L’installazione site specific di Nero/Alessandro Neretti al Mart di Rovereto
A Rovereto l’artista originario di Faenza si misura con l’architettura di Mario Botta, realizzando un’installazione site specific che fa il punto sulla propria pratica creativa e sulla condizione attuale dell’uomo
Alla fine dell’Ottocento Richard Wagner mise mano alle geografie del teatro e, per dare risonanza alle proprie opere, ricavò un’insenatura detta golfo mistico. Attraverso la sua pratica straniante Nero/Alessandro Neretti (Faenza, 1980) si riaggancia all’operazione wagneriana con un’opera complessa e stratificata, l’installazione multisensoriale GOLFO MISTICO. Invasa da immagini e dispositivi, la piazza diventa un porto di mare in cui la nostra concezione del reale vacilla: l’architettura viene negata e l’artista se ne appropria facendola diventare corpo vivo che interroga le memorie e le istanze contemporanee che ci coinvolgono universalmente.
IL GOLFO MISTICO DI NERO/ALESSANDRO NERETTI
Gli interventi site specific di Nero confessano un sentimento personale e collettivo. Sono e siamo nel GOLFO MISTICO delinea in prima battuta la necessità dell’artista, e umana, di guardarsi alle spalle, di misurare il proprio percorso artistico a ritroso per dargli una svolta.
Il David di Donatello sconquassato rappresenta l’ultima frontiera, in cui l’alta padronanza delle forme sfocia nella penetrazione nella materia prima. Rappresentativa del modus operativo attuale, l’opera di Nero è l’esigenza, condivisibile, di porre la memoria al servizio dell’analisi sull’attualità.
L’OPERA SITE SPECIFIC DI NERO/ALESSANDRO NERETTI
Quindi ci si ancora al passato per instaurare una relazione proficua con presente-futuro. Su una petroliera in bilico, il David diventa la base di un sistema luminoso in perpetuo movimento. Questa creatura tecno-mistica è una divinità che esplora le figure nell’anello circolare sopra la piazza, una guida dello sguardo attraverso l’immaginario dell’artista, tra l’Odissea, la Bibbia e l’eco cine-pop di Ghostbusters (Ivan Reitman, 1984). Materiali di scarto, ceramica e non solo narrano spunti e input validi universalmente e su cui l’artista si trova a riflettere: siamo nel GOLFO MISTICO, una zona di pensiero sullo sfruttamento dell’ambiente e del paesaggio naturale che interroga il nostro stare al mondo e l’attitudine generale alla vita. E il boato di nave tra le alture trentine ci desta e richiama nell’abisso.
In questa geografia spaesante il perno rimane l’idea, il desiderio di misurarsi con la classicità e con l’architettura di Mario Botta, per operare una rivoluzione alle viscere della materia e della contemporaneità. Nero, come prima Wagner, opera movimenti nella tettonica interna ed esterna delle essenze e dell’umanità.
‒ Eleonora Ambrosini
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