Dante in versione pop a Ravenna

Interseca discipline, approcci ed epoche diversi la mostra-omaggio a Dante al Museo d’Arte della Città di Ravenna. Tra filologia e riletture in chiave contemporanea.

Nel mezzo del cammin di nostra vita”, “Fatti non foste a viver come bruti”, “Galeotto fu il libro”: tutte espressioni entrate nella memoria e nel lessico quotidiano degli italiani. Ma non solo le parole: anche la figura di Dante e le immagini evocate dalla Divina Commedia hanno attraversato i secoli con una potenza e una pervasività uniche, tanto da infrangere le barriere tra cultura “alta” e pop, tra letteratura e pubblicità, tra filologia e humour. Il Sommo Poeta è tra noi, con una forza comunicativa ancora straordinaria. Da qui prende le mosse Dante. Gli occhi e la mente. Un’epopea pop al Museo d’Arte della città di Ravenna: una mostra trasversale, capace di sondare fonti inconsuete e di raccontare aneddoti spiritosi, senza dimenticare la contemporaneità che ancora oggi interpreta personaggi e temi del poema.
I curatori, che abbiamo raggiunto per farci raccontare i dietro le quinte del progetto, hanno lavorato su due filoni che si annodano, pur restando indipendenti: a Giuseppe Antonelli spetta quello filologico, a Giorgia Salerno una rilettura con gli occhi del contemporaneo.

Teodoro Wolf Ferrari, Locandina pubblicitaria per la macchina per scrivere M1 Olivetti, 1912, cromolitografia su cartone, 32x22 cm. Treviso, Direzione Generale Musei Veneto – Museo Nazionale Collezione Salce

Teodoro Wolf Ferrari, Locandina pubblicitaria per la macchina per scrivere M1 Olivetti, 1912, cromolitografia su cartone, 32×22 cm. Treviso, Direzione Generale Musei Veneto – Museo Nazionale Collezione Salce

L’ITINERARIO FILOLOGICO: PARLA GIUSEPPE ANTONELLI

I materiali esposti appartengono ad ambiti molto diversi tra loro: come si è svolta la ricerca?
Per prima cosa abbiamo immaginato un percorso che riuscisse a raccontare i tanti aspetti della ricezione popolare di Dante: dalla fortuna trecentesca ai videogiochi, dal Dante santo laico al testimonial, dall’iconografia delle edizioni illustrate ai fumetti, dal culto della memoria alla parodia. L’obiettivo? Ricostruire l’origine e l’evoluzione delle tante facce di quel Sommo Poeta che nel tempo è diventato un’icona pop. Un tema leggero, trattato con un approccio filologico.

Costellano il percorso una serie di aneddoti divertenti. Quanto conta visitare la mostra sorridendo?
L’impostazione del percorso è narrativa: all’interno di una ricostruzione cronologica emergono tutte le storie che sprigionano dagli oggetti. Basti pensare al bastone intagliato con cui, negli Anni Trenta, il dantista contadino Nino Ferrari girava per le piazze declamando passi della Commedia. Da sempre, peraltro, la ricezione popolare di Dante è legata a una ricca aneddotica che prende le mosse già da Boccaccio: come l’episodio delle donne di Verona che indicano la sua barba nera (già, Dante aveva la barba!) perché se l’era bruciata all’Inferno.

Sono emersi aspetti inediti dalla ricerca sulle fonti?
È difficile parlare di scoperte, altrimenti si corre il rischio di ripetere il finale di quel filmato della Settimana Incom del 1955 (in mostra ovviamente c’è) in cui la scoperta di autografi danteschi si rivela un pesce d’aprile. Scherzi a parte, abbiamo valorizzato testimonianze che non erano mai state mostrate e contestualizzate. Ad esempio i ritrattini di Dante che i lettori disegnavano sui margini della loro Divina Commedia, o i progetti originali dei tunnel dell’orrore a tema dantesco realizzati nei parchi giochi americani nel secolo scorso da ditte italiane. O ancora fumetti molto rari e la collezione più completa di oggetti e pubblicità ispirati a Dante.

Olio Dante. Giacomo Costa fu Andrea, Genova, 1935 1949 ca., latta di banda stagnata litografata. Collezione privata

Olio Dante. Giacomo Costa fu Andrea, Genova, 1935 1949 ca., latta di banda stagnata litografata. Collezione privata

UNA RILETTURA CONTEMPORANEA: PARLA GIORGIA SALERNO

Grazie alla sua rilettura le opere contemporanee si “vestono” di un nuovo significato, che le lega alla Commedia e alla vita del poeta. Gli artisti viventi sono stati coinvolti nel concept?
Sì, i tanti artisti viventi sono stati coinvolti personalmente e attraverso le gallerie che li rappresentano: tutti hanno accolto con entusiasmo la partecipazione al progetto. Con lo studio di Edoardo Tresoldi, ad esempio, sono in contatto dal 2019 ed è stato il primo artista a cui ho pensato per reinterpretare il Castello degli Spiriti Magni, e per la prima volta Ravenna ospiterà una delle sue grandiose installazioni. Penso inoltre a Letizia Battaglia, che ha da subito confermato il suo interesse per la mostra, e Adelaide Cioni, che ha realizzato un’installazione site specific. La collaborazione delle gallerie (Monica De Cardenas, Lorcan O’Neill, Tiziana Di Caro e P420) è stata inoltre fondamentale per coinvolgere tutti gli esponenti di una piena contemporaneità, le cui opere sono culturalmente perfette per rileggere Dante.

Le sezioni contemporanee valorizzano anche il patrimonio del MAR: con quali opere in particolare?
Ho ritenuto fondamentale valorizzare in particolare tre opere non esposte nella collezione permanente: Stella-acidi di Gilberto Zorio, realizzata nel 1982 per una personale che si tenne all’allora Loggetta Lombardesca; Ricordo del piccolo Eden di Giosetta Fioroni, un dipinto del 1988 che, nella mia rilettura, interpreterà Matelda; e infine Isola di Elisa Montessori, una composizione di cinque gouache del 1998, con cui l’artista, come una Circe, ci attrae nella sua isola ideale.

Le sale dedicate al contemporaneo si intrecciano con quelle “filologiche”: in base a quale pensiero?
Il pubblico è condotto attraverso le sezioni che ripercorrono la popolarità di Dante grazie a temi guida individuati nella Commedia e rappresentati da uno o più artisti. Così, per le anime all’Inferno, ci sarà Sacral di Tresoldi, che tra l’altro permetterà di vivere un’esperienza unica entrando nell’installazione. Per il tema del viaggio non potevo che scegliere Richard Long, tra i principali esponenti della Land Art. Mentre la sezione sulle figure femminili manifesta tutta la forza delle donne con artiste al centro di battaglie culturali e che hanno saputo affermare con coraggio il proprio pensiero. Ogni loro lavoro rimanda a una donna citata da Dante, simboleggiando anche uno sguardo sull’arte contemporanea al femminile che spesso ricopre un ruolo marginale. Francesca da Rimini è rappresentata dalla poetessa Antonia Pozzi, il sogno è invece evocato da Robert Rauschenberg e da Adelaide Cioni. Chiude il percorso il tema della luce, un riferimento alla purificazione e alla salvezza ricercata da Dante, con Stella-acidi di Zorio, dopo la quale si esce “a riveder le stelle”.

Marta Santacatterina

Articolo pubblicato su Grandi Mostre #25

Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

Scopri di più