Autunno contemporaneo al Museo Novecento di Firenze

Andrea Francolino, Rocco Gurrieri e Irene Montini sono i protagonisti delle due mostre in corso nel museo di Piazza Santa Maria Novella, che così conferma la propria vocazione verso il contemporaneo. In attesa della monografica su Henry Moore, a quasi cinquant’anni dalla mostra al Forte Belvedere.

Sono stati i figuranti in costume del Calcio Storico Fiorentino e del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina a sventolare nel cuore della città di Firenze le ventotto bandiere dell’installazione Humus, successivamente riallestita nel cortile del Museo Novecento dove resterà fino al 17 dicembre. Con questo intervento, l’artista barese Andrea Francolino, classe 1979, prosegue il percorso intrapreso con la ricerca Econcrethic – neologismo esito della crasi tra i vocaboli eco, etico e concreto –, mantenendo fede ai suoi ambiti tematici – dall’emergenza climatica al ruolo delle comunità per arginarla – e all’impiego dei materiali naturali. E in effetti per i vessilli mossi dal vento autunnale fiorentino, identici per finitura e colore, ma singolarmente contrassegnati dalle coordinate GPS delle sedi dei parlamenti europei, è stato utilizzato unicamente telo di iuta grezza. La stessa materia adottata in agricoltura per la pratica della pacciamatura, che consiste nella protezione del terreno affinché sia al riparo dall’erosione e provvisto di adeguate condizioni di umidità e temperatura.

Andrea Francolino, Humus, 2020. Museo Novecento, Firenze 2020. Photo Leonardo Morfini

Andrea Francolino, Humus, 2020. Museo Novecento, Firenze 2020. Photo Leonardo Morfini

IL CROLLO DELLE DIFFERENZE NELL’OPERA DI FRANCOLINO

Accompagnata dal suono ininterrotto degli inni degli Stati membri dell’UE e da quello dell’Unione, diffuso nello spazio all’aperto del museo, l’installazione pone l’accento sulla comune sorte dei cittadini europei (e, per estensione, dell’intero pianeta). A essere messe in discussione paiono quelle differenze che, nei secoli, sono state elevate a fondamento delle identità culturali nazionali. L’intento, tuttavia, non è sovversivo: Francolino, infatti, con la disposizione delle sue “bandiere marchiate” evoca la collocazione dei rappresentanti di ciascun Paese in occasione delle assemblee in cui vengono adottate decisioni comunitarie, riconoscendo così piena legittimità a questi appuntamenti, fondamentali per le nostre condivise sorti. L’artista, che da alcuni anni indaga il tema della crepa, riconosce che la questione ambientale non è più derogabile nelle agende nazionali e collettive. E l’Humus, cui fa riferimento il titolo del progetto, diviene il fondamentale mix di sostanze che ciascuno, indipendentemente dalla propria collocazione GPS, è chiamato a salvaguardare. Prima di tutto il resto.

LA FIABA NERA DI INCANTO

Il registro cambia vertiginosamente in Incanto, la mostra-proiezione con cui il duo di fotografi e registi fiorentini Irene Montini e Rocco Gurrieri esordisce in un’istituzione pubblica italiana. È inevitabile provare spaesamento e attrazione dinanzi alla carica cromatica, alla densità di incongruenze e allo styling maniacale delle sei fotografie in grande formato esposte al primo piano: la genesi di questi scatti si deve all’inedito e omonimo film, prodotto dal Museo Novecento, presentato al livello superiore. Incanto è la fiaba noir delle due ammalianti sorelle abbandonate un’estate dalla madre in un’enigmatica casa di campagna. Ma è anche il racconto della ragazza che, in un tempo senza dubbio successivo ma altrettanto indecifrabile, cerca di ripercorrerne le tappe, a partire dalla scoperta della scultorea “pianta aliena” progettata dallo scenografo Matteo Pucci e anch’essa in mostra.

Irene Montini e Rocco Gurrieri, Incanto, 2020. Courtesy gli artisti

Irene Montini e Rocco Gurrieri, Incanto, 2020. Courtesy gli artisti

IL FILM DI MONTINI E GURRIERI

È così che, tra suoni e immagini, ci si introduce (o forse si viene rapiti?) in una dimensione seducente e crudele, in cui la grazia degli abiti e degli accessori fashion stride con la raffica di ambiguità e con i funesti presagi. I contrappunti realizzati con la tecnica dello spot motion enfatizzano l’estraneità della prima opera filmica di Montini-Gurrieri a un unico genere cinematografico, definibile a priori. E incoraggiano a interrogarsi su quale potrà essere il prossimo (onirico) passaggio del duo, che dal 2017 si è fatto strada fra moda, illustrazione, animazione ed editoria.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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