A Napoli Anselm Kiefer faccia a faccia con Giovanni Segantini

Anselm Kiefer rende omaggio all’arte di Giovanni Segantini e alle montagne trentine nella mostra ospite della galleria Lia Rumma di Napoli

L’arte di Anselm Kiefer (Donaueschingen, 1945) ritorna a Napoli nella storica sede della galleria Lia Rumma. Questa volta Kiefer dedica il suo lavoro all’artista trentino Giovanni Segantini, reinterpretando il Divisionismo e le montagne in chiave contemporanea. La mostra Voglio vedere le mie montagne für Giovanni Segantini riunisce sette grandi tele firmate da Kiefer e dedicate alle opere e alla vita di Segantini. Come è tipico del suo modus operandi, Kiefer realizza le sette opere nel corso di decenni, a partire dagli Anni Ottanta, con ripensamenti e approfondimenti sul tema.
Gli ampi spazi della galleria si prestano bene ad accogliere le grandi opere di Kiefer, le quali riempiono con forza visiva tutto lo spazio, allestito grazie all’aiuto dello stesso artista, il quale ha scelto di valorizzare il suo lavoro attraverso la luce naturale, rimanendo coerente alla natura e al paesaggio che rappresenta.

Anselm Kiefer, Voglio vedere le mie montagne für Giovanni Segantini, installation view. Photo Danilo Donzelli, courtesy Galleria Lia Rumma, Milano Napoli

Anselm Kiefer, Voglio vedere le mie montagne für Giovanni Segantini, installation view. Photo Danilo Donzelli, courtesy Galleria Lia Rumma, Milano Napoli

IL DIVISIONISMO DI GIOVANNI SEGANTINI

Giovanni Segantini (Arco, 1858 ‒ Schafberg, 1899) nasce ad Arco sotto la dominazione dell’Impero Asburgico. Inizia qui il suo forte legame con le montagne. È costretto poi a spostarsi a Milano, studia all’Accademia di Brera, ma il richiamo delle montagne rimarrà sempre molto forte, tant’è che si trasferì nel cantone svizzero dei Grigioni. Si avvicinò al Divisionismo, di cui fu un importante esponente: questa tecnica caratterizzò la produzione di tutte le sue opere, portando nelle tele un’atmosfera rarefatta e ricca di simbolismo.
Il legame di Segantini con il cantone svizzero sarà molto profondo e infatti, per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900, Segantini progetta, proprio per il Padiglione svizzero, un lavoro monumentale: vuole ricreare il paesaggio montano grazie a teloni girevoli accostati a esempi di flora e fauna alpina, garantendo al visitatore un’esperienza emozionale e realistica. Del progetto, bocciato, rimangono solo alcuni bozzetti, che nella grandezza dell’idea richiamano però la più contemporanea opera di Kiefer, I Sette Palazzi Celesti, esposta all’HangarBicocca di Milano – ulteriore punto di contatto tra i due artisti, lontani nel tempo ma vicini nelle aspirazioni.

Anselm Kiefer, Voglio vedere le mie montagne, für Giovanni Segantini, 1988-2000. Courtesy Galleria Lia Rumma, Milano Napoli

Anselm Kiefer, Voglio vedere le mie montagne, für Giovanni Segantini, 1988-2000. Courtesy Galleria Lia Rumma, Milano Napoli

I PAESAGGI ALPINI NELLE OPERE DI ANSELM KIEFER

L’arte di Kiefer è spesso connessa alla mitologia, alla letteratura, all’epica, echi provenienti dalle culture più disparate. Anche in questo caso, la figura e l’opera di Segantini viene rivista in chiave mitica e leggendaria, soprattutto nel suo rapporto con le montagne, quelle trentine.
Come un Ulisse moderno, Segantini ha sperato per tutta la vita di far ritorno tra le sue amate montagne, ma, al contrario dell’eroe omerico, non ci riuscì mai. Morì, infatti, nel cantone svizzero dei Grigioni, dove passò gli ultimi anni della sua vita a dipingere montagne e paesaggi alpini. Colpito poi da un attacco di peritonite, in punto di morte avrebbe detto: “Voglio vedere le mie montagne”, facendo riferimento al Trentino. Da qui il titolo della mostra, frase riportata quasi ossessivamente da Kiefer nelle opere esposte.
Le sette tele rendono omaggio alle montagne tanto care a Segantini, ricreandone l’aspetto, la luce e i colori, con tecniche e materiali misti: acrilico, smalti, ossidature. Montagne contemporanee rese sacre grazie all’utilizzo dell’oro, che contribuisce a dare luce e brillantezza ai paesaggi alpini, ma anche importanza alla terra d’origine, da sempre rincorsa, di Segantini.

Camilla Elefante

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