Contemplazione e percezione: la collezione Panza e l’opera di Sean Scully in dialogo a Villa Panza

“Una collezione non è un semplice assembramento di opere; essa propone esperienze da vivere e condividere. Collezionare per me non significa solo possedere, è un modo d’essere, un’attitudine filosofica che riguarda la mia ricerca di pienezza che desidererei condividere”, diceva Giuseppe Panza di Biumo.

Lungo il suo intero percorso collezionistico, Giuseppe Panza di Biumo è attratto da quelle tendenze artistiche in grado di dare voce al vuoto attivo dello spazio e del pensiero, con una particolare sensibilità per il colore, la luce e per il dispositivo della “finestra” che collega interiorità ed esteriorità, interpretando così la sua collezione come un’avventura intellettuale e un percorso spirituale.
Alcuni dei temi e delle sensibilità che Giuseppe Panza ricerca nelle opere che colleziona ricorrono nella produzione di Sean Scully, artista americano di origini irlandesi, classe ‘45, a cui il FAI ha dedicato una personale inaugurata a Villa e Collezione Panza lo scorso aprile. L’idea e le ragioni della mostra prendono dunque corpo dall’identità a dai caratteri che hanno segnato, nel tempo, la storia della villa e della collezione di Giuseppe Panza di Biumo.

Giuseppe Panza di Biumo, ph Giorgio Majno, credit FAI Fondo Ambiente Italiano

Giuseppe Panza di Biumo, ph Giorgio Majno, credit FAI Fondo Ambiente Italiano

Sean Scully non è un artista che appartiene alla collezione storica di Panza, ma dalla consultazione dell’archivio Panza Papers, conservato al Getty Research Institute di Los Angeles, emergono corrispondenze indirizzate a Giuseppe Panza datate 1980 da parte della galleria Caldwill di New York con l’intento di invitarlo a conoscere il lavoro di Scully. Durante la visita allo studio newyorkese dell’artista nel 1989, Panza manifesta un particolare interesse per la concretezza e la solennità di White Window (1988), un dipinto che entrerà poi nella collezione della Tate Gallery di Londra. In questo lavoro il Maestro apre lo spazio pittorico a un “inserto” che allude al motivo della “finestra” e che si fa metafora della connessione tra mondo esteriore e mondo interiore. Tale dispositivo richiama la tensione all’infinito, ricercata dal Conte Panza e che trova, nella relazione simbiotica tra architettura, natura e paesaggio della villa varesina, il suo compimento ideale.

Sean Scully, credit Sean Scully Studio

Sean Scully, credit Sean Scully Studio

IL LINGUAGGIO DELLA LUCE

Come per Panza anche per Scully la luce è stata certamente un elemento centrale delle loro ricognizioni: il titolo della sua personale a Villa Panza, Long Light, è scelto dall’artista in omaggio all’omonimo dipinto del 1997 oggi conservato al MAMbo di Bologna. Nonostante la tela non sia in mostra a Varese, resta tuttavia l’importante messaggio contenuto in questo lavoro, testimonianza diretta della centralità della luce nella riflessione personale dell’artista americano che nel 2000 scrive: “Un amico mi ha chiesto se i dipinti parlassero. Ho detto sì: ma con il linguaggio della luce. I dipinti parlano con il linguaggio della luce. Silenzioso: con una luce interiore. Una luce esteriore che è l’immagine e una luce interiore che è l’anima”.

Sean Scully, Long Light installation view, Villa e Collezione Panza. Ph Michele Alberto Sereni, Courtesy Magonza. Credi FAI - Fondo Ambiente Italiano-3

Sean Scully, Long Light installation view, Villa e Collezione Panza. Ph Michele Alberto Sereni, Courtesy Magonza. Credit FAI – Fondo Ambiente Italiano

D’altro canto gli aspetti spirituali e filosofici dell’arte e l’idea di arte come metafora della luce costituiscono ancora oggi l’intramontabile eredità che Panza di Biumo lascia attraverso la sua collezione. In occasione dell’attuale mostra l’artista ha realizzato anche un intervento site-specific nella serra, nel giardino formale della villa, intitolato Looking Outward in cui sperimenta l’uso del vetro attraverso una landline di ventisette windows composte da variegate partiture di colori orizzontali. Giocando con questa preziosa landline di vetri, l’artista trasforma la serra del giardino in un raffinato caleidoscopio di luci e cromie conferendo ancora una volta all’arte il delicatissimo compito di traghettare e unire mondi diversi.

SPOGLIARSI FINO AL NULLA

Un altro elemento condiviso è l’approccio a un linguaggio di matrice minimalista che, se per Panza di Biumo è stato un indicatore fondamentale nella sua ricerca, per Scully ha costituito un passaggio importante nella sua produzione artistica: nei primi anni ‘70 con opere come Change 1, Fort #1 e Upright Horizontals Red Black, l’artista attiva un processo di riduzione della tavolozza, con l’obiettivo – com’egli ebbe a dire – di “spogliarmi fino al nulla” anche se, già a partire dai primi anni ’80, Scully ne prenderà le distanze evidenziando così un netto discrimine tra premesse comuni ed esiti opposti.

James Turrell, Virga, Varese 1976, credit FAI Fondo Ambiente Italiano

James Turrell, Virga, Varese 1976, credit FAI Fondo Ambiente Italiano

Le opere convocate in mostra sono state dunque individuate per raccontare i due aspetti dell’indagine di Scully, quello meditativo da una parte e quello emozionale dall’altra mentre il palinsesto della mostra è stato concepito per stimolare un dialogo poetico con l’architettura del museo, i suoi spazi, gli ambienti interni ed esterni e le opere. La sua poetica, espressiva e minimalista allo stesso tempo, e il suo studio sul colore, il gesto, gli equilibri, le geometrie e la luce si traducono in un l’intreccio di linguaggi e forme espressive che trascrivono la tensione al sublime, un sentire idealmente condiviso con Giuseppe Panza di Biumo.

– Anna Bernardini
Direttore FAI – Villa e Collezione Panza

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Anna Bernardini

Anna Bernardini

Anna Bernardini (Milano, 1968), è storico dell’arte e curatore. Laureata in Storia dell’Arte all’Università Statale di Milano con una tesi sul Seicento Lombardo, dal 1998 Conservatore e Direttore dei Musei Civici di Varese con, tra le altre, le mostre: Pietro…

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