A Modena un viaggio a ritroso nella fotografia di Luigi Ghirri

Ha lasciato un solco indelebile nella storia della fotografia recente, mescolando quotidianità e poesia. A trent’anni dalla scomparsa, la Fondazione Modena Arti Visive celebra il lavoro del grande Luigi Ghirri

La Fondazione Modena Arti Visive rende omaggio a Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Roncocesi, 1992) con una mostra che ripercorre le tappe della sua storia artistica, approfondendo la carica innovativa che lo contraddistingueva.
Nato a Scandiano, Ghirri visse a Modena sin dall’adolescenza ed è questo il luogo dove sviluppò il suo percorso artistico e culturale. All’inizio degli Anni Settanta sente la necessità di ricercare nella fotografia uno strumento per restituire la quotidianità di ciò che lo circonda, mescolando consapevolezza e richiami all’infanzia. Fu proprio Ghirri ad affermare:
Penso che la fotografia sia una grande avventura del pensare e del vedere, un grande giocattolo magico che riesce a coniugare miracolosamente la nostra adulta consapevolezza con il fiabesco mondo dell’infanzia”.

Luigi Ghirri, Trani, 1982, C print, vintage. Collezione Galleria Civica, Fondo Franco Fontana, Comune di Modena FMAV. Fondazione Modena Arti Visive

Luigi Ghirri, Trani, 1982, C print, vintage. Collezione Galleria Civica, Fondo Franco Fontana, Comune di Modena FMAV. Fondazione Modena Arti Visive

LA MOSTRA SU GHIRRI A MODENA

L’esposizione conduce lo spettatore lungo un percorso cronologico, arrivando alle origini del lavoro del fotografo. La mostra si apre con scatti della seconda metà degli Anni Ottanta. In questo periodo Luigi Ghirri è uno dei maestri riconosciuti della fotografia italiana. Durante tutto il decennio si era attivato per creare a un legame tra chi ricorreva al mezzo fotografico per rappresentare il paesaggio. Il gruppo di fotografi in questione prende il nome di Scuola italiana di paesaggio. Nel 1989 pubblica due volumi legati tra loro, Paesaggio Italiano e Il profilo delle nuvole. Le fotografie della serie Il profilo delle nuvole raccontano luoghi familiari che, se visti con occhi diversi, possono assumere contorni lunari, grotteschi.
Nei primi Anni Ottanta Ghirri ottiene dal Ministero della Cultura francese l’incarico di fotografare la Reggia di Versailles, fornendo una veste contemporanea alle atmosfere dell’epoca. Beppe Sebaste scrive al riguardo: “Chiedersi che cosa sogna la gente, che cosa ricorda di ciò che vede vedendo Versailles, e che cosa di ogni altro luogo. Io credo che Luigi fosse in qualche modo toccato da un’urgenza simile quando fotografava i luoghi, qualunque luogo, rendendo visibile a noi stessi il nostro mondo nella visione di tutti, e questo tanto di più quanto cercava di perseguire la propria visione, personalissima.

LUIGI GHIRRI E LA FOTOGRAFIA

L’esposizione prosegue con le immagini realizzate nel 1984 per una pubblicazione in due volumi sull’Emilia-Romagna targata Touring Club Italiano. Ghirri, attraverso queste immagini, presenta la vera anima di ogni via, ogni scorcio, ogni angolo della città, dove nulla è insignificante. Le luci, le ombre, i colori, le architetture parlano di un luogo vivo, vissuto, senza fronzoli o abbellimenti forzati, ci troviamo davanti a una realtà che conosciamo e che amiamo proprio perché vera e mai banale. Tutto sembra essere al posto giusto, anche un muro scrostato dona all’immagine un senso di poesia, facendoci immaginare la storia che si cela dietro ogni crepa. Si susseguono poi le immagini del Cimitero nuovo San Cataldo di Modena, progettato da Aldo Rossi, commissionate dalla rivista Lotus International nel 1983, dove Ghirri mostra una nuova narrativa stilistica, un dialogo tra l’oggetto e l’ambiente, dove l’architettura si fonde con il sacro e lo spazio circostante fino a diventare tutt’uno. Un luogo di morte e dolore acquista nuova forma davanti all’obiettivo dell’artista.
Dopo i primi riconoscimenti internazionali, Ghirri espone Colazione sull’erba alla Galleria Civica di Modena, dove con Oscar Goldoni organizza un programma espositivo dedicato alla fotografia. La serie Colazione sull’erba, iniziata nel 1972 e conclusa nel 1974, presente in mostra, indaga l’uso del verde nelle periferie urbane e l’ambiguità tra il naturale e l’artificiale.
Arricchiscono la mostra libri e documenti d’archivio, alcuni dei quali mai esposti al pubblico.
Fotografo, saggista, critico, autore di copertine di numerosi album musicali ‒ dai CCCP ‒ Fedeli alla linea a Lucio Dalla ‒, Ghirri è riuscito nell’intento di lasciare una traccia indelebile del suo passaggio.

Giada Fanelli

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Giada Fanelli

Giada Fanelli

Giada Fanelli è nata a Lucca ma ha sempre vissuto a Empoli. Si è diplomata al Liceo Artistico ”Leon Battista Alberti” di Firenze e in seguito ha conseguito la laurea in interior design al Design Campus di Firenze. Ha seguito…

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