Mecenatismo all’italiana: 8 artisti under35 interpretano i grandi gruppi industriali

Una promozione del Made in Italy e dell’arte italiana nel mondo, il progetto di Fondazione Cassa Depositi e Prestiti e Ministero degli Esteri “We love art: vision and creativity made in Italy”. L’esposizione delle otto opere apre a Seoul, ma ogni pezzo andrà nella collezione permanente della Fondazione.

Otto giovani artisti contemporanei danno voce all’innovazione industriale italiana. Con il progetto We love art: vision and creativity made in Italy di Fondazione Cassa Depositi e Prestiti e Ministero degli Affari Esteri, si torna a esplorare un grande mecenatismo all’italiana. Gli otto artisti under35 coinvolti nel progetto, curato da Ludovico Pratesi con Marco Bassan, hanno realizzato ognuno un’opera per un grande gruppo industriale: Alice Ronchi per Snam, Giulio Saverio Rossi per Tim, Tomaso De Luca per Eni, Giulia Cenci per Terna, Benni Bosetto per Open Fiber, Namsal Siedlecki per Ansaldo Energia, Lulù Nuti per Webuild e Amedeo Polazzo per Cdp Immobiliare. Le opere – grazie alla mediazione dell’Istituto Italiano di Cultura e l’ambasciata italiana in Corea del Sud – sono in mostra nella capitale sudcoreana, Seoul, nello spazio multifunzionale High Street Italia, ma non vi si fermeranno a lungo: dal 19 novembre 2021 il loro viaggio toccherà Chongquin, in Cina, e poi New York, Città del Messico, Il Cairo e Berlino, dove approderanno nel giugno 2022 per poi entrare a far parte della collezione permanente della Fondazione Cassa depositi e prestiti.

 

LO SCOPO DEL PROGETTO WE LOVE ART

Il progetto di Cdp e Maeci è stato concepito per migliorare il rapporto tra arte e impresa, esprimendone le potenzialità attraverso incarichi artistici mirati, e raccogliere l’eredità del mecenatismo in chiave contemporanea. “Il mecenatismo è un fenomeno che caratterizza da secoli il rapporto tra la società e l’arte in Italia, al punto da potersi considerare uno dei suoi elementi fondanti”, dice Lorenzo Angeloni, direttore generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. “L’Italia contemporanea non ha dimenticato questa preziosa eredità e il mecenatismo oggi continua ad essere un fenomeno che accompagna lo sviluppo dell’arte e della società italiane. I nuovi mecenati sono fondazioni, imprese e associazioni e le stesse istituzioni pubbliche che, soprattutto in anni recenti, hanno manifestato un rinnovato interesse nei confronti dell’arte contemporanea”. Il progetto We Love Art. Visione e Creatività Made in Italy ha messo inoltre ciascun artista nelle condizioni di realizzare la propria creazione in stretta sinergia con una delle otto aziende coinvolte nel progetto, attraverso visite e sopralluoghi in fabbrica. L’interazione con le aziende, oltre al valore che ogni artista ha tratto dall’esperienza e la comprensione unica e individuale del rapporto arte-impresa di ciascun creativo, costituisce per gli organizzatori il cuore dell’esperienza, e tutti questi elementi sono al centro di un video realizzato come accompagnamento della mostra.

WE LOVE ART. LE OPERE D’ARTE

Ogni artista ha interpretato lo spirito dell’azienda assegnatagli con tecniche e materiali diversi, inserendo i nuovi lavori all’interno del proprio stile e della propria ricerca artistica. In 128 colori invisibili, l’opera pittorica realizzata da Giulio Saverio per Tim, la comunicazione a impulsi via fibra ottica viene scomposta in colori luminosi; il GATE di Alice Ronchi è un simbolico “passaggio”, una porta ispirata ai condotti energetici di Snam; The Truth of Function di Tomaso De Luca è un’indagine fotografica e cromaticamente reinterpretativa degli strumenti industriali di Eni; una ricerca sui materiali, Nuovo Positivo di Namsal Siedlecki, ispirata alla sperimentazione di Ansaldo con le proprie turbine; la scultura Fuocil*Dens*R.P. di Benni Bosetto è un corpo cibernetico creato a partire dai cavi di Open Fiber; Progresso scorsoio – figura che divora sé stessa di Giulia Cenci, deve la sua ispirazione ai macchinari smessi di una centrale Terna; il trittico architettonico-dadaista di Amedeo PolazzoUntitled, è nato dopo una visita ai cantieri di Cdp Immobiliare; e infine il serpente che si morde la coda, l’oroboro creato dalla romana Lulù Nuti con il titolo TOO MUCH HEAT, NOTHING TO EAT, è ispirato alla talpa escavatrice di Webuild, che sta scavando l’enorme galleria nel Terzo Valico dei Giovi.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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