Aldo Mondino occupa i luoghi chiave di Genova

Sedi varie, Genova – fino all’8 gennaio 2017. È una mostra diffusa quella con la quale il Museo di Villa Croce, in collaborazione con l’Archivio Aldo Mondino e il Palazzo della Meridiana, celebra Aldo.

Il titolo Moderno, Postmoderno, Contemporaneo racchiude in tre termini chiave la natura di un artista complesso, a volte enigmatico, spesso ironico, tutto (forse) da riscoprire. L’occasione è anche quella della pubblicazione del primo volume del catalogo generale dell’opera di Aldo Mondino (Torino, 1938-2005), edito da Allemandi e curato dal figlio Antonio. L’esposizione, a cura di Ilaria Bonacossa, si articola in due sedi principali, mentre installazioni site specific portano il visitatore a raggiungere alcuni luoghi tra i più belli della città.

LE OPERE A VILLA CROCE

Si parte dal Museo di Villa Croce, che dedica sette sale alla produzione dell’artista tra il 1960 e il 1990, in una rassegna suddivisa per tipologie. Si possono osservare i Tappeti stesi (1985, 1992) sulle scale; l’immancabile autoritratto Mon Dine (1992), che cita Jim Dine; i lavori di matrice Pop, Minimal o concettuale, come la serie di quadrettature, i quadri-scultura che rimandano ai combine pianting di Rauschenberg; il Sole (1967) costruito con le lampadine.
Molto interessanti sono le installazioni ambientali, come la Piscina di Marshmallow (1982) e le Delicatessen (1972) di zuccheri e coloranti, oppure i 101 fantastici Autografi, con testi dell’Ottocento e Novecento incorniciati ed esposti in una stanza rossa che ricrea il salotto di casa Mondino. Il motivo del viaggio e dell’esotico trionfa in opere ormai classiche, come The Byzantine World (1999), un mosaico composto da 12mila cioccolatini. Una piacevole sorpresa è la stanza dedicata a I 12 King (1969), dipinti introspettivi su tela, che paiono fantocci degli alter ego dell’artista.

Aldo Mondino, The Byzantine World, 1999 - photo Linda Kaiser

Aldo Mondino, The Byzantine World, 1999 – photo Linda Kaiser

L’ULTIMO PERIODO A PALAZZO DELLA MERIDIANA

A Palazzo della Meridiana, invece, sono presentati cicli pittorici della fase più matura di Mondino, realizzati tra il 1980 e il 2004, nati anche a seguito di viaggi ispiratori. Tra tutti, è assai noto il suo olio su linoleum con i mistici Dervisci (1993), esposto alla Biennale di Venezia del 1993.
Sicuramente di grande impatto è poi l’installazione composta da 50 sacchi di juta con frutta secca, granaglie e altri elementi: Spirale (1998-2016) condensa sollecitazioni multisensoriali e, nell’ideale suk di Mondino, tra colori e odori pare di sentire le voci e di visualizzare l’incontro di mondi diversi.

Aldo Mondino, Grande Arabesque, 1995 - photo Linda Kaiser

Aldo Mondino, Grande Arabesque, 1995 – photo Linda Kaiser

LA MOSTRA DIFFUSA PER LA CITTÀ

Si prosegue con la visita ai sei interventi monumentali in importanti istituzioni cittadine, che possono stupire per il loro spirito dirompente rispetto al contesto. A Palazzo Ducale, la coppia di bronzo Scultura un corno (1980) sta sui plinti di piazza Matteotti ed è costituita da due piramidi di animali nella sagoma di un corno di elefante. La sua versione in cioccolato si trova all’Acquario, mentre nell’ingresso del Palazzo ci si imbatte ancora in una torre Eiffel (1989), assemblage di strumenti da pittore, cavalletti e pennelli.
La caccia al tesoro prosegue nella medievale Casa di Colombo, dove si osservano altre due opere. Mekka Mokka (1988-2016) è un tappeto-mandala di grani di caffè di diverse gradazioni cromatiche, che suggerisce l’unione dei riti quotidiani. Sweet Flag (2004) è, invece, una tavola formata di cioccolatini, usati di nuovo al posto delle tessere del mosaico, che cita la famosa Flag dipinta da Jasper Johns nel 1954.
A Palazzo Reale, nel giardino e sulle terrazze affacciate sul mare ben si ambientano tre sculture antropomorfe di bronzo – a dir la verità, le meno artisticamente convincenti –, tutte sul tema del pesce con le gambe, che viaggia verso un’altra dimensione.
Nei Musei di Strada Nuova, troviamo a Palazzo Rosso le 180 aringhe di bronzo di Gravère (1969), ma soprattutto l’installazione Jugend Stilo, il lampadario di ferro battuto e penne Bic presentato per la prima volta alla stessa Biennale di Venezia del 1993. Nel vicino Palazzo Bianco sono sul terrazzo tre sculture ironiche dal titolo ludico, tra le quali il Torso Torsolo (1996).
Tra eclettismo e kitsch, eccessi, citazioni, scherzi e giochi di parole, autoironia, provocazioni e innovazioni, il viaggio antologico attraverso la produzione di questo artista poliedrico può terminare con un interrogativo. In definitiva, l’arte per lui era una cosa seria o (non) ce l’ha voluto far credere?

Linda Kaiser

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Linda Kaiser

Linda Kaiser

Linda Kaiser (Genova, 1963) è laureata in Storia della critica d’arte all’Università di Genova, dottore di ricerca in Storia e critica dei beni artistici e ambientali all’Università di Milano, specializzata in Storia dell’arte contemporanea alla Scuola di Specializzazione in storia…

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