Stiamo danzando spensierati mentre la barca affonda. La mostra-denuncia di Antonio De Pascale

Mentre il mondo sta collassando, attraversato da disastri ambientali, sociali e culturali, noi ci aggiriamo fra pareti ricolme di quadri. Antonio De Pascale critica la nostra perenne distrazione in una mostra personale alla Paolo Maria Deanesi Gallery.

Il titolo di questo nuovo ciclo di Antonio De Pascale (Crispano, 1953; vive a Padova) è Rifrazioni. Sono acrilici che offrono una rappresentazione allucinata della realtà e sottostanno a un gioco di rimandi spazio-temporali in cui tutto – individui, animali oggetti – è avvolto in un’atmosfera esistenziale di assenza, fatta eccezione per gli animali, molto presenti, che guardano perplessi verso lo spettatore.
Le rappresentazioni contengono frammenti prelevati dai media e soprattutto dal flusso digitale che perpetuamente passa davanti ai nostri occhi senza lasciare apparentemente nessuna traccia. De Pascale invece fissa la sua e la nostra percezione in una sorta di fermo immagine e richiama l’attenzione su una coscienza del presente che ci costringe a una riflessione politica sulle nostre vite e sul nostro reale.

ANTONIO DE PASCALE E LA PITTURA CHE METTE IN SCENA IL MONDO

Il risultato è ottenuto sottoponendo l’immaginario collettivo al fenomeno ottico della rifrazione, che metaforicamente “mette in scena itinerari visivi sovrapposti tra loro” e che non risolve nulla delle storture del mondo, ma le sottopone allo sguardo. È la pittura a rendere possibile queste rappresentazioni, proprio perché “rimette in immagine lo spettacolo del mondo”.
Da questi dipinti – in acrilico e realizzati tra il 2016 e il 2021 – non emerge una realtà che non è riappacificata con il mondo, ma è tragica e senza speranza. Le persone che si aggirano in questi spazi e che osservano o guardano queste pareti di quadri come se fossero in una fiera d’arte contemporanea, non si accorgono che stanno camminando su pavimenti con enormi voragini provocate da forti terremoti. Anche le pareti sono semidistrutte, come se fossero state prese di mira da cannonate. Non si tratta di esseri terrorizzati, ma assenti dalla scena che stanno vivendo.

Antonio De Pascale, Rifrazioni #04, 2016 17, acrilici su tela, cm 53x68,5. Photo credits Matteo Danesin e Nicola Eccher

Antonio De Pascale, Rifrazioni #04, 2016 17, acrilici su tela, cm 53×68,5. Photo credits Matteo Danesin e Nicola Eccher

LA DENUNCIA DI DE PASCALE: SIAMO ASSENTI MENTRE IL MONDO COLLASSA

Al di là dei muri di cinta, alberi in fiore e cieli sereni ammiccherebbero a realtà tranquille, ma non è così, perché i personaggi guardano altre rappresentazioni e non immaginano l’oltre.
Gli unici esseri viventi che si aggirano tra loro sono animali – orsi polari, pinguini, galline, tartarughe, cani, tigri, cervi, foche ed elefanti – il cui sguardo è rivolto verso lo spettatore. I loro occhi trasmettono una consapevolezza critica della situazione del reale, sapendo che da quegli spazi nessuno uscirà.
Gli umani, inconsapevoli, sono in una sorta di prigione e consumano arte, mentre intorno restano le tracce di sbarchi nel Mediterraneo, segni evidenti d’inquinamento ambientale, guardie armate, manifestanti, check-point e accampamenti di migranti – ormai una routine che non viene considerata da nessuno.
De Pascale, con questi tableau mourant, sembra mostrare e dire: “Ecco come viviamo, assenti mentre si consuma la distruzione sociale e culturale”.

– Claudio Cucco

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Claudio Cucco

Claudio Cucco

Claudio Cucco (Malles Venosta, 1954) attualmente è residente a Rovereto. I suoi studi di Filosofia sono stati fatti a Bologna, è direttore della Biblioteca di Calliano (TN) e critico d’arte. S’interessa principalmente di arte contemporanea e di architettura e dell’editoria…

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