Rimini contemporanea: inaugurato il nuovo museo PART

Sono più di sessanta, per ora, le opere d'arte contemporanea da scoprire nel nuovo museo di Rimini. Un museo dove le realtà del pubblico (gli edifici che lo ospitano) si fonde con il privato (la collocazione ospitata). Vi raccontiamo PART e i suoi progetti futuri.

Rimini è sempre più città d’arte. Le radici di questa tensione che attira verso il centro storico, quello del Tempio Malatestiano, dell’Arco di Augusto, di Castel Sismondo, affondano forse nella Biennale del Disegno che dal 2014 ha nutrito una rigenerazione di lunga durata che per il prossimo futuro prevede altri grandiosi progetti, come il Museo Internazionale Federico Fellini.
Da qualche settimana nella città romagnola ha aperto i battenti un nuovo museo allestito non in una sede periferica, magari uno spazio ex industriale come se lo era inizialmente immaginato una delle protagoniste di questa operazione, Letizia Moratti, ma in centro, che più centro non si può. A sorpresa il Comune ha offerto come location l’accoppiata dei palazzi medievali dell’Arengo e del Podestà, affacciati su piazza Cavour con le loro architetture merlate, gli archi a sesto acuto, le sequenze di quadrifore.

LA COLLEZIONE DI SAN PATRIGNANO AL PART

Il PART ‒ Palazzi dell’Arte Rimini è nato con uno scopo ben preciso e innovativo nel panorama italiano: quello di ospitare la collezione della Fondazione San Patrignano, costituita al 100% da opere donate da artisti, galleristi, collezionisti in base a una formula molto usata nel mondo anglosassone, quella dell’endowment. In sostanza, è stato raccolto un piccolo tesoretto sotto forma di opere d’arte che devono essere obbligatoriamente conservate per almeno cinque anni, poi possono essere vendute per far fronte a esigenze straordinarie legate alla lotta alle dipendenze della Fondazione San Patrignano; la proprietà è inoltre tenuta a valorizzarle e a esporle al pubblico, e la scelta sul “dove” è ricaduta proprio su Rimini, non solo per l’ovvia prossimità geografica, ma anche per il clima culturale frizzante, la visione di lunga durata delle amministrazioni e la loro aspirazione alla rigenerazione urbana tramite l’arte, anche per sfatare i vecchi stereotipi che legano Rimini solo alle spiagge, al divertimento, alla piadina.

David Tremlett con i ragazzi di San Patrignano

David Tremlett con i ragazzi di San Patrignano

PART: UN CONTENITORE MEDIEVALE

Un’operazione di tutto rispetto quindi, e che ha comportato una spesa di 3 milioni e 200mila euro per i lavori di restauro, allestimento, illuminotecnica: ora, su una superficie di 1770 metri quadrati, sono esposte 62 opere d’arte contemporanea, compreso l’intervento site specific che accoglie i visitatori una volta varcate le antiche porte: è un dipinto murale di David Tremlett che, con l’aiuto dei ragazzi di San Patrignano, ha campito le pareti citando i colori del Tempio Malatestiano di Leon Battista Alberti. Ma qual è il fil rouge di questo insieme di opere eterogenee, che spaziano da un enorme volto scolpito di Igor Mitoraj a una fotografia di Vanessa Beecroft, da un ricamo di Francesco Vezzoli ai sempre emozionanti monocromi di Ettore Spalletti? Ciò che le accomuna è il concetto del “dono”, sottolinea Letizia Moratti che con il marito Gian Marco sono stati le autentiche anime del progetto pensato nel 2017, invitando amici collezionisti a condividerlo. Ma tornando alla raccolta così come si compone oggi, gran parte dei lavori raccontano anche il disagio da un lato, e il dialogo dall’altro: tutte parole chiave che sottendono la missione di recupero dalle dipendenze della comunità.

GLI SPAZI E IL FUTURO DI PART

L’allestimento non è stata impresa facile: prima di tutto perché esigeva il rispetto e la tutela degli edifici del XIII e XIV secolo, in secondo luogo perché le opere di un insieme così eclettico, pur sostenuto dalla coordinamento curatoriale di Clarice Pecori Giraldi, non sempre dialogano tra loro: l’architetto Luca Cipelletti le ha allora messe in relazione con il contenitore, ottenendo un risultato di ampio respiro e riuscendo persino a installare nell’enorme salone dell’Arengo l’affresco strappato con il Giudizio Universale di Giovanni da Rimini (1310 circa), proveniente dalla chiesa di Sant’Agostino il cui campanile, non a caso, si scorge dalle finestre dello stesso salone.
Un traguardo raggiunto, e in tempi brevissimi peraltro, ma Rimini e il suo sindaco Andrea Gnassi non si fermano qui: PART è work in progress e si sta tuttora lavorando per creare un legame con il vicinissimo Teatro Galli, facendo uscire le opere del museo per invadere le adiacenze, e pure il giardino dietro ai palazzi medievali verrà utilizzato come spazio aperto del museo, in una continua compenetrazione tra dentro e fuori. Il prossimo step prevede inoltre la costituzione di un comitato di indirizzo, presieduto dalla curatrice Pecori Giraldi, che sovrintenderà tutti i progetti futuri legati al nuovo polo dell’arte contemporanea riminese, su cui ha scommesso anche il Ministero dei Beni Culturali che, grazie al Piano Strategico “Grandi Progetti Beni Culturali”, ha stanziato 1,5 milioni di euro destinandoli al Comune di Rimini.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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