La Collezione Ringier celebra i 30 anni di arte con una mostra a Düsseldorf
Racconta sei decenni di arte contemporanea la mostra, con cui l’importante collezione dell’editore Michiel Ringier esce per la prima volta dalla Svizzera per approdare, con un concept che esplora le intersezioni tra media e arte, negli spazi della Fondazione Langen

Creata da Michael Ringier, imprenditore svizzero nel campo dell’informazione, la collezione nasce come una sorta di estensione dell’azienda, nel senso che giornalismo e arte pongono domande, suscitano emozioni, polemizzano, polarizzano, forniscono gli strumenti per riflettere e criticare la realtà. Nel corso di tre decenni, nel suo duplice ruolo di editore e collezionista Ringier ha plasmato una delle più importanti collezioni di arte contemporanea, esplorando le intersezioni tra media e arte, in particolare concettuale; che quest’anno festeggia i 30 anni dalla sua costituzione. Un’occasione celebrata appunto con Drawing, Painting, Sculpture, Photography, Film, Video, la prima mostra al di fuori della Svizzera, curata da Beatrix Ruf e dall’artista Wade Guyton, che riassume nel titolo le numerose sottosezioni della collezione e il suo approccio multidisciplinare. Fino al 5 ottobre 2025.
La prima mostra della Collezione Ringier a Düsseldorf
Alla Langen Foundation sono esposti circa 520 pezzi fra disegni, dipinti, video, sculture, dagli anni Sessanta al Duemila. La mostra, pur essendo interessante, poiché priva per scelta curatoriale di didascalie e apparati didattici, rischia di risultare difficilmente leggibile per un pubblico meno esperto. Tuttavia, non mancano elementi di grande valore, fra opere, per citare alcuni nomi, di Andreas Gursky, Christopher Williams, René Daniëls, Cindy Sherman. Una collezione, e una mostra, che rispecchiano la radicalizzazione della società, e quindi dell’arte, a partire dal secondo Novecento. Il linguaggio del corpo, il suo uso e abuso, l’esibizione e l’esibizionismo, il privato che diventa pubblico, a tratti anche con approccio polemico e al limite del violento, la sessualità e il suo ruolo nella società.









In mostra a Düsseldorf opere della Collezione Ringier che riflettono su temi esistenziali
Opere che riflettono sul posto dell’individuo non tanto nell’universo, quanto in una società sempre più fluida, che non ha mai eliminati i germi del fascismo e dell’intolleranza; che ha virato, forse senza ritorno, verso un materialismo capace di fagocitare ideali e utopie, riducendo l’individuo a un consumatore vorace, avido di un pur minimo riconoscimento, ormai incapace di navigare da solo nel mare della vita. La mostra indaga anche il ruolo dell’oggetto che diventa opera d’arte, un cambio di prospettiva che affonda le radici nel ready made di Duchamp, intuizione che è stata però abusata e sdoganata nell’ottica di una semplificazione dell’arte (così come di altri campi dello scibile umano), e di cui oggi si iniziano a pagare le pesanti conseguenze. L’allestimento, volutamente non museale con alcune sale sovraccariche di opere, è però, volontariamente o meno, lo specchio di quella sovraesposizione mediatica, spesso senza filtri, cui è sottoposta l’opinione pubblica contemporanea. Una mostra quindi interessante anche per tutto ciò di cui, nel bene e nel male, è metafora.
La Collezione Ringier alla Langen Foundation Düsseldorf
La Fondazione Langen, che ha aperto i battenti nel 2004, è situata in ex sito missilistico della NATO, nella regione del Basso Reno, in un edificio progettato dall’architetto giapponese Tadao Ando che si sviluppa su due corpi interconnessi. Quello principale, che ospita appunto la mostra della Collezione Ringier, è composto da due cubi paralleli seminterrati, fra i quali corre una grande scalinata aperta che rievoca una metaforica ascesa verso il paradiso. Gli spazi espositivi offrono una superficie totale di 1.300 metri quadrati, ai quali si aggiunge la cosiddetta Japan Room, una galleria insolitamente lunga e stretta, concettualizzata da Ando come uno spazio di quiete e dedicata alla sezione giapponese della Langen Collection.

Il progetto dell’architetto Ando alla Fondazione Langen
Le due sale espositive sotterranee, con i soffitti alti 8 metri, sono state a loro volta progettate per ospitare la parte moderna della collezione. Ando ha anche sfruttato gli originali bastioni in terra che costituivano l’ambiente della base missilistica, conservandoli quasi intatti e praticando una sola apertura su un lato per facilitare l’area di ingresso, evidenziata da un muro di cemento semicircolare alto quattro metri con un portale inciso che offre una vista sia dell’edificio sia del laghetto artificiale antistante. La Fondazione sorge nel complesso naturalistico dell’Isola di Hombroich, per il quale è in corso un vasto programma di riforestazione allo scopo di ricreare l’ecosistema precedente alla costruzione della base militare.
Niccolò Lucarelli
Fino al 05/10/2025 // Düsseldorf
Drawing, Painting, Sculpture, Photography, Film, Video, Sound
Ringier Collection 1995 – 2025
Langen Foundation
Libri Consigliati:
(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti)
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati