 2015

Maurizio Donzelli – Diramante – veduta della mostra presso Eduardo Secci Contemporary, Firenze 2015

Al contrario, la tua pratica artistica è alimentata dal binomio percezione e bellezza. Ma non pensi che la ricerca della forma e dell’armonia che tu porti avanti possa rivelarsi una trappola? Una tendenza formalista?
Io cerco qualche cosa che non è soltanto in me, e di conseguenza può essere più o meno condiviso dallo sguardo di altri. A volte penso che addirittura qualcuno potrebbe comprenderlo ancor meglio di me. Avvertendo questa grande libertà, trascuro il problema del formalismo perché l’immagine-necessaria ha una propria volontà di esistere.
D’altro canto, molte delle mie opere non sono conclusive, alludono sempre alla precedente e alla successiva: non possono essere colte in un punctum, poiché scivolano l’una dentro l’altra. Mi piace che suggeriscano e alludano alla variazione vegetale dove la costante del flusso ripetitivo è la componente essenziale.

Quali sono le questioni che le tue opere rivolgono all’osservatore? A cosa mirano?
Alla bellezza, alla meraviglia, alla percezione. Il cuore della sollecitazione è la bellezza, che è un vero e proprio tema tabù, depredato per scopi commerciali, ridicolizzato e marginalizzato, o narcotizzato dai principi nozionistici dell’estetica che studiamo a scuola. La sensibilità alla bellezza non è nel soggettivismo sotteso al de gustibus non disputandum est e neppure nell’area in cui mi potrei meglio collocare, quella del formalismo concettuale, con la presunta oggettività della proporzione, del canone, della Gestalt e di tutto il resto.

Maurizio Donzelli, Mirror 1915 e 2015, 2015

Maurizio Donzelli, Mirror 1915 e 2015, 2015

Che cos’è allora? Una terapia che avviene attraverso la percezione retinica?
La bellezza è nel piacere, è nell’immediatezza: per questo è anzitutto decorazione, superficie, e soprattutto ornamento. La bellezza è al centro del mondo vivente, è il brivido della pura esibizione, e dovrebbe esser colta e percepita senza intermediazioni simboliche o concettuali, che, come ci ha insegnato Wittgenstein, spesso ricadono all’interno dei meccanismi del linguaggio.
Il suo enigma ci può rivelare la nostra condizione di esseri viventi, perché la bellezza non sta nella luce della cosa osservata, ma nella nostra capacità di coglierla, anche dove apparentemente non dovrebbe stare. La sua destinazione più profonda e lontana ci conduce nei territori del sacro, o, come direbbero Hillman, Ficino e Botticelli, nello svelamento e nella nudità di Afrodite che sorge dalla schiuma del mare.

Daniele Capra

Firenze // 15 gennaio 2016 ore 18
Maurizio Donzelli – Diramante
presentazione del catalogo e talk con Maurizio Donzelli, Pietro Gaglianò, Daniele Capra
LIBRERIA BRAC
Via dei Vagellai 18r
[email protected]
[email protected]
www.libreriabrac.net
www.eduardosecci.com

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/50972/maurizio-donzelli-diramante/

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Daniele Capra

Daniele Capra

Daniele Capra (1976) è curatore indipendente e militante, e giornalista. Ha curato oltre cento mostre in Italia, Francia, Repubblica Ceca, Belgio, Austria, Croazia, Albania, Germania e Israele. Ha collaborato con istituzioni quali Villa Manin a Codroipo, Reggia di Caserta, CAMeC…

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