Coronavirus nel mondo. Da New York a Parigi, dopo i musei chiudono anche le gallerie

Come un effetto domino, (quasi) tutto il mondo galleristico occidentale chiude le porte al virus. Anche Antoine Levi a Parigi posticipa l’inaugurazione del nuovo spazio nel Marais. Ne abbiamo parlato con lui

La chiusura dei musei più importanti del mondo e il repentino inasprirsi dell’emergenza sanitaria in corso, ha convinto a cascata quasi tutto il mondo galleristico occidentale a prendere adeguate misure per contenere il diffondersi del contagio, anche se non espressamente richieste dai rispettivi governi di appartenenza. Dopo lo sbarramento di Metropolitan, Prado e Louvre, è un susseguirsi in queste ore di note stampa da parte delle più prestigiose gallerie di New York, Madrid e Parigi (ma anche d’Oltremanica come Edel Assanti di Londra, aperta solo su appuntamento) che annunciano interventi cautelativi: da Gladstone Gallery che chiude la sua sede newyorchese e di Brussels, a Kaufmann Repetto che tiene aperto lo spazio di New York solo su appuntamento, fino alla madrilena Galeria Pilar Serra che sospende ogni attività a data da destinarsi.

CHIUSURE IN FRANCIA

Ma è in Francia che – anche quando le raccomandazione governative di fermare le attività o a limitarle erano blande prima del lockdown annunciato dal Primo Ministro Philippe – si è assistito ad un’impennata di chiusure in anticipo rispetto alle prescrizioni pubbliche, sulla scia recente di importanti istituzioni come il già citato Louvre, la Fondation Cartier e, da fuori Parigi, il Musée d’art moderne di Saint-Étienne e il LaM, museo di arte moderna e contemporanea di Lille, in mezzo alla campagna delle Fiandre francesi, che ha annunciato lo stop definitivo dal 17 marzo (quindi è possibile che si estenda il tempo indeterminato per tutti a partire da quella data). Tutte le gallerie a Parigi sono chiuse. Ma tra le realtà che hanno precorso i tempi ci sono la Perrotin che ha serrato anche gli spazi di New York, Hong Kong, Shanghai e Seul, mentre quello di Tokyo rimarrà aperto ma monitorato; e poi quelle per metà “italiane” che hanno capito in anticpo cosa stava per succedere come Balice Hertling e Antoine Levi. “Qui in Francia sembra che non si prendano ancora misure troppo drastiche come in Italia, e ci sembra strano”, dichiara ai nostri microfoni Antoine Levi, condirettore insieme a Nerina Ciacci dello spazio nato nel quartiere di Belleville che si apprestava a fare il salto in centro, nel novero di gallerie establish al Marais, precisamente in zona Arts & Métiers. “Abbiamo rimandato il vernissage del nuovo spazio con la mostra di Alina Chaiderov ad una data da definirsi a breve, non volevamo rischiare contagi per lo staff, l’artista e i visitatori, sarebbe stato irresponsabile aprire adesso e la salute passa prima di ogni cosa. Anche se alcune gallerie non fermano le loro attività o neppure posticipano le loro inaugurazioni, siamo in attesa come tanti altri nostri colleghi di saperne di più sui comportamenti da tenere”.

LE GALLERIE CHE CHIUDONO

A proposito della nuova sede in Rue de Turbigo, si tratta di uno spazio di 110 mq su due livelli con affaccio su strada: il piano terra sarà dedicato alla zona espositiva e all’ufficio, mentre il seminterrato servirà da deposito climatizzato e per la logistica. “Il progetto di ristrutturazione è stato diretto dall’incredibile studio Nicolas Dorval-Bory Architectes di Parigi, che conosciamo molto bene e confidiamo nelle loro idee di miglioramento e di attenzione nei confronti delle condizioni espositive dello spazio che è stato per vent’anni una boutique di tessuti di lana, con alti soffitti per un piano terra, che non succede quasi mai a Parigi. Gli architetti e noi lo abbiamo immaginato come un lightbox, giocando sul contrasto tra l’immagine di un interno di Haussmann e le rigorose linee razionaliste moderne”, continua Levi che aggiunge. “Abbiamo aperto la galleria nel 2013 a Belleville, un luogo favoloso per la nascita del nostro progetto e lo sviluppo delle nostre idee. Lo spazio era molto pratico, ma sentivamo che gli artisti avevano bisogno di qualcosa di nuovo, e anche noi, una nuova sfida e un nuovo contesto. Nerina e io ci siamo presi del tempo e abbiamo cercato per un anno e mezzo un nuovo spazio a Parigi, adatto alle nostre idee di crescita e programmazione, una sorta di rampa di lancio per aggiornare e consolidare ciò che è stato fatto finora con i nostri artisti”.

Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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