Tre mostre (e un nuovo direttore) al Centro Pecci di Prato

Al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato – guidato dal neo direttore Stefano Collicelli Cagol ‒ tre mostre indagano il rapporto fra arte, umanità e l’ambiente che ci circonda.

Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci a Prato accoglie tre mostre formidabili per la potenza artistica che offrono allo spettatore. Il fil rouge di ogni esposizione è l’indagine dell’umanità rispetto all’ambiente circostante.
Il Pecci è un centro, appunto, e non un museo: si presenta come uno snodo in cui convergono linguaggi contemporanei. Nato nel 1988 come il primo centro dedicato all’arte contemporanea in Italia, voluto dall’imprenditore Enrico Pecci, vanta una collezione unica nel nostro Paese, con oltre mille opere dei principali artisti internazionali. È la prima istituzione italiana progettata da zero e oggi si compone di due parti: l’edificio progettato negli Anni Ottanta dall’architetto Italo Gamberini e l’ampliamento firmato nel 2016 dallo studio Maurice Nio/NIO architecten di Rotterdam. Coinvolgere la comunità è uno degli intenti del Pecci, attraverso il cinema, la musica, il teatro all’aperto, la biblioteca, l’archivio, i laboratori di didattica.

‒ Giada Fanelli

L’ARTE E LA CITTÀ

L’arte e la città punta i riflettori su una serie di opere di artisti italiani e internazionali che indagano i rapporti tra arte contemporanea e ambiente urbano. Ogni produzione rappresenta un tassello fondamentale per capire meglio noi stessi e ciò che ci circonda. Tra le varie opere troviamo l’installazione video Demonstration (2000) di Dmitri Gutov e il gruppo Radek Community (formato nel 1997), che ci portano ad assaporare l’azione compiuta a Mosca, catturando una folla inconsapevole nella simulazione di una dimostrazione artistica pubblica che rivela e nega se stessa, dadaisticamente. L’azione artistica fa sì che il cittadino diventi protagonista, seppur inconsapevolmente. A un incrocio pedonale gli artisti si inseriscono tra la folla innalzando striscioni con slogan anarchici. L’opera d’arte sembra aver portato colore nel grigiore della città, oltre a una piccola scarica di adrenalina al cittadino inconsapevole. Altra opera video degna di nota è Kids’ Riot (2006-07) di Botto & Bruno. L’immagine video è la visione in bianco e nero di bambini che, accompagnati da una musica hardcore, danno inizio a una battaglia a colpi di scatole di cartone che si conclude con un urlo e un calcio liberatorio contro il mondo dei consumi.

L'arte e la città. Opere, collezioni. Exhibition view at Centro Pecci, Prato 2022. Photo © Ela Bialkowska OKNO studio

L’arte e la città. Opere, collezioni. Exhibition view at Centro Pecci, Prato 2022. Photo © Ela Bialkowska OKNO studio

IL GIARDINO DELL’ARTE

Il giardino dell’arte individua nel Centro Pecci una sorta di piattaforma dove confluiscono espressioni artistiche di ogni genere e provenienza, sottolineando il ruolo dell’arte quale elemento essenziale per una comunità e rispondendo al bisogno di confrontarsi con forme e immagini nati in momenti storici complessi come quelli che stiamo vivendo. L’esposizione narra la contemporaneità e le sue complessità riuscendo nell’intento di suscitare nello spettatore domande e ragionamenti. Tra le opere presenti scopriamo il video di Ryan Gander dal titolo Imagineering (2013), un promo carico di cliché, con bambini che succhiano spaghetti e adulti privi di immaginazione. L’opera invita il pubblico adulto a riappropriarsi del sentimento di meraviglia infantile. Il video è esposto insieme a Balloons Speech (1997) di Philippe Parreno, palloncini d’argento che ricoprono il soffitto della sala, liberi di muoversi a seconda delle correnti d’aria che si creano nello spazio, quindi in continua trasformazione. L’opera è ispirata da una manifestazione di protesta, in cui gli slogan erano scritti all’interno dei balloon dei fumetti. Altra opera di grande impatto visivo è Fake Uniforms per agire invisibilmente sotto gli occhi di tuttə) (2021) di Sara Leghissa. Strategia di affissione di manifesti il cui contenuto mostra come alcune pratiche illegali e l’invisibilità di determinati corpi siano parte del nostro quotidiano.

Il giardino dell’arte. Opere, collezioni. Exhibition view at Centro Pecci, Prato 2022. Photo © Ela Bialkowska OKNO studio

Il giardino dell’arte. Opere, collezioni. Exhibition view at Centro Pecci, Prato 2022. Photo © Ela Bialkowska OKNO studio

SPAZIO RADICALE

Spazio radicale presenta le esplorazioni dello spazio offerte da architetti “radicali” e artisti contemporanei, il luogo possibile e il suo opposto. La rassegna è un racconto avvolgente e significativo. La mostra si apre con Esse del poeta visivo Luigi Tola, che anticipa la superarchitettura di Archizoom e Superstudio, seguono gli habitat e il dressing design di Archizoom, le “icone pop” del divano Superonda e della lampada Sanremo prodotte dagli stessi Archizoom per Poltronova. Dalla seconda metà degli Anni Sessanta Ettore Sottsass e Gianni Pettena sovvertono i ruoli del designer e dell’architetto: Sottsass, come il gruppo UFO, inventa metafore sul rapporto fra “corpo, paesaggio, ambiente”, Pettena ripensa concetti quali “identità, natura”. Le aperture su “altri spazi” conducono al “taglio su tela” di Lucio Fontana. In Global Tools si compattano, intorno alla rivista Casabella, architetti e designer interessati a indagare la “cultura materiale extraurbana” o a denunciare “l’architettura della burocrazia”. L’architettura riflessa di Superstudio ibrida l’architettura con la natura e anticipa la supersuperficie dove si prefigura “un modello alternativo di vita” per mezzo della rete di servizi e comunicazioni. Successivamente Michelangelo Pistoletto sviluppa l’esperienza del Quadro specchiante anche in forma oggettuale. Concludono la mostra l’astrazione Istogrammi d’architettura e il nucleo di immagini di Superstudio-backstage 1966-1978 interpretato da Cristiano Toraldo di Francia.

Spazio Radicale. Exhibition view at Centro Pecci, Prato 2022. Photo © Ela Bialkowska OKNO studio

Spazio Radicale. Exhibition view at Centro Pecci, Prato 2022. Photo © Ela Bialkowska OKNO studio

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Giada Fanelli

Giada Fanelli

Giada Fanelli è nata a Lucca ma ha sempre vissuto a Empoli. Si è diplomata al Liceo Artistico ”Leon Battista Alberti” di Firenze e in seguito ha conseguito la laurea in interior design al Design Campus di Firenze. Ha seguito…

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