Morto nel suo Abruzzo Ettore Spalletti. Aveva 79 anni

Il pittore si è spento a Spoltore, a poche ore di distanza dalla notizia della morte del gallerista Cesare Manzo

È morto a Spoltore (PE) a 79 anni Ettore Spalletti, tra i più grandi artisti italiani del Novecento. La notizia della scomparsa del pittore e scultore arriva a poche ore di distanza dalla morte dello storico gallerista di Pescara Cesare Manzo.

Ettore Spalletti. Photo credit Azzurra Ricci

Ettore Spalletti. Photo credit Azzurra Ricci

LA PITTURA DI ETTORE SPALLETTI. TRA MANUALITÀ E SPIRITUALITÀ

Nato a Cappelle sul Tavo nel 1940, Spalletti fa parte di quel gruppo di artisti italiani che, negli anni Settanta, scelse la pittura come strumento della propria ricerca artistica. Il linguaggio e lo stile di Spalletti si distinguono per la sua vicinanza all’arte cinetica, evidente nella sua propensione a creare, attraverso una peculiare ricerca cromatica, un legame tra lo spettatore e l’opera. Un colore, tra tutti, è tra i più evocativi e carichi di significato nella pittura di Spalletti, l’azzurro, grande protagonista delle stanze dell’obitorio di Garches ristrutturate dall’artista nel 1996: qui gli azzurri avvolgono e ingentiliscono gli ambienti, rendendolo accogliente e trasformandolo in un luogo quasi sacrale.
Una pratica pittorica che diventa rituale, votata al trascendente, perfettamente raccontata da Alessandra Galletta nel documentario Ettore Spalletti, Italia, un film di LaGalla23, la casa di produzione fondata dalla regista del film. Qui l’opera di Spalletti viene raccontata attraverso lo studio della sua pratica ma anche con il racconto della vita quotidiana del maestro, un’esistenza semplice e stanziale, vissuta profondamente, che offre molteplici spunti per la comprensione della sua poetica. E poi c’è la Cappella della clinica Villa Serena a Città Sant’Angelo, una piccola chiesa che Spalletti, insieme a sua moglie, l’architetto Patrizia Leonelli, ha rinnovato, creando uno spazio in cui le forme e i colori diventano i vettori per l’immersione spirituale: “negli interni”, scrive Bianca Felicori, “la compenetrazione tra arte e architettura si manifesta con pienezza grazie all’intervento di Spalletti che ha trasformato lo spazio in un’opera d’arte totale. Ogni elemento della cappella è stato concepito dall’artista, dall’altare di marmo bianco alla Madonna Immacolata ricoperta di polvere azzurra. Pittura e scultura, colore e luce interagiscono armonicamente con lo spazio, facendo dimenticare l’ormai consolidata separazione tra le due discipline. Una sintesi estrema che testimonia come la pratica artistica di Spalletti si riconosca da sempre nel suo rapporto con lo spazio in senso fisico”. La prima italiana del film Ettore Spalletti, Italia è in programma il prossimo 16 novembre allo Schermo dell’Arte di Firenze.

Ettore Spalletti, Italia from Artribune Tv on Vimeo.

LA LAUREA HONORIS CAUSA IN ARCHITETTURA

Per la capacità di fondere e infondere la sua pittura negli spazi architettonici, nel 2017 la Facoltà di Architettura di Pescara ha conferito a Spalletti la Laurea Honoris Causa. “Non provo nemmeno a fare una lezione, non saprei farla”, ha commentato l’artista durante la cerimonia, per poi ricordare gli anni  Settanta, quelli in cui “si viveva di poesia, musica, cinema e di passeggiate sul mare. Adesso, tornando a camminare sulla riva, davanti a questo dono  meraviglioso che ci è stato dato, che riempie la città di qualcosa di speciale, ho pensato che forse sta succedendo qualcosa di straordinario: che nel futuro vivremo per dare, non per avere come sta accadendo adesso. Quando riusciremo a pensare alla nostra vita e al desiderio del dare, allora penso che le strade diventeranno dritte, i palazzi si allineeranno nel desiderio di costruire una via ospitale. Le colline si ammorbidiranno e scenderanno sul mare come delle poesie. Questo verde che aleggia sul mare un tempo ci restituiva  qualcosa che ancora oggi mi porto dentro come desiderio. Non so dirvi di più”.

Ettore Spalletti, Salle des départs, 1996. Hôpital Raymond Poincaré, Garches Parigi, 1996. Photo credits Attilio Maranzano

Ettore Spalletti, Salle des départs, 1996. Hôpital Raymond Poincaré, Garches Parigi, 1996. Photo credits Attilio Maranzano

LA MOSTRA DI ETTORE SPALLETTI IN CORSO A MONACO

È in corso fino al prossimo 3 novembreal NMNM Nouveau Musée National de Monaco a Montecarlo, Ombre d’azur, transparence, mostra a cura di Cristiano Raimondi dedicata a Ettore Spalletti.“Qui c’è il mare addosso”, diceva l’artista nella recensione scritta da Ludovico Pratesi, suggerendo un possibile parallelo tra Monaco e la sua città natale, Pescara. “Ho cominciato a lavorare alla mostra due anni fa, con il registro della delicatezza che appartiene a questa fase della mia vita”. Ognuna delle sale è un ambiente a sé, dove le opere dialogano con lo spazio secondo armonie spaziali e cromatiche: il rosa pallido degli intonaci, l’ocra chiaro dei pavimenti a mosaico, il verde delle foglie delle vetrate, le venature dell’alabastro, simili a schiume marine. “Distribuita su tre piani senza un percorso prestabilito”, scrive Pratesi, “Spalletti reinterpreta le sale della villa con ventinove opere, tra le quali molte realizzate appositamente, che punteggiano come una sinfonia le sale illuminate a led, secondo una serie di corrispondenze intime e quasi segrete, volute dall’artista”. E ciò che maggiormente colpisce dell’arte di Spalletti è la sua capacità di fondere cromie e luci, dando vita a una poesia visiva muta e vibrante allo stesso tempo: “davanti ai pastelli astratti di Spalletti, imbevuti di luce mediterranea”, continua Pratesi, “non si può non ricordare la pittura di Paul Cézanne, che si ritirò in Provenza a dipingere l’icona di un paesaggio dove la realtà si fa ossessione e pensiero, dominato dalla mole del Mont Sainte-Victoire, simile alla Bella addormentata d’Abruzzo, il profilo montuoso che si staglia nei primi dipinti di Spalletti. Così il genius loci si fa linguaggio e suggestione, evocando una spazialità indefinita, in equilibrio tra la natura dell’opera e l’intensità dello sguardo, capace di cogliere l’essenza di un attimo pervaso da una poesia senza tempo”.

Alessandra Galletta, Ettore Spalletti, Italia (2017). Still da film

Alessandra Galletta, Ettore Spalletti, Italia (2017). Still da film

LE PAROLE DI ETTORE SPALLETTI

In occasione della mostra a Monaco, lo scorso giugno Artribune ha intervistato Ettore Spalletti, raccontando le sue impressioni sulla città e su Villa Paloma. E naturalmente, non potevano mancare impressioni e sensazioni suscitate dai colori dei paesaggi e degli ambienti: “la luce di Villa Paloma è molto bella”, raccontava l’artista. “Quando sono arrivato sulla terrazza di fronte al museo ho sentito che l’azzurro intenso del mare mi era quasi addosso. Ho chiesto di aprire tutte le finestre, è stata una grande emozione. Ho trovato uno spazio molto familiare, non c’era l’idea dello spazio museale, ma c’era di più, e meglio per me: l’idea dell’accoglienza. E alla domanda “cosa rappresenta questa mostra per te, rispetto alla tua carriera?”, Spalletti ha risposto: “un nuovo amore per la città e per la Costa Azzurra che non conoscevo. Nuovi amici diventati subito cari. Il titolo della mostra è Ombra azzurra, trasparenza. Alla mia età sento che tutte le cose si ingentiliscono. Se qualcuno mi tocca la mano, sento che la pelle è diventata più fragile. Mi sento come un cristallo, che non è il vetro e non è nemmeno la pietra preziosa”.

LE MOSTRE DI ETTORE SPALLETTI

Le opere di Spalletti sono state presentate a Documenta di Kassel (1982, 1992) e alla Biennale di Venezia (1982, 1993, 1995, 1997). Sempre negli anni Novanta l’artista ha realizzato mostre personali a Parigi (Musée d’art moderne de la Ville de Paris, 1991), New York (Osmosis, S. R. Guggenheim Museum, 1993, con Haim Steinbach), Anversa (Museum van Hedendaages Kunst, 1995), Strasburgo (Salle des fêtes, Musée d’art moderne et contemporain, 1998-99), Napoli (Museo nazionale di Capodimonte, 1999), Leeds (Henry MooreFoundation, 2005).

Ettore Spalletti. Exhibition view at GAM – Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, Torino, 2014. Photo credits Werner J. Hannappel

Ettore Spalletti. Exhibition view at GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino, 2014. Photo credits Werner J. Hannappel

LA GRANDE MOSTRA DI SPALLETTI TRA ROMA, TORINO E NAPOLI

Un’impresa quasi epica, quella di riuscire a mettere in sinergia tre diverse istituzioni museali italiane per realizzare una mostra diffusa su tutto il territorio nazionale, dedicata a uno dei più grandi artisti del Paese. È accaduto per Ettore Spalletti, con la mostra Un giorno così bianco, così bianco, allestita al Maxxi di Roma, alla GAM di Torino e al Museo Madre di Napoli nel 2014. La mostra diffusa si è aperta al Maxxi con un progetto caratterizzato da una grande installazione ambientale concepita appositamente per questa occasione, per poi proseguire alla GAM di Torino un’ampia selezione di opere provenienti dallo studio dell’artista e da importanti collezioni private, e concludersi al Madre di Napoli con un articolato excursus formato da opere sia storiche che recenti, ripercorrendo tutto il percorso artistico di Spalletti, dagli esordi fino agli ultimi anni.

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Redazione

Redazione

Artribune è una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte e alla cultura contemporanea, nata nel 2011 grazie all’esperienza decennale nel campo dell’editoria, del giornalismo e delle nuove tecnologie.

Scopri di più