Artificare. Progetti tra arte, impresa e università. A Venezia gli artisti lavorano in azienda

Angela Vettese e Fabrizio Panozzo, docenti delle università IUAV e Cà Foscari, raccontano l’esperienza di Artificare, un esempio virtuoso di come unire produzione aziendale e ricerca artistica, con la mediazione di figure universitarie e il sostegno economico di istituzioni locali. Un modello che funziona e che produce opere, ma soprattutto conoscenza e relazioni.

Sette progetti realizzati, sette artisti italiani chiamati a lavorare con sette aziende venete. Percorsi binari di formazione, studio, ricerca e lavoro, entrando nel vivo di quel campo affascinante che lega – negli ultimi soprattutto – il mondo delle professionalità aziendali e quello della creatività contemporanea. Arti visive e non design, là dove il know how di chi produce beni, servizi, materiali, incontra le esigenze di chi produce idee, narrazioni, formalizzazioni estetiche e suggestioni concettuali.
Tutto questo è “Artificare”, progetto di ricerca dell’Università Ca’ Foscari (Dipartimento di Management) e Università Iuav di Venezia (Dipartimento di Culture del Progetto), portato avanti nel corso del 2017: lo scorso 27 ottobre sono stati presentati esiti e fasi del percorso. A elaborare e coordinare il tutto Angela Vettese, Direttrice del Corso di laurea magistrale di arti visive e moda dello IUAV, e Fabrizio Panozzo, Professore Associato in Economia Aziendale a Cà Foscari. I finanziamenti per le residenze degli artisti sono arrivati da Regione Veneto e Comunità Europea. Tre assegniste di ricerca – Corinne Mazzoli, Annabella Sperotto e Viviana Carlet – hanno seguito gli iter di progettazione e produzione, mediando tra linguaggi, pratiche, sistemi e visioni propri dell’arte e del mondo aziendale.

Artificare 2017, conferenza di presentazione a Cà Foscari. Ph. Like Agency

Artificare 2017, conferenza di presentazione a Cà Foscari. Ph. Like Agency

GLI ARTISTI E LE AZIENDE

L’ultima opera realizzata si inserisce nella quarta tappa di Climate, un ciclo su arte e scienza orientato alla questione climatica e ambientale, portato avanti da Andreco fin dal 2015 in varie città d’Europa. A Venezia, grazie anche al sostegno di “Artificare” e con la collaborazione di De Castelli, azienda specializzata nella lavorazioni dei metalli, l’artista ha realizzato due interventi temporanei – un wall painting e una scultura in ferro – inseriti con delicatezza nel contesto urbanistico, in un punto strategico del Canal Grande, tra la stazione ferroviaria e il Ponte di Calatrava.
Spunti eterogenei e soluzioni diversissime per le altre sei coppie di artisti e aziende: il collettivo Gli Impresari, sostenuto dal Cantiere Daniele Manin, ha prodotto un dispositivo a metà tra una scultura e uno strumento musicale, in grado di amplificare i suoni prodotti dagli insetti; Alfredo Agostinelli, insieme a Cultour Active, azienda attiva nel settore dei Beni Culturali, ha studiato un percorso alternativo di fruizione degli spazi di Villa dei Vescovi; il collettivo Blauer Hase con il Gruppo Fallani, leader nel settore dei sistemi espositivi, ha prodotto una pubblicazione cartacea in edizione limitata dedicata ai materiali del Fondo Fallani Venezia, storico laboratorio serigrafico fondato nel 1968; Francesco Mattuzzi, interagendo con il team di Delineodesign, ha realizzato un video incentrato sul parallelismo tra il designer e l’atleta, soffermandosi sugli aspetti della sensorialità nelle situazioni di concentrazione e superamento del limite psico-fisico; Michele Spanghero, con OMP Engeenering, ha progettato un’imponente installazione sonora per Fabbrica Alta, edificio di archeologia industriale, simbolo della prima industrializzazione italiana; Valentina Furian, infine, ha lavorato con Ugolini s.r.l., leader nel settore degli apparecchi di tintura tessile: Mi aspetto sempre che diventi vulcano è un’installazione/performance realizzata in un capannone dell’azienda, partendo dall’immagine del vulcano e dalla figura di Efesto, dio della metallurgia.

FABRIZIO PANOZZO: L’UNIVERSITÀ COME PONTE TRA DUE MONDI

Il progetto è stato concepito fin dall’origine con una forte dimensione sperimentale e un’attenzione specifica per i processi”. Il che significa non partire – come solitamente accade – dall’esigenza di realizzare un’opera, ma dalla volontà di osservare e indagare le dinamiche relazionali e le pratiche del lavoro condiviso. Un esperimento in senso stretto. “In realtà, alla fine, sono venute fuori delle opere in tutti e 7 i casi, frutto di una interazione col contesto aziendale”, aggiunge Panozzo. “Ragionando sul sistema di piccole e medie imprese, abbiamo lavorato affinché il ricordo delle collaborazioni si depositasse nel tempo. Ovviamente è una cosa che non possiamo prevedere, ma se dovessi pensare a una misurazione a tendere del progetto, mi concentrerei su quanto queste aziende manterranno un rapporto con il mondo dell’arte, diverso da quello del design, che è già orientato alla funzionalità: un designer vede il materiale nell’ottica del prodotto. Noi volevamo stare in una fase precedente, là dove non è contemplato l’orientamento alla produzione e al mercato. L’artista entra in gioco più liberamente e anche l’imprenditore può permettersi di sospendere le preoccupazioni contingenti relative alla vendita, alla produzione, alle fiere, al cliente. Non è facile sottrarre questo tempo all’imprenditore e non è facile far appassionare l’artista alle dinamiche aziendali, ma in molti casi è successo. C’è stato un interesse reciproco e l’obiettivo è di mantenerlo: qui il ruolo dell’Università diventa fondamentale, per un costante lavoro di costruzione e manutenzione del ponte tra i due mondi”.

Artificare 2017. Gruppofallani e Blauer Hase. Ph. Like Agency

Artificare 2017. Gruppofallani e Blauer Hase. Ph. Like Agency

ANGELA VETTESE: ARTE E IMPRESA OLTRE I PROPRI CONFINI

Venezia è sempre stata una città eccentrica, produttiva e sperimentale”, spiega Angela Vettese. “La sopravvivenza della Biennale, unica manifestazione culturale in cui l’Italia resta tra il numero uno al mondo, ne è una prova. Il suo passato ha imprenditori visionari come Stucky e Fortuny, il suo presente, se si considera l’entroterra del Nord Est con i primati nella stoffa, nella pelletteria, negli occhiali e in tutta l’area del lusso, non è da meno. È  in questa prospettiva storica che va visto un progetto come Artificare, che implica una circolazione virtuosa tra il mondo del sapere (Università), quello del fare (industria) e quello dell’inventare con l’arte. Gli artisti sono stati “gettati” fuori dal sistema autoreferenziale dell’arte, secondo uno schema che avevo sperimentato nei miei anni di presidenza alla Bevilacqua La Masa, e condotti ad agire nel mondo delle industrie creative, l’unico su cui il Paese possa contare per una ripresa che segua la sua vocazione. I risultati, quindi, vanno visti come ipotesi operative e come proposte di azione sia nell’arte che nell’economia”.
Che poi – in un momento in cui tanto si discute di “alternanza scuola-lavoro”, tra mille polemiche e con modelli ancora tutti da testare, immaginare, perfezionare –  è anche una bella lezione su come il mondo della formazione e quello delle professioni dovrebbero provare a relazionarsi: conoscenza tecnica, pragmatismo, esperienza sul campo, senza dimenticare quel plusvalore che arriva dalla potenza visionaria delle arti e da una prospettiva intimamente umanistica. Con l’arte che, sul fronte opposto, prova ad abbandonare certi recenti dorati: “Si tratta di un modo nuovo di concepire la ricerca universitaria in relazione alle arti e il ruolo stesso dell’Università riguardo al mondo del lavoro: non realtà dicotomiche ma complici. Con buona pace di un’idea di arte come campo autonomo e distaccato dal vivere quotidiano”.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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