Istanbul. Alla ricerca della gallerie perdute

Tra minareti, bazar e gallerie d'arte, il caos di Istanbul è a dir poco travolgente. Scovare tutte le gallerie di Istanbul è un'impresa da "1000 e una notte". Le mappe delle mostre d’autunno da non mancare.

Istanbul è per antonomasia una tra le città più trafficate e caotiche del mondo, e l’arduo tentativo di trovarne le gallerie d’arte spesso sfocia in un’amara rassegnazione. È così che progetti come Tophane ArtWalk e Contemporary Art Map Istanbul diventano mezzi utili e indispensabili per una visita di Istanbul all’insegna dell’arte e della cultura.
Si tratta di due differenti ma parallele iniziative che, tra settembre e ottobre degli ultimi due anni, propongono in semplici mappe le più importanti gallerie dislocate tra i distretti di Beyoğlu, Tophane e Şişli. In alcune giornate di full immersion si può così scoprire il coinvolgente e vivace mondo dell’arte contemporanea turca, senza impazzire perdendosi nei meandri dell’irrequieta Istanbul.
Tra le migliori esposizioni c’è Reflecting on reflection alla Galleria Mana, una raffinata mostra, curata da Abaseh Mirvali, che presenta lavori di 16 artisti tra cui anche l’italiana Lara Favaretto con l’opera Digging. Al secondo piano la galleria diventa una sala cinematografica, con la proiezione di tre diversi film degli artisti Francis Alys e Mario Garcia Torres. Quest’ultimo ha presentato un documentario su Alighiero Boetti, Rirkrit Tiravanija e una serie di conversazioni autobiografiche tra lui e dodici celebri artisti del panorama internazionale (tra cui anche Maurizio Cattelan).

MG 9282 Istanbul. Alla ricerca della gallerie perdute

Lara Favaretto – Didding – Galleria Mana, Istanbul 2012

Intensa e al contempo ironica la mostra della Galleria Apel, Ani pacavra / Instant rag, curata da Nuran Terzioglu. In esposizione l’artista Emre Senan e la sua esperienza quale soldato arruolato nell’esercito turco. Le sue opere, cariche di colori e simbolismi, scuotono con energia la mente dello spettatore, palesando con sarcasmo pungente la sua propensione politica.
Anche i lavori di Jelle Clarisse dal Belgio sembrano osar dire qualcosa a proposito di Istanbul. Nella minuta Galleria Mars il timido artista procede imperterrito e laborioso nella creazione di ponti e strutture di cartone che collegano le mura dello spazio espositivo. Insieme alla sua opera sorge anche la vaga allusione all’imminente ponte che è in progettazione sul Corno d’Oro.
Per non dimenticare la “recente” apertura artistica dell’arte turca oltre la cultura islamica non vanno assolutamente disdegnati gli innumerevoli apporti pittorici. Si sono appena concluse le mostre alle gallerie Pg Art Gallery e Daire. Nella prima l’artista Reysi Kamhi ha realizzato delle tele raffiguranti semplici oggetti del suo vissuto quotidiano, mentre parallelamente la Galleria Daire presenta Hatice Karadağ e Gözde Başkent con un lavoro d’interpretazione personale della vita e degli scritti di Virginia Woolf.

Turk galleria Galerist Istanbul. Alla ricerca della gallerie perdute

Türk, veduta della mostra alla Galleria Galerist, Istanbul 2012

La composta esposizione Türk alla Galerist, invece, mantiene i ponti con il circostante clima orientale. Gavin Turk ha realizzato giganti “nazar boncuk” (occhi di Allah) che, collocati a tuttotondo negli spazi della galleria, sembrano catturare l’immaginazione dello spettatore. Nonostante la dinamicità e l’innovazione della nuova Istanbul, la mostra ricorda al visitatore la profonda e celata relazione tra la città e le tradizioni del passato.
Un simile approccio, a cavallo tra temi seri e riletture goliardiche degli artisti, l’ha avuto la mostra Revolution Revelation al centro d’arte Borusan. In un’esplosione di immagini e colori, gli artisti Mercan Dede e Carlito Dalceggio hanno introdotto una meditazione sul concetto di spiritualità, inteso come rivoluzione di sè stessi e del mondo, invitando lo spettatore a prender tempo e pensare.
Agli antipodi la sfuggente mostra della Galleria Arter, sull’Istiklal Caddesi. Başak Şenova, curatrice del padiglione Turco alla 53a Biennale di Venezia, presenta The Move con tre artisti: Adel Abidin, Rosa Barba e Runa Islam. La mostra sembra essere costituita da tre distinte personali, predisposte nei tre piani della galleria; ciò nonostante le esposizioni seguono un’elaborata logica spaziale e concettuale frutto di un lavoro incrociato tra gli artisti.

Giulia Grotto

galerimana.com
www.galleryapel.com
marsistanbul.net
www.pgartgallery.com
www.dairesanat.com
www.galerist.com.tr
www.artcenteristanbul.org
www.arter.org.tr

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Giulia Grotto

Giulia Grotto

Giulia Grotto è nata nel 1989 in provincia di Vicenza. Laureatasi in Arti Visive e dello Spettacolo allo IUAV di Venezia con una tesi sull'arte contemporanea turca, ancora deve intraprendere una vera carriera professionale. Con svariati interessi e molta curiosità…

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