Piero Manzoni ritorna a Herning. La mostra in Danimarca 

L’Heart Museum nella città danese di Herning, che possiede la più ampia collezione al mondo di opere di Piero Manzoni, gli dedica una grande mostra, in occasione dei sessant’anni dalla sua morte (e i novant’anni dalla sua nascita)

Nel pomeriggio del 4 luglio 1960 Piero Manzoni è a Herning, in Danimarca. Dopo un’accurata preparazione tecnica nella tipografia del quotidiano locale Herning Avis, l’artista comincia a realizzare la Linea lunga 7200 metri tracciandola su un rullo continuo di carta da stampa, del peso di 202 chilogrammi, come annota lui stesso. Alcuni assistenti lo aiutano a svolgere il rotolo di carta in modo che l’azione manuale possa essere continua. Saranno fra i pochi a vedere la linea: seguendo l’idea progettuale, l’opera viene poi sigillata in un contenitore cilindrico di zinco e piombo che all’esterno porta le informazioni sul contenuto. Nelle intenzioni di Piero Manzoni questa è la prima di una serie di linee, la cui somma sarà uguale alla lunghezza della circonferenza terrestre e che dovranno poi essere sotterrate nelle principali città del mondo. La linea di Herning, una delle sue opere più famose, non verrà sotterrata e oggi è esposta all’Heart, il museo di arte contemporanea della città al centro dello Jutland. È una delle 43 opere di Manzoni possedute dal museo, che annovera la più importante collezione al mondo dell’artista lombardo, di cui quest’anno ricorrono i 90 anni dalla nascita e i 60 anni dalla morte. Nella mostra Manzoni Infinito che il museo danese gli dedica, si ritrovano altre opere chiave del suo percorso concettuale, come Socle du Monde, numerosi Achromes e una delle novanta scatolette di Merda d’artista

Il rapporto tra Piero Manzoni e la città di Herning 

Ma cosa ci faceva Manzoni, nel 1960, in questa sconosciuta, ai più, cittadina danese? Gli ultimi anni di vita dell’artista di Soncino sono un frenetico intreccio di rapporti che si fanno anche internazionali, dopo che la prima mostra personale all’estero al Rotterdamsche Kunstkring nel 1958 gli ha aperto le porte del Nord Europa. Il 10 giugno 1960 alla Galerie  Køpcke di Copenaghen era stata inaugurata la mostra Luftskulptur Billeder 9 Linier (riuniva Achromes, Linee, Corpi d’aria e le uova sode consacrate con l’impronta del dito). Arthur Køpcke, il gallerista, apprezza le prime esperienze del Nouveau Réalisme ed è il tramite del contatto con Aage Damgaard, un industriale che a Herning possiede Angli, un’importante fabbrica di camicie. Damgaard è anche un appassionato d’arte e mecenate e ha già ospitato a Herning altri artisti, dando loro completa libertà di azione. L’estate del 1960 è la volta di Piero Manzoni, che ritornerà anche nel 1961. “Qui sono in paradiso” scrive in una lettera a Paul Gadegaard, uno degli artisti che da tempo collaboravano con Aage Damgaard. I periodi trascorsi a Herning sono fecondi perché il mecenate gli mette a disposizione assistenti, mezzi tecnici, ambienti adatti. Come gli altri artisti che hanno fatto parte della cosiddetta Angli Avant-garde, il già citato Paul Gadegaard (1920-1992) e Sven Dalsgaard (1914-1999), Manzoni è ispirato dalla vita quotidiana nella fabbrica e dalla ricchezza di materiali che questo ambiente offre. 

Le opere di Manzoni realizzate a Herning 

Oltre alla Linea di cui abbiamo detto, si possono far risalire al primo soggiorno danese gli Achromes in cotone idrofilo trattati con cloruro di cobalto dal colore cangiante a seconda delle condizioni atmosferiche, le serie di uova avvolte in una colata di resina, il Corpo di luce assoluto (corpi sferici che ruotano su loro stessi per mezzo di un getto d’aria) o ancora Scultura nello spazio (palloni sorretti da getti d’aria compressa). All’anno successivo, durante il secondo soggiorno a Herning, sono invece riconducibili Base magica N°2 e Socle du Monde, Hommage à Galilei. Sono due esempi dell’ironia che pervade tutto il pensiero concettuale di Manzoni, dove l’arte e il ruolo dell’artista sono messi in discussione. Nel primo caso con le basi di legno su cui ognuno può salire per trasformarsi in opera d’arte; nel secondo caso è il suo Socle du Monde, una base capovolta (il titolo è scritto al contrario) che sorregge l’intero globo terrestre trasformato a sua volta in opera d’arte. Tutto può essere arte, tutto è a disposizione per la creatività.

La mostra di Piero Manzoni all’HEART Museum di Herning 

Nell’esposizione dell’Heart non poteva mancare anche Merda d’artista, la scatoletta che ha reso famoso Manzoni. Si tratta in particolare di quella numerata 33 su un totale di 90. A Herning, per contestualizzare il tutto – e come ironico rimando a una celebre fotografia in cui l’artista appare sorridente con la scatoletta in mano nel bagno dove potrebbe aver completato l’opera scatologica – la Merda d’artista è appoggiata sopra un water bianco. È forse anche un rimando all‘urinoir (Fontana) di Marcel Duchamp che con i suoi ready made è stato l’ispiratore di una generazione successiva di artisti. 
Parte non trascurabile dell’interesse dell’Heart Museum sono le fotografie di Ole Bagger esposte nell’ala che conduce al caffé/ristorante interno. Durante i soggiorni di Piero Manzoni a Herning nel 1960 e 1961, il fotografo ebbe l’opportunità di produrre più di 80 scatti dell’artista al lavoro che documentano vari momenti creativi. Le immagini lasciano trasparire un Manzoni divertito – in fondo era un giovane di appena 27 anni – che si pone davanti all’obiettivo con quel senso di intelligente umorismo che poi trasfonde in molti dei suoi lavori. 

La storia dell’Heart Museum 

L’attuale Heart Museum of Art, inaugurato nel 2009, è un progetto dell’architetto americano Steven Holl. Rappresenta la concretizzazione più recente di quel lungo impegno attorno all’arte iniziato negli anni Sessanta da Aage Damgaard, che costruì la nuova fabbrica di camice a metà del decennio nella zona chiamata Birk, allora un’area di campi a margine della città. Quando l’Angli Factory chiuse alla metà degli anni Settanta, Damgaard con l’appoggio della moglie Bitten la trasformò nell’Herning Museum of Art. Per trent’anni, prima dell’inaugurazione del nuovo edificio che si trova di fronte all’ex fabbrica, ha accolto la collezione dei due mecenati e diverse mostre dedicate in particolare all’arte contemporanea Danese e internazionale a partire dagli anni Cinquanta. Ora tutta l’area di Birk accoglie altre istituzioni educative, fra cui una sede della Aarhus University, uno spettacolare giardino di sculture e un giardino geometrico. Di fronte a Heart sorge il Carl-Henning Pedersen & Else Alfelts Museum che riunisce oltre 6mila opere di questi due artisti. Fondato nel 1976, il museo è stato ampliato nel 1993 con tre edifici a forma di piramide e nel 2015 è stato collegato alla ex Angli Factory da due hall espositive sotterranee. 
 
Dario Bragaglia 
 
Herning // fino al 21 aprile 2024 
Manzoni Infinito 
HEART MUSEUM 
Bitten og Aage Damgaards Plads 2 

www.heartmus.dk/ 

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Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

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