Pupazzetti a confronto col David di Michelangelo e altre opere d’arte bislacche sempre più presenti nei musei italiani

La curiosa idea delle Gallerie dell’Accademia è solo l’ultima di una serie di iniziative che evidenziano la facilità con la quale opere non all’altezza del contesto stanno entrando in musei prestigiosi sulla scorta di bislacchi progetti curatoriali

Personaggi Disney catapultati al tempo della grande scultura rinascimentale, dialoghi impossibili con Caravaggio, installazioni di dubbio gusto che rubano la scena nel contesto di chiacchierate mostre istituzionali. Col filtro dell’ironia – non senza qualche perplessità – leggiamo alcune delle ultime iniziative promosse dai musei italiani, da Milano a Roma, passando per Firenze.

Stitch alle Gallerie dell'Accademia di Firenze
Stitch alle Gallerie dell’Accademia di Firenze. Il video

Stitch e il David di Michelangelo a confronto alle Gallerie dell’Accademia di Firenze

L’inclusività è certamente tra le prime missioni che un museo consapevole del suo ruolo deve impegnarsi a perseguire. Certo è che lanciarsi in spericolati accostamenti tra mondi chiaramente distanti, senza il supporto di un progetto scientifico solido e invece assecondando un’operazione commerciale piuttosto ingenua, non è proprio quello che ci si aspetta da un’istituzione blasonata come le Gallerie dell’Accademia di Firenze. Eppure fino al 20 giugno, il museo fiorentino mette a confronto il David di Michelangelo con l’autoritratto di Stitch, l’alieno Disney protagonista del film di animazione Lilo & Stitch (2002). L’iniziativa nasce nell’ambito del lancio della rivisitazione in live-action del cartone, in uscita il 21 maggio nei cinema italiani: con Disney, le Gallerie hanno realizzato per l’occasione un video che vede l’incontro tra il David e Stitch. Una collaborazione “accolta con entusiasmo” dal museo, con il beneplacito del MiC, con l’obiettivo di avvicinare persone di tutte le età alla scoperta del patrimonio culturale italiano. Il video mostra Stitch che, a bordo di una navicella, si catapulta a Firenze “ed entra nel museo creando scompiglio nelle sale e tra i visitatori, quando improvvisamente qualcosa cattura la sua attenzione: il David di Michelangelo. Meravigliato e ispirato da questa scultura, simbolo dell’arte rinascimentale, diventa lui stesso artista e realizza un’opera d’arte“. Un’operazione divertente e riuscita, che sarebbe bastata a sé stessa. La decisione di realizzare concretamente l’opera in questione, per esporla nel museo, invece, ci sembra bislacca. Di altro avviso è il museo: “L’iniziativa si distingue per il suo forte valore didattico e divulgativo e propone di avvicinare persone di tutte le età alla scoperta del patrimonio culturale italiano in modo divertente e coinvolgente, coerente con il linguaggio visivo attuale“.

Jago, Natura Morta, 2025, Marmo statuario, 127x61x39 cm. Photo by Jago © JAGO, by SIAE 2025 1
Jago, Natura Morta, 2025, Marmo statuario, 127x61x39 cm. Photo by Jago © JAGO, by SIAE 2025

Il dialogo tra Caravaggio e Jago: un confronto necessario?

I confronti azzardati, del resto, sembrano essere un leit motiv di questa stagione espositiva. E nel caso della Pinacoteca Ambrosiana l’architettura che regge il dialogo tra Jago e Caravaggio è ben più articolata e onerosa. Sul progetto che accosta la Canestra di frutta del Merisi presente nelle collezioni dell’Ambrosiana con la Natura morta (di armi, pistole, proiettili, mitragliatrici, scolpiti nel marmo) inedita realizzata dall’artista napoletano, il museo meneghino ha scommesso per trattare il tema della precarietà dell’esistenza, cercando un punto di incontro tra un capolavoro del passato e un’opera contemporanea. Ma, abbiamo già avuto modo di scriverne, il dialogo si risolve in un’operazione di maniera, sul filo di assonanze vaghe e pretestuose, pur all’interno di un lodevole progetto di apertura al contemporaneo con cui l’Ambrosiana si sta cimentando, testando nuove strade e nuovi target di pubblico. E Jago, ormai pienamente sdoganato a dispetto di tanti artisti della sua generazione che possono solo sognare un passaggio museale, è presente con grande visibilità anche nella hall delle Gallerie d’Italia di Napoli.

Lorenzo Marini, installazione immersiva alla GNAM per la mostra del Futurismo
Lorenzo Marini, installazione immersiva alla GNAM per la mostra del Futurismo

L’installazione sul Futurismo di Lorenzo Marini alla GNAMC

In questa carrellata di operazioni espositive non proprio centrate, anche la GNAMC di Roma ha giocato la sua parte con la discussa mostra sul Futurismo ospitata a cavallo tra il 2024 e il 2025. Al di là delle numerose polemiche suscitate dall’impianto generale del progetto e dalla sua confusa gestione, evidenziamo qui la facilità con la quale opere non all’altezza del contesto (come quelle di cui sopra) possano entrare in musei prestigiosi sulla scorta di iniziative non sempre condivisibili. A Roma, il caso è stato quello dell’installazione artistica immersiva (ancora installata) firmata da Lorenzo Marini, già ideatore del nuovo logo della Galleria. Un lavoro commissionato direttamente dal museo per aprire la strada alla mostra, introducendo il percorso espositivo con una pioggia di figurine geometrizzanti sospese: opera sulla quale è difficile (e superfluo) postulare qualsivoglia ragionamento articolato. Basti guardare le immagini, per non dimenticare.  

Livia Montagnoli

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