Gli oggetti raccontano. Grande mostra di Nari Ward a Milano 

Sospensione e sovvertimento: queste le sensazioni che si provano visitando la mostra dell’artista giamaicano Nari Ward al Pirelli HangarBicocca, le cui installazioni riflettono sulla natura e la carica evocativa degli oggetti

La mostra a cura di Roberta Tenconi e Lucia Aspesi raccoglie per la prima volta una selezione di opere che indaga la ricerca dell’artista giamaicano Nari Ward (St. Andrew, 1963) dedicata alla performatività e a progetti incentrati sulla collaborazione. 
Le installazioni in mostra ripercorrono la pratica trentennale dell’artista con un focus specifico sul concetto di tempo.

Nari Ward, Carpet Angel, 1992. Veduta dell'installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. The Museum of Contemporary Art, Los Angeles. Courtesy l'artista e Pirelli HangarBicocca. Foto Agostino Osio
Nari Ward, Carpet Angel, 1992. Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. The Museum of Contemporary Art, Los Angeles. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca. Foto Agostino Osio

Nari Ward a Milano al Pirelli HangarBicocca 

Non è la prima volta che la città di Milano si misura con la pratica artistica di Nari Ward. Il pubblico più attento ricorderà Amazing Grace (1993): un’installazione commovente, esposta nel 2015 in occasione della collettiva La Grande Madre presso gli spazi di Palazzo Reale, realizzata con 280 passeggini dismessi e raccolti dall’artista per le strade di Harlem. 
E ancora Emergence pool (2022), un intervento sulla piscina del Centro Balneare Romano – presentata dalla Fondazione Trussardi – trasformata da migliaia di coperte termiche in una piattaforma dorata. 
A due anni di distanza, Ward torna a Milano, all’Hangar Bicocca, con un corpus di opere di grande formato realizzate con oggetti di recupero dal forte valore simbolico. 

Nari Ward, Ground Break, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio
Nari Ward, Ground Break, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

La mostra di Nari Ward a Pirelli HangarBicocca 

Vorrei che il pubblico sperimentasse uno spazio visivo ed emotivo che combina poesia, immaginazione e memoria e che esprima una volontà di essere, di dare forma, di cambiare”, afferma Ward. 
Attraverso un gioco di parole composto dai due termini inglesi (ground che può significare “suolo” o “base” e, break che può essere inteso come “pausa o “rottura”) il titolo della mostra anticipa quell’idea di sospensione e sovvertimento che l’artista intende trasmetterci. 
Se da un lato, infatti, il terreno concepito – in senso lato – come spazio di aggregazione e di comunità rimanda ad una sorta di comfort zone/un’area sicura per l’individuo, dall’altro il concetto di rottura fa sì che ognuno di noi sia portato ad abbandonare le proprie certezze per abbracciare una nuova visione del mondo. 

Nari Ward, Ground Break, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio
Nari Ward, Ground Break, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto Agostino Osio

Le installazioni e performance di Nari Ward a Milano 

Ground Break è anche il titolo dell’installazione che l’artista ha realizzato appositamente per questa mostra. L’opera omonima si definisce collaborativa. Si tratta di un enorme pavimento con un’estensione di 300 metri quadrati, realizzato con 4000 mattoni di cemento e rivestito da lastre di rame. Un pavimento che si trasforma in un palco riservato alla performance di musicisti e artisti che qui dialogano direttamente con le opere di  Ward raccontando le proprie storie e tradizioni attraverso l’uso di suoni e parole. Tale approccio multidisciplinare che prevede il coinvolgimento delle arti performative è testimoniato dall’inserimento di Groundings, un ricco calendario di azioni collaborative che fino al 7 luglio prenderanno vita all’interno dell’Hangar. 

L’importanza degli oggetti nella pratica artistica di Nari Ward  

La narrazione di Ward parte sempre dagli oggetti. Tappeti, molle di materassi, bottiglie imbottite di gommapiuma, barattoli di latta, bancali di legno, e lastre di plexiglass, sembrano seguire i passi di una coreografia, proiettando una storia condivisa che l’artista restituisce sapientemente accompagnando il visitatore in un viaggio mistico e riservato. Si tratta di elementi vicini alla nostra quotidianità che per mano dell’artista e, in questo contesto industriale, assumono una valenza tutta nuova. 
Il percorso espositivo concepito per l’Hangar, ricalca la struttura di un palcoscenico dove ogni elemento segue un preciso ritmo performativo favorendo la stratificazione di storie diverse. 
È proprio grazie alla ricerca di nuove interpretazioni degli oggetti che il pubblico viene invitato ad esplorare lo spazio affidandosi non solo alla vista ma anche all’udito e all’olfatto.  
In questa dimensione misteriosa Ward sviluppa una narrazione dai significati eterogenei con riferimenti sociali e richiami ai traumi storici passati e presenti.  

Margherita Bani 



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