Il lavoro di Alicia Frankovich (Tauranga 1980; vive a Berlino) parte da un’ottica post-human in cui il corpo è soggetto d’indagine privilegiato. Presso Le Case d’Arte, già ospite nel 2008 di una sua performance, propone una serie di stampe dal forte impatto pop: sotto esame i “corpi” di alcuni frutti, ingranditi fino a perdere la loro riconoscibilità. Mele, banane e Schwarzwurzeln: “Esseri viventi in se stessi”, dice l’artista, “alludono così a lontane cosmologie, pelo di dalmata, pelle o gambe”. La trasformazione che prende vita nelle opere passa dal micro al macrocosmo del vivente e smantella la prospettiva antropocentrica, riposizionando l’uomo all’interno dell’ecosistema e criticandone gli effetti distruttivi. I mandarini che i visitatori sono invitati a mangiare, gettando poi le bucce a terra, si fanno così traccia tangibile del consumo.
– Giulia Meloni