Superblast. Ecco gli artisti vincitori delle 6 residenze di NAM – Not A Museum a Firenze

Chi sono i 6 artisti vincitori dell’edizione 2022 del concorso che assegna altrettante residenze per la realizzazione di progetti artistici in dialogo con gli spazi di Manifattura Tabacchi a Firenze? I nomi

Annunciati i 6 vincitori dell’edizione 2022 del concorso che assegna altrettante residenze per la realizzazione di progetti artistici in dialogo con gli spazi di Manifattura Tabacchi a Firenze. Stiamo parlando di Superblast, organizzato grazie a NAM-Not a Museum, luogo di cultura artistica ispirato all’interdisciplinarietà, qui nato nel 2020. 

L’iniziativa, giunta alla sua seconda edizione, ha ricevuto numerose candidature: la giuria – composta da Andrea Lissoni, direttore Artistico Haus der Kunst di Monaco; Elena Magini, curatrice presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato; Caterina Molteni, assistente curatrice presso il MAMbo di Bologna; Chiara Parisi, direttrice del Centre Pompidou di Metz – ha selezionato sei artisti multidisciplinari, i cui progetti hanno restituito una riflessione ed un’interpretazione originale degli interrogativi posti dal bando: “come passato e futuro convivono nel presente? Cosa imparare dalla crisi, dai processi di collasso e recupero? Cosa rimarrà alle future generazioni di fronte all’infinita stratificazione che caratterizza il tempo che viviamo?”.

SUPERBLAST: I 6 ARTISTI VINCITORI DELLE RESIDENZE ALLA MANIFATTURA TABACCHI

Irene Adorni, Roberto Fassone, Beatrice Favaretto, Lorenzo Lunghi, MERZBAU e Davide Sgambaro – questi i nomi dei 6 artisti vincitori – realizzeranno altrettante opere ispirate all’indagine del tema “dell’azione umana come traccia”, che confluiranno in una mostra collettiva, in programma nel mese di settembre 2022 e in una pubblicazione, curata e edita da NERO Editions. Ciascun artista avrà a disposizione 5mila euro per la produzione del proprio lavoro, uno spazio dove realizzarlo e l’alloggio. Il periodo di residenza, che durerà da maggio a luglio, inaugurerà con un workshop di tre giorni (4, 5 e 6 maggio) dedicato all’esplorazione del luogo e del contesto di riferimento insieme a ospiti autorevoli nel mondo dell’arte e della cultura contemporanea. A seguire, giovedì 30 giugno, gli Open Studios offriranno un’occasione al pubblico per conoscere e dialogare con gli artisti in residenza, avvicinandosi al mondo che si cela dietro l’atto artistico all’interno degli spazi a loro dedicati. Vediamo nel dettaglio chi sono questi artisti…

https://www.manifatturatabacchi.com/nam/

IRENE ADORNI

ADORNI

Irene Adorni

Irene Adorni (Parma, 1990) vive e lavora a Bologna, dove ha fondato l’artist-run space Parsec. Dopo aver intrapreso studi umanistici all’Università di Bologna alla Facoltà di Lettere, frequenta il Triennio di Pittura all’Accademia delle Belle Arti di Bologna con il Prof. Mundula, dove ottiene il diploma nel 2016. Si trasferisce in seguito a Londra, dove conclude nel 2019 un MFA in Fine Arts a Goldsmiths University of London. Ha recentemente esposto in occasione della mostra ABECEDARIO D’ARTISTA, curata da Gaer in collaborazione con Toro al Palazzo del Governatore, Parma (2021); HOLE, Temporary art peep show, curata da Adiacenze e Tatanka in collaborazione con Andrea Tinterri, Adiacenze, Bologna (2021); HOLD ON, group show curato da Trans-curatorial, The Koppel Project, Londra (2020) ed è stata selezionata per presentare il suo lavoro con Castro (Roma) in occasione di ARTVERONA 2019, Offsite Project. È stata inoltre recentemente inserita nella pubblicazione di Exibart 222 ARTISTI EMERGENTI SU CUI INVESTIRE, a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Silvia Conta (2021). Nelle proprie installazioni ambientali, Adorni indaga la relazione tra i corpi nello spazio, esplorando le potenzialità della loro rappresentazione, a partire dalla condizione paradossale che vede l’incorporeità rivestire un ruolo sempre crescente nella dimensione corporea delle nostre esistenze.

ROBERTO FASSONE

Fasssone

Roberto Fasssone

Roberto Fassone (Savigliano, 1986) vive e lavora tra Firenze e Pol Sesanne. Ad oggi la sua ricerca riguarda i limiti dell’immaginazione, i sogni lucidi, i titoli delle cose, i trip report, le piccole avventure, Prince, le metafore in cui viviamo, la definizione di gioco, i discorsi pre-partita e le liste. I suoi lavori sono il risultato di una pratica spontanea, rituale e occulta. Negli ultimi anni Fassone ha esposto e performato il suo lavoro presso istituzioni italiane e internazionali, tra le quali: Vision du Rèel, Nyon (upcoming); Lo schermo dell’arte, Firenze (2021); Istituto Italiano di Cultura, Parigi (2021); Fanta-MLN, Milano (2019); MAMbo, Bologna (2018); OGR, Torino (2018); Castello di Rivoli, Torino (2017); MOCAK, Krakow (2017); Mart, Rovereto (2016); Quadriennale di Roma (2016); AOYS (online), Zkm, Karlsruhe (2015); Japan Media Arts Festival, Tokyo (2014). Nel 2019 ha co-curato con l’artista e performer Kasia Fudakowski Lo schermo dell’arte, un film festival performativo all’interno del più conosciuto Lo schermo dell’arte Film Festival. Sempre nel 2019 ha vinto il bando IMAGONIRMIA, fondando a Modena Ovest Il Museo del tempo perso. Dal 2012 ha sviluppato un’intensa attività di workshop dedicati all’implementazione del pensiero laterale e creativo in collaborazione con musei (Zkm, Karlsruhe; MA*GA, Gallarate), spazi artistici (Hangar Bicocca, Milano; OGR, Torino) e scuole (MADE Program Accademia di Belle Arti Siracusa; ISD, Dusseldorf).La sua pratica è aperta alla collaborazione: negli anni ha ideato progetti con Federico Tosi, Carolina Cappelli, Riccardo Banfi, Mattia Pajè, Kasia Fudakowski, Jacopo Jenna, Friends Make Books.

BEATRICE FAVARETTO

Beatrice Favaretto

Beatrice Favaretto

Beatrice Favaretto (Venezia,1992) nel 2015 si Laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, nel 2018 ottiene una laurea specialistica in Nuove Tecnologie per l’arte – Cinema e Video Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 2021 è tra i finalisti della prima edizione delle Biennale College Arte curata da Cecilia Alemani e Marta Papini; Nel 2020 ha vinto con The Pornographer il Premio Artists’ Film Italia Recovery Fund promosso dallo Schermo Dell’Arte ed è stata finalista al DucatoPrize2020. Le sue mostre recenti includono: 2021,CLAMOR, con Giorgia Garzilli, Jacopo Belloni, Pietro Librizzi, Diego Gualandris, Sala Santa Rita, Roma; 2021, Art City Bologna, a cura di Caterina Molteni e Lorenzo Balbi, Cassero LGTBI+, Bologna; 2021, PRIME TIME, a cura di Adrienne Drake, Ilaria Gianni e Maria Alicata (MagicLantern Film Festival), Fondazione smART, Roma; 2019, Indistinti Confini, Cinema Giorgione, Venezia; 2018, Premio Francesco Fabbri per l’arte contemporanea, Villa Brandolini Pieve di Soligo; 2018, Diaspora, Chiesa di San Carlo (RE), Reggio Emilia. I progetti di residenza includono: 2021\2022, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; 2019, Castro Projects, Roma.

LORENZO LUNGHI

Lorenzo Lunghi

Lorenzo Lunghi

Lorenzo Lunghi (Crema, 1993), vive e lavora tra Crema Milano e Ginevra. Dopo la laurea triennale conseguita nel 2018 in Pittura e Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara, Bergamo, ha concluso nel 2021 il Master in Arti Visive, Work, Master Contemporary Artistic Practices, presso HEAD, Ginevra. Dal 2016 al 2019 ha fatto parte del collettivo DITTO di cui citiamo le mostre: Eclissi, MACAO, Milano, 2018; Spettri (premio MAXXI), a cura di Giulia Gelmini, Villa Farinacci, Roma, 2018; Blind Date, Current, Milano, 2018. Dal 2019 cura una serie di mostre itineranti tra contesti naturali ed extra urbani, tra cui ricordiamo: Erbacce, Monza, 2020; Miraggio, Fontanile Fontanone, Farinate, 2019; FORTEZZA, Giacomq, Bergamo, 2019. I suoi lavori sono stati esposti in diversi contesti, tra cui: Mal di pancia, a cura di AN/CONTEMPORANEA e Lorenzo Lunghi AN/CONTEMPORANEA, Ancona, Italia; Warum ist das Schöne so schwach, a cura di Giulietta, Giulietta, Zürcherstrasse 144, Basel, Switzerland, Macina a cura di Tretre, Via Marco D’Agrate 33, Milano, Italia; Biennale di Monza, a cura di Daniele Astrologo Abadal, Reggia di Monza, Monza, Italia; Leftovers a cura di Luca Poncetta e Localedue, Via Azzo Gardino, Bologna, Italia; Domani Qui Oggi, a cura di Ilaria Gianni, Palazzo delle Esposizioni, Roma; Exception of (not) being, a cura di Essenza Club and Rhizome Parking Garage, Online show, 2020; DEDICHE, a cura di Sonnenstube e Lumpen Station, Sonnenstube, Lugano, Svizzera, 2020; Weaving Home, Limbo off-space, Ginevra, Svizzera, 2020; BAITBALL (01) “I’ll slip an extra shrimp on the barbie for you”, a cura di Like A Little Disaster and Harlesden High Street, Palazzo San Giuseppe, Polignano a Mare, 2020; INSONNE, Sonnenstube, Lugano, Svizzera, 2019; Cristallino, Luogo_e, Bergamo, 2019; Chapter 2 (Autumn), Residenza La Fornace, 2018; Singolare, a cura di Accademia Carrara e Kilometrorosso, Kilometro Rosso Parco Scientifico e Tecnologico, Bergamo; Avviso di garanzia, a cura di Giacinto di Pietrantonio e Simone Ciglia, Fuoriuso, Pescara, 2016.

MERZBAU

MERZBAU

MERZBAU

MERZBAU è un collettivo artistico composto da Andrea Parenti (1992, Milano), Nakouzi De Monte (1994, Trieste), Filippo Tocchi (1991, Bologna) e Pietro Cortona (1990, Lecco) che opera tra Torino e Amsterdam e che si interroga sulla processualità della creazione come agglomerato di tensioni e forze plurali. L’interesse per il periferico, l’anti-autorialità e il deviante delinea la cifra stilistica e operativa del collettivo. La sua pratica collaborativa e nomade si fonda su una ricerca estetica e affettiva del periferico e del marginale ed esplora varie tipologie di approcci espressivi, come interventi scultorei e installativi, operazioni architettonico-urbanistiche, progetti curatoriali, assemblaggi sartoriali, opere oggettuali, testuali, sonore e performative. La tensione narrativa è sempre presente e si sviluppa in modo spaziale, plastico e linguistico attraverso architetture spontanee, scenografie transitorie, assemblaggi, sculture e costumi, racconti, performance sonore, reti di associazioni fisiche e psichiche e percorsi di soggettività fittizie che irrompono e pervadono lo spazio. Le sculture espanse realizzate incorporano materiali non tradizionali, scartati e ritrovati, e sono presentate in modo da evocare un’arena dove materia, parola e azione vengono disseminate nello spazio e nel tempo, imponendo una fruizione aperta, non-lineare e psicotica. Il termine scultura emerge in questo senso come un nodo, un crocevia, un luogo di transizione composto da più fenomeni, tra cui oggetti e immagini, testi e attori.

DAVIDE SGAMBARO

Davide Sgambaro

Davide Sgambaro

Davide Sgambaro (Cittadella, 1989), vive e lavora a Torino. La sua carriera inizia nel 2015 dopo gli studi all’Università IUAV di Venezia e, negli anni a seguire, partecipa a varie residenze formative e di produzione grazie alle quali realizza alcuni dei suoi progetti più complessi. Nel 2016 ha avuto una breve parentesi formativa a Ècole Nationale Supérieure des Beaux Arts di Parigi nella cattedra di Ann Veronika Jansenn. L’esperienza finisce prima del tempo e, cercando una soluzione economica per sopravvivere, si ritrova a Torino. Nel 2020, assieme alle altre socie fondatrici, fonda AWI Art Workers Italia. La sua ricerca esplora tematiche esistenziali relative alla condizione dell’individuo nel precariato contemporaneo. Servendosi di differenti media, che spaziano dall’installazione alla fotografia, dalla scultura al video, cerca di dar vita a narrazioni caustiche quale risposta alle disparità contemporanee. Attingendo all’immaginario generazionale e adottando un atteggiamento irriverente, attiva dei meccanismi di sopravvivenza per immaginare una nuova utopia. La ricerca è infatti legata a problematiche generazionali con un occhio di riguardo a possibili futuri distopici e a isterie e ossessioni causate dalla corsa alla fama. Le sue opere si presentano attraverso l’utilizzo di paradossi narrativi innescati tramite tracce di una corporalità effimera. Il corpo è tramite del gesto provocatorio, ironico, che, assieme alla traccia postuma, resiste allo stato catatonico e modifica lo spazio e la materia. L’importanza dell’interazione fisica è quindi chiave di lettura per le installazioni che spesso giocano con pratiche site specific e partecipative.

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Redazione

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