“Siamo a fianco dei giovani fotografi”. Parla la direttrice artistica del mitico brand Leica

In occasione del completo rinnovamento del flagship store Leica a Milano, a due passi dal Duomo, apre al pubblico una raccolta di scatti unica: i religiosi sportivi di Stefano Guindani. Ne abbiamo parlato con Karin Kaufmann

Uno spazio arioso, macchine fotografiche bene in vista e poste religiosamente dietro le teche come i gioielli che sono. Ma anche una stazione per le riparazioni, una vetrina per l’usato come nuovo e una sala espositiva dall’illuminazione impeccabile: il nuovo volto di Leica a Milano, cinquanta metri dal Duomo, ha il sapore di un investimento italiano. A riprova dell’interesse della casa madre in ciò che avviene qui, e come avviene, ci sono i Kaufannn: Andreas, Chairman della Supervisory Board alla Leica Camera AG (il nome interno della compagnia) e Karin, Art Director e Chief Representative di Leica Galleries International. È con lei che scambiamo due parole per capire cosa ci sia nel futuro di Leica per quanto riguarda la promozione e la protezione della fotografia di alto livello.

Leica, Leitz Park Wetzlar

Leica, Leitz Park Wetzlar

KARIN KAUFMANN, PARLA LA DIRETTRICE ARTISTICA E RESPONSABILE DELLE GALLERIE LEICA NEL MONDO

Sappiamo da dove veniamo. Ogni nostro passo, i premi e le gallerie, sono un modo per celebrare la nostra tradizione, senza dimenticarci dei giovani talenti”. Karin Kaufmann assume il suo ruolo di nume protettore e mecenate senza falsa modestia: “Nelle nostre 26 gallerie – che presto diventeranno 30, dal nuovo spazio di New York a quello a lungo desiderato di Parigi – ciò che ci interessa è la protezione e lo sviluppo della cultura fotografica nel mondo, e dare ai giovani che hanno bisogno di visibilità una piattaforma seria e ampia: con noi, che facciamo circa 5/6 mostre all’anno in ogni spazio, possono crescere”. Non che a monte non ci sia una colossale selezione: partecipando alla giuria di riconoscimenti prestigiosi come l’Oskar Barnack Award, il premio fotografico che più a lungo di ogni altro ha mantenuto lo stesso tema cioè il rapporto tra uomo e ambiente, dagli Headquarter di Wetzlar Kaufmann visiona migliaia di immagini, un flusso continuo che chi frequenta i social conosce bene (e teme). “C’è una differenza radicale tra gli scatti, cioè le stampe, e i dati: le fotografie online sono dati. Quando tieni in mano una stampa, la sua storia ti parla, puoi soffermartici e dedicargli tutta la tua attenzione”. Un processo un po’ eco-impegnativo, quello di stampare tutto, no? “A ottobre arriveranno delle sorprese”. È più uno spazio mentale, ciò di cui parla la direttrice artistica di Leica: “La nostra anima è analogica. Siamo l’unica compagnia che ancora ci crede, e le nostre vendite sono in crescita. Certo, è più difficile: mio figlio – ho tre figli -, quando ha provato la sua prima macchina analogica è venuto da me e mi ha detto che non si aspettava proprio quanto fosse difficile. È come uno strumento musicale! E ha le sue regole, a cui devi sottostare per forza. Fa pensare a quanto fossero bravi i maestri per fare quegli scatti, con questi strumenti”. Anche per celebrare questi sforzi resistono i Fame Award, dedicati a una vita nella fotografia.“È la nostra eredità: Cartier-Bresson ci ha cambiato la fotografia, con una Leica in mano”. Verrebbe da pensare che faccia pubblicità alle vendite: eppure Leica non dà un penny, solo i suoi spazi. “Una connessione che ci è costata, paradossalmente, quando ci siamo introdotti tanti anni fa nel circuito delle fiere e delle mostre, come Paris Photo. Quando arrivavamo ci dicevano che eravamo dei ‘brand ambassador’ e ci snobbavano. Poi però hanno visto cosa portavamo: e ora sono i musei a chiamarci”.

MENS SANA IN CORPORE SANO, LA MOSTRA DI STEFANO GUINDANI DA LEICA

Questa è la mia preferita”: Stefano Guindani (Cremona,1969) si ferma davanti a quello che si può comodamente definire uno scatto perfetto, un bianco e nero di un sacerdote che scia su per un pendio nevoso. Questa foto – che pare di Mario Giacomelli – apre con quel pizzico di ironia e divertimento (che poi tornano in tutti gli scatti) la sua personale Mens Sana in Corpore Sano. L’ormai celebre prete surfista, che grazie al suo equilibrio compositivo e cromatico (un incredibile blu!) è diventato virale su Instagram facendo del sacerdote una specie di piccola celebrità, è affiancato da un prete skateboarder – “Non ci saliva da vent’anni sulla tavola, ce l’ho riportato io” – ma anche da un gruppo di pallavolisti su sabbia, da un ex campione di arrampicata, stagliato contro il cielo bianco con la sua toga nera, e da una suora calciatrice, la sportiva da cui tutto è iniziato.“Un giorno di alcuni anni fa, a Leuca, ho visto delle suore giocare. Non avevo la macchina con me, e ci ho ripensato a lungo. Qualche tempo dopo, mentre facevo un servizio per Lamborghini e ho chiesto a delle suore di spostarsi dall’inquadratura, mi è ricapitata l’occasione: allora sono andato a Gubbio con mia moglie da un gruppetto di francescane, e c’era anche lei. È fortissima”, racconta Guindani. Poi un sacerdote che fa sci d’acqua con il collarino zuppo, uno che porta a braccio una canoa, altre calciatrici e ciclisti – uno scatto sembra un Cartier-Bresson, complici le geometrie perfette –, chi un quasi professionista, chi un ex carabiniere convertitosi. “L’unica cosa che manca è un prete con un fucile!”.

Giulia Giaume

https://leica-camera.com/it-IT

https://www.stefanoguindani.com/

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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