L’artista Flavio Favelli apre un nuovo spazio a Bologna (e una mostra con Amaro Montenegro)

Un nuovo spazio in un ex magazzino con una grande retrospettiva delle sue opere. E una collaborazione con il gruppo di beverage che ha scaturito una mostra visibile al... bar

Si chiama Nuova Mixage l’installazione che l’artista Flavio Favelli (Firenze, 1967) ha realizzato a Bologna in occasione dei giorni di Art City e in occasione di Arte Fiera. Il progetto, nato da una collaborazione con GruppoMontenegro, vede una installazione composta dalle famose bottiglie dell’amaro inventato nel 1885 da Stanislao Cobianchi e degli altri marchi del brand. Favelli ne ha utilizzate 45, naturalmente senza etichetta e valorizzando gli elementi a rilievo, andandole poi ad assemblare concettualmente all’interno del Bar Vittorio Emanuele affacciato su Piazza Maggiore, tra i più frequentati della città.

Flavio Favelli apre un nuovo spazio a Bologna (e una mostra con Amaro Montenegro)

Flavio Favelli apre un nuovo spazio a Bologna (e una mostra con Amaro Montenegro)

LA COLLABORAZIONE CON AMARO MONTENEGRO

La collaborazione con il GruppoMontenegro si arricchisce inoltre di un dialogo con lo scrittore Emanuele Trevi, che sottolinea: “si potrebbe dire che le bottiglie non sono più bottiglie come l’arte a volte ci dice, sono un pretesto, sono dei modelli che si caricano di immagini e altre cose, un po’ come si guarda la luce di certi neon e dopo rimane un bagliore che fa una luce diversa”. La settimana di Favelli, presente per altro in fiera con una delle opere più iconiche della manifestazione, l’insegna “Bolognese” che aggetta sulla facciata esterna dello stand di Francesca Minini, si completa con l’apertura di un nuovo spazio in un ex magazzino di circa 250 mq al civico 5 di viale Antonio Silvani. A tenerlo aperto gli studenti e gli ex studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.

IL NUOVO SPAZIO DI FAVELLI

Nello spazio recentemente aperto, ma inaugurato ufficialmente in occasione di Art City, Favelli mostra circa vent’anni di produzione, con opere che vanno dal 2003 al 2022. L’obiettivo è quello di operare una sorta di autoriflessione, di ricognizione sul proprio lavoro: “il mio studio resta a Savigno”, ci racconta, “ma ho talmente tante cose che non vedevo più le opere, che ho pensato di creare una piccola galleria personale”, naturalmente non di natura commerciale e non “in concorrenza” con Francesca Minini a Milano e Studio Sales a Roma che lo rappresentano. L’artista, nel frattempo impegnato nella costruzione di una nuova casa a Savigno che vuole essere anche un progetto d’arte, ha allestito e recuperato l’ex magazzino e creato una propria mostra che rende possibile il ripercorrere la storia più recente del suo lavoro, tra una installazione e l’altra, passando dagli ori alla riflessione sulle immagini della comunicazione e al cortocircuitare degli oggetti di una quotidianità un po’ antica, familiare ed affettuosa, fatta delle piccole cose di uso comune: i lampadari delle case eleganti, i vassoi d’argento delle feste, le madie in legno massiccio delle case delle nonne, i vetri e così via. C’è tutta la tradizione di una Italia che si va perdendo e che nell’opera di Favelli assume una nuova gloria. L’artista ancora non sa se lo spazio ospiterà anche delle attività. Ciò che è certo è che non si tratta di una soluzione temporanea e che vale una visita, anche non necessariamente nei giorni di Arte Fiera.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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