Cinque artisti e cinque gallerie. A Reggio Emilia

Sedi varie, Reggio Emilia – fino al 1° giugno 2019. Cinque artisti, cinque gallerie, un premio e una città: è il Focus che la vivace città emiliana dedica all'arte contemporanea.

Non sono certo nuove le iniziative che vedono lavorare insieme, con diversi progetti ma un unico obiettivo – quello della conoscenza, della visibilità e di una buona dose di sintonia, anche tra soggetti in diretta e sana concorrenza – le gallerie private di Reggio Emilia. E lo fanno sotto il marchio della rete di “In Contemporanea” coordinata da Margherita Fontanesi, che tra le altre iniziative prevede una giornata inaugurale comune capace di coinvolgere tutti i suoi protagonisti. Oltre alla solita edizione autunnale, quest’anno alcune gallerie, cinque in particolare, propongono un ulteriore appuntamento primaverile nato dalla collaborazione con l’Associazione Culturale Arteam e dal premio collegato: nell’edizione del 2018 i galleristi hanno infatti potuto selezionare tra i partecipanti del contest gli artisti più validi e maggiormente in linea con le preferenze, anche commerciali, delle gallerie stesse, e dal 4 maggio sono state aperte al pubblico le rispettive mostre monografiche. Vi presentiamo i cinque nomi premiati che ora si ritrovano, tutti insieme, nel centro emiliano.

EVITA ANDÚJAR ‒ GALLERIA DE’ BONIS

Evita Andújar, Stolen Selfie 33 o Sopra le nuvole, 2019. Courtesy Galleria de’ Bonis

Evita Andújar, Stolen Selfie 33 o Sopra le nuvole, 2019. Courtesy Galleria de’ Bonis

Che Stanislao De Bonis e il suo team abbiano una spiccata predilezione per la pittura figurativa (spesso in galleria, per fare un solo esempio celebre, fanno la loro comparsa dei notevolissimi Guttuso, talvolta anche con preziose esposizioni dedicate), non è una novità.
E allora la scelta è caduta inevitabilmente e meritatamente sulla spagnola Evita Andújar (Ècija, Siviglia, 1974). Le sue tele sono spesso definite “liquide” per le pennellate volutamente allungate, veloci, “capaci di trasformare l’immanenza del soggetto in una visione mistica”, come dichiara la curatrice Chiara Serri, e, pur nel rispetto della figura umana, conferiscono un accento assolutamente contemporaneo alle opere. I soggetti, prevalentemente donne in interni domestici, derivano da autoscatti pubblicati dagli utenti su Instagram – lo dichiara il titolo della serie, Stolen Selfies –, altro aspetto di indubbia attualità della ricerca della pittrice.

Reggio Emilia // fino al 1° giugno 2019
Evita Andújar ‒ È molto più facile essere liquidi che in equilibrio
GALLERIA DE’ BONIS
Viale dei Mille 44/D
www.galleriadebonis.com/

PATRIZIA NOVELLO ‒ VICOLO FOLLETTO ART FACTORIES

Patrizia Novello, Troppo lungo da aspettare, 2017. Photo Francesca Iovene. Courtesy Vicolo Folletto Art Factories

Patrizia Novello, Troppo lungo da aspettare, 2017. Photo Francesca Iovene. Courtesy Vicolo Folletto Art Factories

La scrittura è memoria, e quando il font è del genere typewriter – simile a quelli impiegati sulle vecchie macchine da scrivere –, la memoria corre a un passato ancor più lontano, che nel caso della serie Le Carte di Patrizia Novello (Milano, 1978) si riferisce al ritrovamento di un antico libro di famiglia intitolato Manuale per ben comporre le lettere. Negli spazi di Vicolo Folletto Art Factories, una delle più recenti, nonché interessanti, realtà private di Reggio Emilia, l’artista ha portato anche opere di altre serie che si distinguono tutte per la presenza della parola e delle lettere – pur nelle varie declinazioni di racconto –, per il costante accento autobiografico e per il fondo steso con stratificazioni di colore, sia esso il bianco sporco simile alla carta, sia il rosso pompeiano: ingredienti semplici e minimi, ma che, grazie a una “impaginazione” attenta ed equilibrata, riescono a suscitare in chi le osserva la netta sensazione che quelle poche righe siano preludio di ben più consistenti narrazioni.

Reggio Emilia // fino al 1° giugno 2019
Patrizia Novello ‒ La potenza della parola
VICOLO FOLLETTO ART FACTORIES
Vicolo Folletto 1
www.vicolofolletto.it

GIANLUCA PATTI ‒ BONIONI ARTE

Gianluca Patti, Floating Noise, Blue #2, 2019. Courtesy Bonioni Arte

Gianluca Patti, Floating Noise, Blue #2, 2019. Courtesy Bonioni Arte

Materiali, spesso sintetici o di origine industriale, stanno alla base dell’opera di Gianluca Patti (Monza, 1977): dalle resine al cemento, dal pluriball al cartongesso, le serie esposte presso Bonioni Arte hanno una forte impronta informale, interpretata tuttavia con mezzi attuali e garantita da una sorta di griglia visiva a cui si sovrappongono sedimentazioni cromatiche, siano esse in una sola tonalità – che tuttavia la luce, unita alle superfici lucide, riesce a rendere cangiante – o in policromia. Alle frequenze e ai rumori fanno riferimento i titoli delle opere, e osservandole l’occhio tende a percepire quel gioco sottile tra le piccole bolle riempite di pigmenti e gli interventi diretti dell’artista, finalizzati “a ottenere autentiche ‘trappole visive’, che associano al movimento brulicante della superficie l’estrema attenzione rivolta alla composizione” (Chiara Serri).

Reggio Emilia // fino al 1° giugno 2019
Gianluca Patti – Memoria onirica
BONIONI ARTE
Corso Garibaldi 4
www.bonioniarte.it/

SERENA PICCININI ‒ GALLERIA 8,75 ARTECONTEMPORANEA

Serena Piccinini, Pinza prepotente (Coleottero Imperatus), dalla serie Il giardino della vita immobile, 2016. Courtesy Galleria 8,75 Artecontemporanea

Serena Piccinini, Pinza prepotente (Coleottero Imperatus), dalla serie Il giardino della vita immobile, 2016. Courtesy Galleria 8,75 Artecontemporanea

Inevitabile, quando gli insetti compaiono in opere d’arte contemporanea, pensare alle potenti realizzazioni di Jan Fabre. E coleotteri, scarabei, farfalle e tutto l’universo dell’entomologia sembrano essere molto di moda tra i giovani artisti. Come lo sono i semi, i rametti, i soffioni, insomma la piccola e grande natura che spesso inconsapevolmente calpestiamo, ma che fa parte del mondo vivente, o addirittura lo genera. Anche Serena Piccinini (Bologna, 1977), riflettendo “sul progressivo collasso degli ambienti naturali”, cede al fascino degli insetti, li trasforma in una sorta di gioielli rendendoli creature sgargianti, ricostruisce prati artificiali con meticolosa attenzione, maneggia delicate carte trasformandole in esemplari di un impossibile catalogo botanico. Disseminati nei piccoli spazi della Galleria 8,75, da sempre punto di riferimento per i giovani artisti – anzi, artiste, perché il proprietario Gino Di Frenna dà notevole spazio al lato femminile del contemporaneo –, i lavori di Piccinini rispondono a progetti di grande delicatezza.

Reggio Emilia // fino al 1° giugno 2019
Serena Piccinini ‒ Singolare plurale
GALLERIA 8,75 ARTECONTEMPORANEA
Corso Garibaldi 4
www.csart.it

ALICE FALORETTI ‒ 1.1_ZENONECONTEMPORANEA

Alice Faloretti, Ricordo latente, 2018. Courtesy 1.1_ZENONEcontemporanea

Alice Faloretti, Ricordo latente, 2018. Courtesy 1.1_ZENONEcontemporanea

Di notte… si sogna. I dipinti di Alice Faloretti (Brescia, 1992), la più giovane della cinquina “reggiana”, sono intrisi di sogni, di un inconscio che dà vita a immagini perturbanti e che si rivela tra le pennellate e nei paesaggi naturali o nei contesti domestici, con figure sospese tra la realtà e l’ombra, sia dal punto di vista cromatico sia compositivo. L’uso della pittura tradizionale a olio su tela consente all’artista di esprimersi con stesure morbide, stratificate, che a loro volta diventano strumento – come evidenzia la curatrice – per approfondire la centralità, nella ricerca artistica di Faloretti, del “tema del limite, inteso in senso ambivalente: sia come elemento di delimitazione sia come soglia, ovvero come dispositivo permeabile, adibito al passaggio”.

Reggio Emilia // fino al 1° giugno 2019
Alice Faloretti ‒ Di notte in giardino…
1.1_ZENONECONTEMPORANEA
Via San Zenone 11
www.zenonecontemporanea.it/

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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