Intervista a Nari Ward, l’artista che espone in una piscina di Milano

Prende le mosse dall’empatia la ricerca di Nari Ward, in mostra ai Bagni Romano di Milano per Fondazione Trussardi. Un luogo carico di storia, che accoglie la riflessione dell’artista giamaicano sulla necessità di tornare a prendersi cura degli altri

Si è aperta al Centro Balneare Romano di Milano Gilded Darkness, la mostra di Nari Ward (St. Andrew, 1963) curata da Massimiliano Gioni per la Fondazione Trussardi. Protagoniste del nuovo progetto opere inedite e realizzate per l’occasione, accanto a sculture, installazioni e interventi ambientali già celebri dell’artista di origini giamaicane e di stanza a Harlem, New York.
Attraverso l’impiego di materiali di scarto e oggetti quotidiani, il lavoro di Nari Ward ha sempre affondato le proprie radici nella centralità dei temi sociali e politici, dal razzismo alla diseguaglianza sociale, dalla povertà al consumismo, trasformando l’opera d’arte in uno spazio di incontro, di dialogo aperto alla molteplicità e alla diversità, di strumento di indagine e baluardo contro la revisione costante della verità.
Lo abbiamo intervistato per indagare la sua visione dell’arte e della cultura contemporanee come esperienze di senso da costruire in modo condiviso, a più voci, e a emergere è il concetto di empatia, la necessità di tornare a prendersi cura degli altri esseri umani.

Nari Ward e Beatrice Trussardi, photo Marco De Scalzi

Nari Ward e Beatrice Trussardi, photo Marco De Scalzi

INTERVISTA A NARI WARD

Le tue opere esposte al Centro Balneare Romano aprono a un dialogo su diversi temi che da sempre guidano la tua ricerca e che restano centrali per il nostro tempo. Cosa è davvero urgente per te oggi?
Come artista e come cittadino del mondo, quello che mi interessa e mi preoccupa di più è il modo in cui le persone hanno oggi accesso alle informazioni, al modo in cui le processano e processano la storia. I social media hanno conquistato posizioni dominanti con la promessa e l’idea di una diffusione e di un accesso democratico alle informazioni. E in effetti oggi di certo assistiamo a una moltiplicazione delle fonti di informazioni: molte più persone hanno guadagnato la possibilità di veicolarle, rispetto a quando a farlo erano solo pochi soggetti.

Quale è però la criticità di questo scenario per te?
Il problema è il gradiente di verità delle informazioni che vengono trasmesse e le strutture che in alcuni casi vengono costruite per ammantare quelle informazioni di verità, per dare credibilità alla mistificazione della verità.

Quali strumenti abbiamo per difenderci?
La variabile importante è la costruzione un pensiero critico, che possa arginare i social media quando si fanno strumento per controllare le persone e condurle nelle direzioni volute.

Prima dicevi che questo conta per te sia come cittadino che come artista. Quale ruolo può avere l’arte in questo scenario?
L’arte contemporanea può offrirsi come strumento funzionale all’elaborazione di un pensiero critico, perché contiene in sé un livello di indagine, un’attitudine che non è quella di affermare un unico modo giusto di vedere la realtà, quanto di porre sempre un interrogativo al pubblico su cosa è giusto, di rimettere agli spettatori il potere di arrivare a delle conclusioni.

A partire da indizi, tracce, ciascuno ha la possibilità di trarre la sua conclusione.
È esattamente così, io non sono e non mi sento il detentore di una verità. Vorrei solo che chi guarda o ascolta le mie opere, così come ogni cittadino, potesse disporre di un ampio range di informazioni per trarre delle conclusioni, anche in dialogo con le persone vicine che in quel momento condividono l’esperienza dell’arte.

Immagini un processo condiviso dunque.
Sì, perché l’aspetto che mi sembra fondamentale in questo processo è proprio l’empatia. Io cerco di mettere in connessione le persone e di farlo in particolare attraverso uno spazio di vulnerabilità. Entrambe le installazioni presentate in questa occasione, e mi riferisco sia ad Amazing Grace che a Emergence Pool, tendono a esprimere proprio questa fragilità, perché credo che lì possa esserci una vicinanza più profonda tra le persone, più che in momenti e occasioni di celebrazione di vittorie e successi.

Nari Ward, Emergence Pool, exhibition view at Centro Balneare Romano, Milano 2022. Photo Marco De Scalzi

Nari Ward, Emergence Pool, exhibition view at Centro Balneare Romano, Milano 2022. Photo Marco De Scalzi

LA MOSTRA DI NARI WARD A MILANO

Proponi questa riflessione sulla vulnerabilità in uno spazio della città che da un lato contiene in sé una certa monumentalità – legato come è alla memoria del giovane campione olimpionico Guido Romano morto al fronte durante la Prima Guerra Mondiale, con tutto un corredo di ideali di grandezza e imperialismo – e dall’altro è un luogo quotidianamente vissuto dal quartiere in cui si trova, sia per la piscina che per il parco. Come ti sei misurato con questo contesto nel lavorare a opere site specific, nate cioè in relazione a questo spazio?
È un quartiere che ho trovato molto accogliente e alcune delle opere in mostra sono state ideate e realizzate specificamente per questa occasione e per questo luogo. Quando Massimiliano Gioni mi ha parlato della storia di questa piscina e di Guido Romano, l’idea di vittoria, di monumento si è trasformata e declinata nella possibilità di costruire un altro monumento, che anziché affermare una superiorità esprimesse vulnerabilità. Questa è stata la mia sfida.

Mi pare che questa nozione riesca a investire tutte le opere qui esposte, sia quelle realizzate in precedenza che quelle nate per Gilded Darkness.
Sì, per questo era per me importante esporre Amazing Grace così come Radiant Smiles e Backstroke Flag.

Backstroke Flag è un’installazione posta a un capo della grandissima vasca del Centro Balneare Romano. Una gru sorregge ed espone al vento delle bandierine da piscina, un oggetto ordinario in questo contesto. Come si trasforma nella tua opera?
L’opera è dedicata all’idea che non possiamo mai essere sicuri di come riusciamo a orientarci, è un processo costante di orientamento quello che ci troviamo a dover seguire nella nostra vita. Le bandierine sono di solito impiegate nelle piscine per suggerire a chi nuota la propria posizione, a dare un orientamento quindi. Io volevo averle qui sospese, in una condizione di cambiamento costante in relazione al vento, come la realtà. È proprio questa dimensione di mutevolezza che mi pare richiamare molto la nostra esperienza quotidiana di vita.

L’ARTE SECONDO NARI WARD

Prima parlavi del tuo ruolo come artista. Qual è invece quello che attribuisci al pubblico in questa condivisione di senso?
Sono abbastanza preparato all’idea di non essere magari il migliore dei messaggeri, ma quello che conta per me è il messaggio. Io credo sia normale che le persone sentano l’esigenza di sentirsi al sicuro, di non misurarsi davvero con la realtà. Ma sono convinto del fatto che se rendiamo possibile uno spazio per il dialogo, per avviare una conversazione, un’intrusione in quella zona di sicurezza, ebbene, quello diventa un passo importante, l’inizio di un viaggio, di una trasformazione possibile.

Un accenno a un cambiamento possibile.
Sì, il cambiamento che io vedo realizzabile nel mondo e che cerco di mettere in atto è quello che si può iniziare con una persona alla volta, e sperare che da quella singola persona, mano a mano, si propaghi una trasformazione.

Attraverso una forma di empatia a catena, e torniamo a quello da cui siamo partiti. Per opporsi alla paura, che è l’altra forza che tu vedi come dominante.
La paura è l’elemento peggiore e più pericoloso. E credo che solo l’empatia possa bilanciare la paura. La nostra sopravvivenza dipende dalla nostra capacità di empatia, di prenderci cura degli altri, come facciamo in modo naturale con i bambini, come la natura fa fare con i cuccioli.

Un istinto che ci possa rimettere in relazione con l’altro da noi.
Sì, per recuperare una capacità di cura e protezione degli altri.

Cristina Masturzo

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Cristina Masturzo

Cristina Masturzo

Cristina Masturzo è storica e critica d’arte, esperta di mercato dell’arte contemporanea, art writer e docente. Dal 2017 insegna Economia e Mercato dell'Arte e Comunicazione e Valorizzazione delle Collezioni al Master in Contemporary Art Markets di NABA, Nuova Accademia di…

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