A Milano imbrattate le opere di street art che celebravano le Olimpiadi del 2026

Le solite scritte idiote "ACAB" e "FUCK OLIMPICS" hanno vandalizzato un lavoro durato giorni dove erano stati impegnati 20 artisti. Ma il problema delle scritte vandaliche è ben più pervasivo

Il progetto si chiamava SCALOdARTS ed era un’opera d’arte urbana che celebrava a detta degli organizzatori i valori olimpici. Un’opera collettiva realizzata da 20 artisti per una superficie lineare di 200 metri lungo le cesate del cantiere dove si sta costruendo il Villaggio Olimpico di Milano per le Olimpiadi del 2026 nell’ex Scalo di Porta Romana. Il murales, realizzato dal collettivo Stradedarts, venne realizzato in tre giorni di lavoro a cavallo da settembre e ottobre 2023 da SteReal, Napal, Coquelicot, Dada, Luna, Mr. Pollo, Encs18, Frode, Kasy23, Nais, Refreshink, Tackle Zero, Wiz Art, Rancy, Octofly, Teatro, Impossibile, Ale Senso, Kiv e Robico.

Opere d’arte urbana distrutte allo Scalo Romana di Milano

Da qualche giorno l’opera è stata vandalizzata nottetempo dalle consuete bande di vigliacchi. Le scritte vandaliche hanno distrutto una significativa parte del progetto e gli organizzatori sono corsi ai ripari coprendo con un telo bianco il messaggio Fuck Olimpics di chi pensa che imbrattare e danneggiare sia un modo di essere anti-sistema. Non mancano anche scritte ingiuriose contro le forze dell’ordine. A differenza degli attivisti ambientali non stiamo parlando di interventi reversibili: si tratta di danneggiamenti permanenti, di lavori d’arte con un autore, una firma. Totalmente distrutti.

Per carità, quando si pongono opere d’arte o illustrazioni nello spazio pubblico bisogna mettere in conto questi e altri episodi, tuttavia la cosa dovrebbe far riflettere la città (e lo Stato) sul fenomeno del vandalismo nello spazio pubblico che – oltretutto con una recrudescenza post pandemica – contribuisce a umiliare strade, piazze, pareti di scuole, edifici monumentali e storici, case popolari. Gli pseudo-guerriglieri della notte purtroppo non hanno capito che sfregiare lo spazio pubblico è qualcosa che va a detrimento non certo del sistema che loro pretendono di combattere, ma semmai proprio delle classi più umili e fragili.

La meschinità e la prepotenza dei graffiti vandalici

Al di là delle noiose e tristi considerazioni borghesi secondo le quali gli scarabocchi sui muri sarebbero una forma di libera espressione, è abbastanza facile essere d’accordo sul fatto che nessuna forma di violenza, di prepotenza e di sopruso possa essere derubricata a esercizio della libertà. Perché qui non stiamo parlando di illegalità (quella in determinati contesti è comprensibile, legittima, perfino necessaria), no, qui stiamo parlando proprio di aggressività. Stiamo parlando del più forte contro il più debole. Stiamo parlando di autentiche angherie, sopraffazioni, vessazioni a nocumento di chi non può difendersi: nei quartieri dei ricchi i palazzi si puliscono, non importa, basta pagare; mentre nei quartieri popolari lo schifo resta per anni, si accumula, rende squallido e senza speranze il contesto degli spazi condivisi. C’è un crimine più meschino del non rispetto dello spazio pubblico?

Ciononostante Milano è in condizioni disgustose, non c’è una strada in cui l’occhio si possa riposare dalle scritte vandaliche che arrivano a ricoprire anche i monumenti come la Basilica di San Lorenzo Maggiore. E vale lo stesso per Roma, Napoli, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Palermo, Bari. Perfino per Venezia!
Come dite? Alcuni graffiti illegali sono autentiche opere d’arte? Verissimo. Ma se è per questo anche alcuni criminali incalliti sono degli autentici intellettuali sopraffini, ma ciò non toglie che debbano starsene in galera o comunque laddove non possono nuocere al prossimo. Ammesso che i graffitari con le loro tag siano dei grandissimi artisti (e non lo sono nel 99,99% dei casi), questo non è abbastanza per porli al di sopra della legge e delle regole condivise che una comunità si è data.

La lotta ai graffiti sul piano politico

In tutto ciò a livello politico siamo letteralmente in trappola. Da anni. I governi di sinistra non si occupano della questione perché a sinistra va di moda la tolleranza verso atteggiamenti odiosi e squallidi come questo. I governi di destra non si occupano della questione per non essere tacciati di essere troppo di destra. Oppure non se ne occupano per questioni di conflitti d’interesse, come quando la Lega bloccò un articolato provvedimento anti-graffiti di Forza Italia perché molti dei suoi attivisti erano sotto processo per le enormi scritte LEGA NORD che negli Anni Novanta apparivano in tutto il Settentrione sui cavalcavia stradali e avrebbero rischiato pene aumentate.

E le amministrazioni locali? Fanno davvero poco. Le misure attuate sono state intermittenti, ma in queste fattispecie non c’è nulla di più inefficace della non costanza. Peccato perché è garantito che ripulire gli imbrattamenti in maniera tempestiva e sistematica porta ad un arretrare significativo del problema. Una grande opera di ripulitura e mantenimento si poteva attuare, in tempi rapidi e senza laboriose progettualità e gare d’appalto, con le risorse del PNRR. Ma avrebbe significato identificare la questione come un problema serio e non una bazzecola da ragazzi come la politica tende a raccontarla.

Massimiliano Tonelli

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Massimiliano Tonelli

Massimiliano Tonelli

È laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Siena. Dal 1999 al 2011 è stato direttore della piattaforma editoriale cartacea e web Exibart. Direttore editoriale del Gambero Rosso dal 2012 al 2021. Ha moderato e preso parte come relatore a…

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