L’archivio violento. Wolf Vostell a Milano

Studio d’arte Cannaviello, Milano – fino al 17 aprile 2018. In mostra i quadri-oggetto di Wolf Vostell, padre del Dé-coll/age e personaggio di riferimento del gruppo Fluxus. “Calatayud” mette in scena la natura funesta dell’uomo.

Se c’è qualcuno che è riuscito a racchiudere il silenzio assordante della brutalità umana in uno spazio ristretto, quel qualcuno è di certo Wolf Vostell (Leverkusen, 1932 ‒ Berlino, 1998). Pioniere del Fluxus europeo, la sua serie Calatayud si racconta in trenta cassette di legno, o meglio trenta loculi spettrali, che emanano sensazioni inquietanti a riempire le stanze già dalla loro disposizione, simile a quella di un cimitero.
Guardando oltre il vetro che sigilla ogni rettangolo di legno, la composizione induce lo spettatore a riflettere sulle tragedie del Novecento. Dalle pagine di giornale si scorgono i delitti delle milizie tedesche, russe, americane. Vostell richiama il cemento, usato spesso nella sua pratica, aggiungendo figure monolitiche, con le quali porta all’estremo le sensazioni di straniamento e atemporalità. Calata su ogni pagina, una cortina di piombo nella quale si riflette la propria immagine, grazie all’effetto del vetro separatore. Il titolo della serie, luogo di una efferata conversione ebraica nel 1413, chiude il cerchio e anticipa in questo modo la svolta storiografica dell’arte del XXI secolo.

Marco Antelmi

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