A Pescara una mostra per celebrare i 20 anni della galleria Vistamare

Artiste e artisti che hanno contribuito alla storia ventennale della galleria Vistamare sono protagonisti della mostra costruita come un dialogo tra opere. Trasformando lo spazio in un gioco di rimandi, relazioni ed esperienze plurisensoriali.

Suoni da un’altra stanza è il titolo della mostra che celebra i vent’anni di attività della galleria Vistamare a Pescara, nata da un’idea di Benedetta, Federica e Vittoriano Spalletti. Riallacciandosi al tema di Camera Italia, esposizione inaugurale tenutasi nel 2001, il curatore Alessandro Rabottini riparte dalla stanza interamente decorata, la camera dipinta o camera picta, per mettere in scena differenti dialoghi tra gli artisti che hanno scritto la storia di Vistamare.

LA MOSTRA PER I 20 ANNI DI VISTAMARE

L’ispirazione viene sicuramente dallo spazio della galleria, ospitata in uno storico edificio del Settecento, caratterizzato da volte affrescate e da uno stretto dialogo tra pittura e architettura portato avanti da mostre e progetti che si sono susseguiti in questi due decenni. Nella mostra la stanza viene interpretata non solo come rifugio o spazio di meditazione individuale o di evasione, così come è stata vissuta da tutti noi durante la pandemia, ma come luogo del dialogo e della condivisione di esperienze estetiche e mentali. Lo stesso titolo allude a un andare oltre il dialogo tra i due artisti accolti in ogni sala. Un gioco di rimandi e richiami di immagini e suoni si innesca, infatti, da una stanza all’altra. È allora una storia a essere raccontata, fatta di relazioni, di amicizia, di scambio e forse anche di influenze e di comune sentire fra gli artisti in mostra. Tutti quanti i lavori contribuiscono a modificare la percezione stessa dell’architettura che li contiene.
Non singole opere d’arte, ma un’aggregazione di oggetti, fotografie, immagini statiche e in movimento che insieme partecipano alla trasformazione di uno spazio, facendone un’opera d’arte totale, un luogo di esperienza multisensoriale. Dall’ispirazione degli ambienti futuristi a quelli di Fontana fino all’importante relazione e fusione tra spazio architettonico e colore nei lavori di Ettore Spalletti, si dipana un percorso unito da una riflessione sul tempo, sulla narrazione, sulla messa in scena artistica, sulla luce e sulla percezione sinestetica che unifica lo spazio e lo ricrea.

Suoni da un’Altra Stanza. Exhibition view at Vistamare, Pescara 2021. Courtesy Vistamare – Vistamarestudio, Pescara Milano. Photo © Andrea Rossetti

Suoni da un’Altra Stanza. Exhibition view at Vistamare, Pescara 2021. Courtesy Vistamare – Vistamarestudio, Pescara Milano. Photo © Andrea Rossetti

DIALOGHI TRA ARTISTI

I meccanismi sottesi alla rappresentazione, l’illusione che si cela di essa, vengono indagati da Anna Franceschini e Jan Vercruysse. La volta dipinta che caratterizza lo spazio storico della galleria nelle altre sale viene rievocato dalla videoinstallazione della Franceschini, un tripudio di luci generato dall’oscillare dei pendagli di un lampadario. La decorazione del soffitto acquista così movimento, suscitando una serie di riflessioni. Alle pareti alcuni lavori di Vercruysse, cornici, specchi che racchiudono il vuoto, giocano sul concetto di assenza e sulla natura dello sguardo nell’arte. La percezione dell’opera da esperienza estetica, meditativa può divenire gioco di ruolo, tensione seduttiva come sottolineato dalla presenza di un dittico di immagini erotiche, unico riferimento iconico tra i lavori esposti nella sala.
Il contrasto tra luce e ombra, e la fusione tra parola e luce per suscitare riflessioni sul tempo e sull’esistenza, rappresentano il trait d’union fra le opere di Joseph Kosuth e Rosa Barba. Un orologio che vede scorrere in loop una pellicola su cui è impressa la parola yellow rappresenta la fusione tra il concetto di tempo e quello di luce. In alto una delle scritte luminose al neon di Kosuth, l’inizio dell’autobiografia di Nabokov, recita: La culla dondola sopra un abisso, e il buon senso ci dice che la nostra esistenza non è che un breve spiraglio di luce tra due buie eternità.
Parole che vanno oltre se stesse aprendosi a valenze sinestetiche.  La luce è ancora protagonista nelle opere di Ettore Spalletti, capace di fondere colore, sintesi geometrica e luce come in un dipinto di Piero della Francesca. L’unione tra pittura e scultura, bidimensionalità e tridimensionalità nei lavori dell’artista amplifica le potenzialità percettive dell’architettura. Alle pareti, in dialogo con Spalletti, Bethan Huws espone le sue vetrine. Vetrine per annunci, in cui le parole sono sostituite da sassi levigati dall’azione del tempo. I colori grigi, ocra si relazionano alla perfezione con quelli di Spalletti. L’assenza e il vuoto aprono le porte a una comprensione diversa del mondo che non passa solo attraverso la parola. Luce e colore raccontano il passaggio del tempo.

Suoni da un’Altra Stanza. Exhibition view at Vistamare, Pescara 2021. Courtesy Vistamare – Vistamarestudio, Pescara Milano. Photo © Andrea Rossetti

Suoni da un’Altra Stanza. Exhibition view at Vistamare, Pescara 2021. Courtesy Vistamare – Vistamarestudio, Pescara Milano. Photo © Andrea Rossetti

TEMPO E VISIONE

Dialoghi attraverso il tempo vengono innescati anche da Mimmo Jodice e Haim Steinbach. L’artista napoletano utilizza lo strumento del dittico per un viaggio attraverso il tempo, fatto di richiami e associazioni. Fisionomie note tratte dai capolavori del Museo di Capodimonte sono poste in relazione con volti sconosciuti, espressivi e del nostro tempo. Sull’accostamento tra due significati lontani, a volte antitetici, riflette anche Steinbach, che ricrea una mensola in cui a essere accostati sono una scultura figurativa e un’altra astratta. La copia in resina di un piedistallo che sorregge il vuoto svela i meccanismi della rappresentazione. E così l’arte si estende dai soffitti e dalle pareti agli oggetti per un’esperienza totalizzante e immersiva.
In stretto dialogo hanno lavorato gli artisti Polys Peslikas e Linda Fregni Nagler, ciascuno indagando il proprio linguaggio specifico, pittura e fotografia. Da una foto ritrovata che ritrae un gruppo di adolescenti con occhiali protettivi, disposti attorno a una fonte di luce in un luogo che rimanda a una casa di cura, Nagler ricava una frammentazione di immagini, ingrandite e sgranate. Gli occhi coperti dagli occhiali vengono ripresi da Peslikas che li ingrandisce, li svela e li rende simili ad astri. La visione è uno degli elementi che percorre la mostra, atto imprescindibile alla base della percezione estetica e della fruibilità dell’opera d’arte.

SPAZIO E PERCEZIONE

A richiamare il titolo della mostra, Suoni da un’altra stanza, è il dialogo tra Mario Airò e Armin Linke. Il diapason reinterpretato da Airò cercando una corrispondenza tra armonia cromatica e musicale, e le fotografie di Armin Linke, che ritraggono la moglie dell’artista mentre accorda l’arpa e l’interno di una camera riverberante, danno vita a una fruizione sinestetica che dischiude infinite possibilità di percezione dello spazio.

Antonella Palladino

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Antonella Palladino

Antonella Palladino

Ha studiato Storia dell’arte presso le Università di Napoli e Colonia, laureandosi in Conservazione dei Beni Culturali con una tesi dal titolo “Identità e alterità dalla Body Art al Post-Human”. Ha proseguito la propria formazione alla Fondazione Morra e poi…

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