Alle polarizzazioni ideologiche si sono sostituite, nella politica attuale, tutta una serie di altre (drammatiche) contrapposizioni: il popolo e la “casta”, gli italiani e gli immigrati, la nazione e l’Europa, e persino il Nord e il Sud, divisi fin dai risultati elettorali. Persi i riferimenti a sistemi di pensiero e spinte utopiche, tutto il dibattito sembra concentrarsi su un “noi” e un “loro” divisi secondo criteri semplificati e per questo contrapposti con una violenza inedita.
Sui concetti di “noi” e “loro” indaga invece con attenzione la mostra Same same but different, che si svolge parallelamente a Merano Arte e al Museo Civico di Castelbuono (Palermo) (NOI / LORO è anche il titolo di una delle opere esposte, della catanese Loredana Longo).
La mostra, nata dalla volontà di collaborazione fra le due direttrici degli spazi, Laura Barreca e Christiane Rekade, mette in dialogo le regioni più a nord e più a sud d’Italia, l’Alto Adige e la Sicilia, attraverso le opere di sei artisti, tre altoatesini e tre siciliani; le curatrici hanno voluto realizzare un vero e proprio scambio, portando gli artisti altoatesini in Sicilia e viceversa, e coinvolgendo storici, curatori, allevatori, in grado di presentare e far comprendere la cultura di ciascun luogo, perché poi gli artisti potessero riflettere, con le opere realizzate per la mostra, su affinità e differenze fra le due regioni di confine per eccellenza, porte verso l’Europa continentale da un lato e l’Africa dall’altro.

CONFINI E DIFFERENZE
Opere dai linguaggi e tecniche diversi ci mettono di fronte alla labilità di nozioni che diamo troppo spesso per scontate, per abitudine o distrazione: l’appartenenza garantita dal documento d’identità, di cui l’altoatesina Claudia Barcheri ingrandisce il logo con scritto “Repubblica Italiana” su rilievi plastici (il logo è sul retro della carta d’identità cartacea, e se ne ignora generalmente l’esistenza); i confini nazionali, luogo di scontro acceso ‒ soprattutto in questo momento ‒ che corrispondono, nella realtà, alle pacifiche spiagge e scogliere fotografate dall’altoatesino Cristian Martinelli attraverso la sua peculiare “macchina fotografica”, un cubo di 8 metri cubi dalle pareti specchianti che produce copie uniche; i sistemi di unità di misura preunitari nell’installazione del siciliano Ignazio Mortellaro, tracce di differenze che oggi ci appaiono quasi incomprensibili e che portano a riflettere su tutti quei vantaggi scontati e invisibili dati dall’unità ‒ italiana ed europea.

IDENTITÀ E DIALOGO
Gioca con un’identità che cancella le differenze l’installazione dei siciliani Studio++, Navigare, una serie di cartoline tratte da fermi immagine di una webcam collocata sulla prua di una nave da crociera internazionale, immagini che a colpo d’occhio appaiono molto simili fra loro, ma che sono in realtà riprese nei luoghi più disparati della terra, dall’Alaska al Brasile; mentre la bolzanina Ingrid Hora compone le differenze fra tradizioni mettendo in dialogo le mungitrici altoatesine e le asinelle di Castelbuono, in due allegri video pop basati sui più noti simboli regionali. A Hora si devono anche le due performance che hanno aperto le mostre e che hanno portato al Museo di Castelbuono le asinelle (presenti anche nel video a Merano), protagoniste di un progetto che ha dato al comune di Castelbuono fama internazionale: nelle strette strade del paese siciliano, le asinelle sono usate dal 2007 come mezzi per la raccolta differenziata porta a porta e ad accompagnarle sono i cittadini che vivono in condizioni di disagio sociale.
Una botta di positività e ottimismo che riafferma la possibilità di dialogo fra regioni dalle tradizioni diverse e che sfuma quei concetti di confine, di “noi” e “loro” già citati nell’opera della Longo, perfetto riassunto della mostra: un muro distrutto a formare la parola LORO, dietro la quale leggiamo però con gli stessi mattoni NOI (e viceversa a Palermo). Un’alterità la cui difficile definizione torna oggi a essere necessariamente ideologica.
‒ Sara d’Alessandro Manozzo