Le delusioni di Art Basel. Parcours era una buona idea, ma quest’anno non funziona affatto

La sezione Unlimited è notevole e ha succhiato tutte le energie di Art Basel? Quelle della sezione main della fiera, ma pure di Parcours, il progetto di sculture, installazioni e performance dispiegate nel centro medievale di Basilea. E che quest’anno è un mezzo disastro.

A series of intimate experiences, where artists address the very truths that concern theri daily experiences”. Questo scrive Samuel Leuenberger, il curatore dell’edizione 2017 di Parcours, la sezione di Art Basel che si dispiega nel centro storico di Basilea, tutto intorno alla cattedrale. Invitando a scoprire piazzette, vicoli, cortili e molti spazi privati. Se vogliamo, una sorta di piccola Skulptur Projekte, che però si tiene ogni anno anziché ogni decennio.

Negli anni scorsi – questa è l’ottava edizione – qualcosa di buono c’era eccome, e talvolta più di qualcosa. Quest’anno, invece, pare che tutte le energie siano andate nella sezione Unlimited: è un’impressione che già abbiamo registrato nella sezione Main della fiera e che Parcours conferma alla stragrande.

MALINO ANCHE I GRANDI NOMI

A cominciare dall’opera pivot che tradizionalmente viene installata in Münsterplatz: quest’anno l’onore tocca ad Ai Weiwei, che ci ha piazzato uno dei suoi monumentali Iron Tree. Qualcuno gli spedisca un catalogo di Penone. E poi ci sono tanti altri lavori deboli, allestiti in spazi per lo più visti e stravisti, dove fanno una magra figura pure nomi che sulla carta parrebbero una sicurezza, come Berlinde De Bruyckere e Nathalie  Djurberg.

CHI VA MEGLIO

Qualcuno si salva? In effetti sì. C’è uno Spazio elastico del 1992 di Gianni Colombo. C’è il lungo tubo al neon (12 metri) appoggiato all’angolo fra cattedrale e chiostri, firmato da Pedro Cabrita Reis e con una interessante storia alle spalle, che rimanda al riformatore Johannes Oekolampad. E soprattutto c’è Katinka Bock che, con ironia e leggerezza, è riuscita a stravolgere due spazi urbani in un colpo solo. Da un riservato angolo privato del centro storico, dotato di fontana, ha prelevato l’acqua, che scorre per un paio di metri in un tubo culminante in un pesce di bronzo; il quale spruzza la suddetta acqua sul marciapiede sottostante, dove tutto il contesto cambia, perché si passa dal centro medievale alla nuovissima piazza intorno al Kunstmuseum. In un metro e mezzo di dislivello.

È sufficiente per dire che Parcours quest’anno funziona? No, per niente, e non bastano le performance di Parcours Night per farci cambiare idea. Se il format è esaurito, come d’altronde è fisiologico che sia, basta inventarsene un altro. In fondo Art Basel è o non è la fiera più importante d’Europa e del mondo?

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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