L’autore del nuovo logo della GNAM avrà anche una mega installazione nella mostra del Futurismo
Lorenzo Marini, che ha firmato il discusso logo della GNAM diventata nel suo brand "GNAMC" con l'aggiunta di una curiosa lettera C, si trasforma in artista e espone nella già famosissima mostra del Futurismo. Le foto in esclusiva
La famigerata mostra del Futurismo alla GNAM (oppure GNAMC?) di Roma avrà un percorso espositivo introdotto da un’installazione artistica immersiva di cui possiamo mostrare alcune foto in anteprima rispetto all’inaugurazione prevista il prossimo lunedi 2 dicembre 2024 (gli ottant’anni dalla morte di Filippo Tommaso Marinetti).
Non solo il logo: anche un’installazione di Lorenzo Marini alla GNAM
Lo avete riconosciuto dalle immagini, dalle lettere, dal suo futurtype? È lui o non è lui? Ma cerrrto che è lui. Ancora lui: Lorenzo Marini. Il maestro della comunicazione e della pubblicità che da qualche anno sgomita per diventare un grande artista visivo è presente nella mostra Il Tempo del Futurismo. Uno dei pochissimi artisti contemporanei peraltro.
La scelta della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea è ancor più curiosa se si pensa che parliamo dello stesso Lorenzo Marini che non più di una decina di giorni fa ha presentato il nuovo logo della galleria non senza destare qualche perplessità. Marini disegna il logo, Marini espone in mostra nel museo. Dire che c’è qualcosa di bizzarro è eufemismo.
Ancora sulla questione del nuovo logo della GNAMC
Tornando al logo, le note ufficiali parlavano di un’indagine aperta su 8 studi di design. Survay che poi avrebbe portato alla scelta di Lorenzo Marini. Ma a ben leggere la determina che assegna l’incarico a Lorenzo Marini (per 38mila euro più iva) non c’è traccia di alcun concorso, il provvedimento ha semmai le sembianze di un semplice affidamento diretto sottosoglia. E in effetti non è stata pubblicata alcuna call per il rifacimento del logo a monte dell’annuncio del vincitore. Insomma il museo ha probabilmente affidato (legittimamente) il lavoro a Marini senza alcuna evidenza pubblica, con un incarico diretto. Visto però che si è parlato di altri studi in lizza perché non dire quali sono? I loro nomi non possono essere segreti. Lo abbiamo chiesto sia alla responsabile del procedimento (la funzionaria Elena Bastia) sia alla direttrice del museo (Renata Cristina Mazzantini), ma entrambe non hanno ritenuto rispondere.
Il capitolo sul brand del museo si sarebbe (tristemente) chiuso se non fosse che l’autore del discusso logo è anche protagonista della discussa mostra. E allora il cortocircuito fa scintille a dir poco: l’unica spiegazione è che Marini (imposto senza concorso come autore del logo e imposto nel percorso della mostra) abbia qualcuno al museo o al ministero che lo apprezza al di là di ogni altra cosa ritenendo di non poterne fare a meno.
Simongini: “Marini non fa parte della mia mostra”
Ma perché parliamo di ‘imposizione’? “L’installazione di Lorenzo Marini” tuona ad Artribune il curatore della mostra Gabriele Simongini riferendosi all’allestimento che vedete in queste foto esclusive “non fa parte della mia mostra. È un lavoro voluto dalla Gnam che apre la strada alla mostra e basta, che precede in maniera molto scenografica il percorso espositivo“. Comprensibilmente Simongini – che si è ritrovato Marini senza sceglierlo – prende le distanze ma c’è da dire che l’installazione è presente e citata in tutti i comunicati stampa e in tutte le interviste rilasciate dai protagonisti: come fa un progetto artistico presente nel comunicato stampa della mostra a non far parte della mostra? E anche accettando questa versione, comunque l’impegnativa installazione di Marini fa parte del progetto a livello economico e dunque ha richiesto risorse che sono state sottratte alla mostra stessa: in positivo o in negativo della mostra fa parte eccome…
“In realtà in quello spazio” ci racconta Alberto Dambruoso curatore della mostra insieme a Simongini e poi buttato fuori con modalità così goffe da far scoppiare lo scandalo attorno a questa mostra “doveva esserci una scoppiettante installazione di Ugo Nespolo fatta di luci e colori scelta da Simongini e da me. Non saprei come si è arrivati a Lorenzo Marini…“.
L’arte contemporanea nella mostra del Futurismo a Roma
La presenza dell’installazione di Marini è infine una buona occasione per parlare del pasticcio creatosi attorno alla sezione di arte contemporanea della mostra sul Futurismo. “All’inizio l’idea di Simongini e di D’Ambruoso era di arrivare fino al 2024 e c’erano tanti artisti contemporanei con tanto di prestiti approvati: Echaurren, Lodola, Vitaldo Conte, Nespolo ma anche Peter Halley, Takashi Murakami e Arcangelo Sassolino. Poi Giuli e Mazzantini ci hanno vietato di di esporre artisti contemporanei e tutto è stato tagliato“. A parlare è Giancarlo Carpi, uno dei protagonisti del fantomatico comitato scientifico della mostra che venne fatto lavorare per mesi e poi defenestrato senza troppi complimenti. Carpi ha anche diffidato l’organizzazione della mostra perché, dice, una buona parte del progetto è frutto del lavoro di un comitato che però è stato cancellato, non esiste nonostante abbia contribuito con contatti, idee, relazioni e studio.
Pur non avendo più una sezione dedicata agli artisti contemporanei in senso stretto, la mostra però ospiterà opere di artisti viventi nel suo percorso, a confermarlo è ancora Simongini: “ci sono Grazia Varisco, Guido Strazza, Alberto Biasi, Julio Le Parc e Ugo Rondinone“. E poi naturalmente il buon Marini… “Lui fa solo da apripista. E non sarà neppure in catalogo“, puntualizza il curatore Simongini.
“Contro le ingerenze del governo in materia d’arte” dicevano i futuristi
Intanto fuori dall’edificio della GNAM si preparano per il giorno dell’inaugurazione le proteste e le azioni dimostrative come quella promessa dalla performer Nora Lux che è pronta a sfilare in Viale delle Belle Arti al grido di “salviamo l’avanguardia dalla propaganda, contro l’ingerenza” come diceva il Programma Politico Futurista del 1913 “del governo in materia d’arte“.
Insomma, se davvero si volevano celebrare e omaggiare i futuristi a 80 anni dalla morte di Marinetti (firmatario di quel Programma assieme a Carrà, Russolo e Boccioni), forse bisognava evitare tutto questo pastrocchio innescato da Gennaro Sangiuliano e peggiorato da chi è venuto a seguire.
Massimiliano Tonelli
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