Mutazioni visive. Sarah Sze a Roma

Gagosian Gallery, Roma ‒ fino al 26 gennaio 2019. Nel continuo flusso di immagini delle nostre vite è sempre possibile decontestualizzare un piccolo frame. Un frammento che ‒ tolto dal tutto ‒ rivela, integra, la sua provvisorietà. È il tempo dell’immagine digitale, l’apocalisse visiva, come nel grande ovale della galleria romana.

L’atmosfera è buia e destabilizzante. Scultura, cinema e pittura danzano liberamente nelle architetture sinuose della grande sala ovale della Gagosian Gallery a Roma. Strutture tentacolari si intrecciano a proiezioni di immagini, a volte personali altre volte generiche.
Il turbinio emotivo rievoca ricordi, sensazioni e momenti vissuti, condensando in essi il senso reale della vita. Le immagini sono particelle di luce, talvolta di inchiostro altre volte di pigmento; dallo schermo alla tela oltrepassano le strutture che le comprendono, lasciando visibili segni anche sul pavimento. In questo modo il passaggio dalla bidimensionalità dei dipinti alla tridimensionalità dell’installazione è fluido e immediato. Il percorso visivo conduce dal collage alle mutazioni visive, dalla tela ai vorticosi elementi cosmici.
Sarah Sze (Boston, 1969; vive a New York) realizza una delle più belle e suggestive installazioni contemporanee. Una girandola di colori ricca di energia vitale, che si arricchisce di volta in volta della natura delle singole esperienze con cui viene a contatto.

Sarah Sze, Split Stone (7.34), 2018. Installation view at Museo Nazionale Romano, Crypta Balbi, Roma. Courtesy the artist & Gagosian. Photo by Matteo D'Eletto M3 Studio

Sarah Sze, Split Stone (7.34), 2018. Installation view at Museo Nazionale Romano, Crypta Balbi, Roma. Courtesy the artist & Gagosian. Photo by Matteo D’Eletto M3 Studio

SPLIT STONE

Nella storica Crypta Balbi viene esposta l’opera Split Stone (7:34). Nessuna indicazione aggiuntiva per l’immagine di un tramonto (o di un’alba) realizzata su un masso di granito diviso in due pezzi. L’enorme geode prende vita da una foto scattata alle 7.34 con un iPhone, in un luogo imprecisato in un giorno qualsiasi. Un ricordo lontano collega questa opera alle meravigliose pietre gongshi, che in Cina sono l’emblema della massima espressione di una naturale comunione con la natura. Anche se in questo caso ‒ sulla falsa riga delle tecniche di litografia e stampa ad aghi ‒ la superficie del marmo viene minuziosamente riempita di pigmenti colorati (e non è la forma primordiale dell’energia vitale che nelle rocce pervade la struttura, creandone forme). Il risultato finale è comunque una superficie morbida e levigata. Imponente e suggestiva, l’opera riesce a fondersi magicamente con il contesto storico in cui è collocata. Un dialogo universale scavalca i confini spazio-temporali. L’enorme masso è stato curiosamente tagliato in Spagna, lo stesso Paese che ha dato i natali a Balbo, l’imponente figura politica e militare dell’Impero romano a cui è dedicato il complesso espositivo.

Michele Luca Nero

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Michele Luca Nero

Michele Luca Nero

Michele Luca Nero (Agnone, 1979), figlio d’arte, inizia a dipingere all’età di sei anni. Una passione ereditata dal padre, Francesco, insieme a quella teatrale acquisita dal nonno, Valentino, poeta e drammaturgo riconosciuto a livello internazionale. In pochi anni ha curato…

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