Se il pieno e il vuoto fossero equivalenti, non vi sarebbe altro che stasi; è lo squilibrio a rendere la realtà movimentata e la ricerca pittorica di Caragh Thuring (Bruxelles, 1972) crea visioni percettive partendo da tracce già esistenti per costruire trame sperimentali che non nascono dalla pagina bianca, ma da frammenti polifonici. Il motivo geometrico del tartan entra in contatto con la tradizione figurativa: piante, figure, monete, tessuti e vulcani compongono margini di paesaggi che lasciano piena libertà all’immaginazione.
La tradizione sartoriale partenopea e quella scozzese del tartan rafforzano l’ancoraggio alla realtà e alla storia, ma senza irrigidire il racconto. I tessuti, alcuni provenienti da lavori precedenti, altri laccati e lucidati, rendono la superficie pittorica palpabile e profonda. La pittura di Thuring va oltre il dipinto, entra nella dimensione della superficie per cogliere quella luce atemporale che unisce la plasticità dello spazio allo scorrere del tempo, l’esteriore all’interiore, il reale all’irreale.
‒ Francesca Blandino