Una galleria d’arte di Carrara è stata trasformata nella casa d’infanzia dell’artista Anna Capolupo

Si entra in un ambiente domestico raccontato per stanze, si parte dall’intimità delle camere da letto, e si prosegue nel salotto, in cucina e nel bagno. L’artista ricrea i luoghi e le memorie della sua infanzia a Carrara

“Per gli spazi di Tiresia ho pensato di ricostruire idealmente la mia casa d’infanzia, questo processo è avvenuto iniziando a mettere insieme i ricordi. O meglio, come dice il titolo della mostra, “Piccola bugia”, ho messo insieme ciò che la mia memoria ha selezionato nel tempo creando una realtà probabilmente non oggettiva”. Introduce così Anna Capolupo (Lamezia Terme, 1983, vive a Firenze) il suo progetto Piccola Bugia, che intreccia, avviluppa e restituisce più piani semantici con la grazia e l’intensità del racconto autobiografico.

Il progetto di Anna Capolupo a Carrara

Già dalla grafica siamo invitati ed essere complici e vittime di una bugia: la grafica scelta per l’invito fa riferimento alle copertine di “Cioè”, rivista anni ’80 che ha segnato l’adolescenza dei Millenials. Il riferimento però è tutt’altro che diretto e niente dell’estetica postmoderna da rivista di gossip ha a che fare con l’eleganza formale dei lavori in mostra. Il legame è sottile, non subito evidente, ma diventa chiarissimo se si torna al titolo. Piccola bugia.
Non si entra in galleria. Si entra in un ambiente domestico raccontato per stanze, si parte dall’intimità delle camere da letto, e si prosegue nel salotto, in cucina e nel bagno. La casa d’infanzia è raccontata in quattro stanze che si moltiplicano attraverso riferimenti che intrecciano mistica, rito, religione, superstizione, ideali politici.

I ricordi di famiglia nel progetto di Anna Capolupo

Partendo dal disegno Anna ha iniziato a scavare nei ricordi di famiglia intrecciandoli con le precedenti ricerche sui simboli apotropaici ricorrenti nei pani che si realizzano in occasione delle feste sacre in molti luoghi del sud Italia e che sono iconograficamente legati a riferimenti storico artistici, dai pinakes greci agli ex voto, e si conservano nelle tradizioni popolari, nella panificazione e nella pasticceria.
Il disegno trova supporto narrativo nel colore, su tessuto, su tela, su carta, e nelle sculture in ceramica, realizzate da Anna Capolupo durante una recente residenza in Sicilia da Salemi Ceramic. Un tipo ceramica scelta volutamente per ricordare la texture della farina impastata e cotta, che prende il colore brunito del pane e dei biscotti, solo se cotta ad altissime temperature. Tutto ha una eloquenza prorompente e viene raccontato reinterpretando sogni reali dell’artista riletti attraverso il suo vissuto filtrato dalla mano capricciosa e apprensiva della memoria. I genitori e la sorella, il nonno paterno autoritario e quello materno socialista, gli zii cacciatori, sono metonimie per raccontare l’universo femminile e quello maschile, la caccia e la cucina, gli animali, il pane e i biscotti, i ruoli, il detto e soprattutto il non detto, il sogno, il desiderio, l’incubo e la rimozione.

La mostra Piccola Bugia di Anna Capolupo

Quanto sono grandi e quanto pesano le bugie in famiglia? Quanti silenzi sostituiscono la verità? Cosa inventiamo per ricostruire la realtà? La mostra è accattivante e vibrante nei colori, nei significati, nei rimandi culturali, le opere sono tutte finemente realizzate e funzionano perfettamente dentro la narrazione, ma ogni singolo pezzo ha una forza intrinseca che lo rende indipendente. Quello che strugge e ci si porta a casa, è lo sguardo innocente del bambino che si muove in un mondo adulto, spesso incapace di ospitare la sua purezza, un mondo che il bambino stesso trasforma attraverso il gioco e la memoria, che idealizza e che forse rappresenta quelle radici, qualunque esse siano, a cui ci si aggrappa.

La residenza artistica, il territorio e la galleria

Si entra nella bella Galleria Tiresia in Piazza Alberica a Carrara, gestita da una associazione di tre giovani donne con progetti di residenza d’artista.  Anna ha pensato la mostra proprio durante la sua residenza a Carrara. Fuori la grande piazza di marmo bianco incastonata tra le Alpi Apuane, le Cave di Marmo, il Monte D’Arme, la Via Carriona che collega le cave al mare fin dal tempo in cui i blocchi venivano trasportati da carri trainati da buoi, l’Accademia di Belle Arti ed il mare, in linea d’aria. Dentro un viaggio tra Calabria e Sicilia. La maga Circe che troneggia in cucina, davanti ad un pranzo fatto più di gesti che di parole, simbolo di una femminilità emancipata, ci riporta non intenzionalmente a Carrara, alle donne del 7 Luglio che nella vicina Piazza delle Erbe hanno fermato l’invasore da sole, con la sola forza delle loro braccia.

Federica Forti

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