Damien Hirst il macellaio? Ad Arezzo non lo vogliamo

Le associazioni animaliste si scagliano contro la presenza di Damien Hirst a “Icastica 2014”. L'assessore alla cultura e al turismo di Arezzo, Pasquale Giuseppe Macrì, e il direttore artistico della rassegna, Fabio Migliorati, da parte loro illustrano la necessità di ripristinare i rapporti tra opera e fruitore. Nell'intesa dell'arte come azione civica, identitaria e progressista.

Dal 14 giugno si svolgerà ad Arezzo Icastica 2014, manifestazione artistica multisede di valenza internazionale, che tratterà tematiche di estetica universale attraverso opere d’arte visiva, spettacoli di danza e teatro, design, poesia, giornate studio, architettura.
Tra le opere ospitate in queste seconda edizione sarà presente una delle celebri pecore in formaldeide dell’ex Young British Artist Damien Hirst. Fin da subito, la sua partecipazione ha scatenato la rabbia e indignazione di numerose associazioni animaliste – OIPA, LAV, EMPA e LEAL – che, attraverso una raccolta formale di firme, hanno contestato al Comune di Arezzo l’etica artistica di Hirst, colpevole di aver impiegato e dissacrato all’interno di performance e installazioni alcune varietà di animali come pecore, mucche, maiali, zebre, lepidotteri e squali.
Di contro, esiste anche una percentuale di sostenitori che, attraverso la pagina Facebook Vogliamo Damien Hirst ad Arezzo, reclamano il diritto dell’artista alla libertà espressiva, partendo dal presupposto che l’arte sia un dispositivo flessibile e connesso all’evoluzione dei tempi, delle menti e dei luoghi, e non più limitatamente collegata all’ideale di bellezza classica e universale.

Damien Hirst

Damien Hirst

L’assessore alla cultura e al turismo di Arezzo, Pasquale Giuseppe Macrì, ha commentato la priorità di Icastica: “Dare un contributo alla prosecuzione ed evoluzione dell’opera d’arte quale condensato di pensiero e di senso. Nel convincimento che l’arte configuri una diade con ciascun osservatore, creando rapporti e tensioni non suscettibili di limiti e limitazioni. Nelle epoche in cui l’arte ha goduto di forte consenso sociale – l’Atene di Pericle e la Firenze rinascimentale – le chiese, i palazzi, le statue si ponevano in relazione continua col fruitore, stimolando quelle dialettiche che sarebbero divenute radici e principi di intere identità. Icastica s’impone di ripristinare questi imprescindibili rapporti tra opera e fruitore, nell’intesa dell’arte come azione civica, identitaria e progressista”. E conclude: “Hirst innesca una riflessione anche sulla morte: la morte degli animali come quella dell’uomo congelata nei calchi delle figure pompeiane. Fermare la morte non è istigare alla morte”.
Il direttore artistico della manifestazione, Fabio Migliorati, ha aggiunto: “Icastica deve essere considerata una voce nuova, capace di pervadere di senso le opere del passato – presentate, osservate, considerate sotto una nuova luce di autonomia espressiva abbagliante – malgrado il peso delle culture, delle epoche e delle latitudini. Icastica è un coacervo di eventi senza limiti di definizione, dove ogni specifica disciplina, è intimamente connessa per esprimere i problemi e le potenziali soluzioni del mondo del pensiero contemporaneo”.

Pecore in formaldeide firmate Damien Hirst

Pecore in formaldeide firmate Damien Hirst

Damien Hirst, con i “suoi” animali cristallizzati nella formaldeide, afferma l’idea di bloccare e perpetuare all’infinito il procedimento naturale di decadimento e morte, deificando un momento cruciale del processo degenerativo e impedendo il rituale disfacimento (almeno in teoria, vista la fine che stanno facendo i suoi squali…). Osservare una carcassa integra e non ancora decompostaè psicologicamente differente allo stato di morte associato alla putrefazione della carne, la scomparsa del corpo, l’assenza del vivente. Le opere di Hirst generano inquietudine, sensazione di macabro, orrido e disgusto, elevando l’opera artistica alla funzione di  trasmettere un forte impatto emozionale. Azioni che sottolineano il destino ineluttabile dei viventi, incapaci di concepire seriamente la morte.

Diletta Pellegrini

http://www.icastica.it/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Diletta Pellegrini

Diletta Pellegrini

Sono laureata dal 2005 in Conservazione dei Beni Culturali all'Università degli Studi di Siena. Dopo aver svolto vari incarichi non attinenti al profilo culturale, mi sono trasferita a Milano, dove ho conseguito una seconda laurea specialistica nel 2013 in Arti…

Scopri di più