Negli ultimi anni, vedere gente tatuata è diventata una cosa normale. Grazie oppure a causa di tv, giornali, cinema e internet, da fenomeno underground e di risposta antisociale il tatuaggio è diventato parte integrante della moda e del costume quasi ovunque.
In Tattoo Nation, diretto da Eric Schwartz e scritto da John Corry e Marco Jakubowicz, non si parla della storia millenaria del tatuaggio, bensì dello sviluppo del tatuaggio stile “chicano” in nero e grigio che dalla costa ovest degli Stati Uniti, e più in specifico dalla California del Sud, a partire dagli Anni Settanta ha cominciato a espandersi a macchia d’olio, influenzando il modo di tatuare di mezzo mondo.
Il tutto inizia però una decina di anni prima, dalla “Pachuco Cross”, il segno distintivo per le bande di strada dei messicani americani di Texas e Southern California. Negli Anni Sessanta i marinai si facevano tatuare dai pochi studi del tempo piccoli soggetti tradizionali a quattro colori e nelle prigioni, per passare il tempo, si disegnavano immagini religiose e ritratti delle persone care sulla carta da lettere e sui fazzoletti di cotone a penna o matita.
Il tatuaggio “chicano” è andato poi miscelandosi con quello di tradizione giapponese, introdotto negli Stati Uniti da Ed Hardy dopo i suoi numerosi soggiorni in Giappone, aggiungendo nuovi elementi, sfumature e in alcuni casi anche del colore. Negli ultimi trent’anni gli stili si sono mescolati ulteriormente a livello globale e molti tatuatori hanno cominciato a passare dal tatuaggio alla pittura e alla scultura senza alcuna difficoltà, affermandosi definitivamente come artisti.
Marco Annunziata