Nella meravigliosa cornice settecentesca di Palazzo Vizzani a Bologna si inserisce in modo quasi dirompente l’opera di uno dei più stimati artisti italiani a livello internazionale, Alessandro Pessoli (Cervia, 1963). I maestosi spazi dell’associazione culturale Alchemilla, abitati a fine Settecento dal cardinal Lambertini, sono pervasi dall’energia ‘pop’ dell’artista con una mostra completa, che propone un excursus sui diversi linguaggi artistici utilizzati da Pessoli: pittura, scultura, disegno, opere in terracotta, con alcuni lavori realizzati appositamente per l’occasione.
PESSOLI A PALAZZO VIZZANI
City of God, il cui titolo è un omaggio all’omonimo film di Fernando Meirelles, è stata cucita su misura dall’artista e dal curatore Fulvio Chimento per gli ambienti settecenteschi di Alchemilla coerentemente con il metodo dell’artista stesso, che procede, come ricorda il curatore, “per ‘sovrapposizioni’ di tecniche e forme al tempo stesso antiche e moderne” in quello che si definisce “un rimescolamento continuo di formule che si rinnovano incessantemente”.
Così, anche l’arte antica di Palazzo Vizzani si rigenera in un costante gioco di contrasti che si concretizza tra l’antichità dei luoghi e la modernità delle opere di Pessoli, ma anche all’interno delle opere stesse, dove si incontrano tecniche, elementi e simbologie contrastanti.

LA VISIONE DI PESSOLI
Ironia e tragicità, dolcezza e dramma, bene e male. Nella City of God gli opposti coesistono in una perfetta tensione, dando vita a opere molto diverse tra loro, ma che si contraddistinguono tutte per la centralità della figura umana, così come per la presenza di elementi che al contempo la ‘disturbano’ o ‘attaccano’, quelli che l’artista definisce “grumi di realtà”.
Gelati, bocche, organi sessuali, pistole, cuori, riconducibili all’universo dei cartoon e del fumetto e talvolta apparentemente ironici e divertenti, i grumi di realtà sono elementi che l’artista sovrappone, spesso utilizzando la tecnica del collage, alle figure presenti. Quello che può sembrare un gioco, o, citando sempre Chimento, una sorta di ‘rebus’ da interpretare, cela in realtà una metafora intrinseca della vita. Così come il protagonista del film di Meirelles persegue e raggiunge i propri obiettivi nonostante la crudeltà che lo circonda, anche i ‘protagonisti’ di Pessoli resistono alle pressioni esterne, si fanno attraversare da esse, ma mai scalfire, in quella che diventa una vivace ed esuberante rappresentazione di resilienza.
‒ Laura Coppelli
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