Il caso Stranger Things e il grande ritorno di Kate Bush

La musica che accompagna la trama della serie televisiva del momento potrebbe essere il segreto del suo successo. Ma perché Kate Bush ha scalato le classifiche proprio ora con un brano del 1985?

Come si è già letto un po’ ovunque ‒ visto che la notizia ha fatto ampiamente il giro della rete ‒, il mese scorso Stranger Things ha compiuto un miracolo musicale: far tornare in classifica una canzone di Kate Bush del 1985, grazie al suo inserimento in una delle scene chiave della quarta stagione di questa fortunata serie televisiva in onda su Netflix che, con protagonista Winona Ryder, fa fare un tuffo in quegli anni favolosi.
Nel giro di pochissimo la canzone è diventata virale su TikTok e ha iniziato a scalare tutte le classifiche fino a raggiungere la vetta oltremanica e il quinto posto negli Stati Uniti. Come è stato possibile? Vediamo nel dettaglio una serie di motivi.

NOSTALGIA MARKETING

Innanzitutto c’è il cosiddetto “nostalgia marketing”: chi conosce bene la serie dei fratelli Duffer sa che buona parte della sua magia si basa sull’effetto nostalgia degli Anni Ottanta, per cui chiunque abbia vissuto parte della sua infanzia o della sua adolescenza in quegli anni tende a ritrovarsi in tutta una serie di riferimenti a film, canzoni e giochi che racchiudono l’essenza e l’estetica nerd di quel periodo (quando essere nerd non era certo cool come adesso, ma esattamente l’opposto). Basti pensare al costume da Ghostbusters sfoggiato dai protagonisti sulle note di Ray Parker Jr. nell’episodio di Halloween.
Uno dei metodi più efficaci per far riaffiorare i ricordi nostalgici di un determinato periodo consiste nello sfruttare la musica che andava di moda all’epoca, ragion per cui Stranger Things ha puntato fin da subito su una colonna sonora a base di brani Anni Ottanta, dalle Bangles ai Joy Division, passando per i Devo e i Duran Duran. Un successo del genere, tuttavia, non si spiega solo con l’effetto nostalgia, perché stando ai numeri siamo andati ben oltre gli ascolti degli aficionados a quegli anni. Certo, ormai è appurato che la musica degli Anni Ottanta ha la capacità di far presa anche sulle nuove generazioni, ma nemmeno questo basta a spiegare un fenomeno così ampio.

UN BRANO SIMBOLO DEGLI ANNI ’80 IN UNA SCENA CLOU

Del resto, non è certo la prima volta che Stranger Things inserisce un brano simbolo degli Anni Ottanta in una scena clou: in passato era già successo con Should I Stay or Should I Go dei Clash ‒ che nella prima stagione veniva usata per comunicare con Will nel Sottosopra ‒ oppure con la doppietta di Time After Time di Cyndi Lauper ed Every Breath You Take dei Police, piazzate entrambe nel finale della seconda stagione durante il ballo di fine anno. Ma né il senso di ribellione del punk inglese militante, né il romanticismo estremo delle ballate sentimentali ai limiti dello stalking erano stati in grado di compiere un miracolo simile a quello verificatosi con Running Up That Hill di Kate Bush. Negli Stati Uniti il brano ha raggiunto una media di 2,5 milioni di streaming al giorno contro i 20mila ascolti quotidiani precedenti alla messa in onda dello show. Un fenomeno simile era avvenuto in misura minore con la canzone de La Storia Infinita, cantata da due personaggi chiave alla fine della terza stagione. Il brano originale di Limahal era tornato in classifica, ma non aveva minimamente sfiorato i numeri raggiunti oggi da Kate Bush.

MASTER OF PUPPETS DEI METALLICA IN UN’ALTRA SCENA EPICA

Lo stesso discorso vale anche per quello che sta succedendo ora con Master of Puppets ‒ il brano dei Metallica inserito in un’altra scena epica della quarta stagione ‒, ma l’aumento degli ascolti, seppur notevole, non può essere paragonato al fenomeno Kate Bush, che a oggi sembra essere irripetibile. Molto probabilmente le vere motivazioni dietro a questo fenomeno sono insondabili e si perdono nei meandri dell’algoritmo di TikTok, dove migliaia di adolescenti continuano, ancora oggi, a condividere video sincronizzati con Running Up That Hill.  Ma se vogliamo tentare di dare una spiegazione potremmo azzardarci a dire che nessuna cantante come Kate Bush è mai stata così adatta alla serie.

LA STORIA E LA MUSICA DI KATE BUSH

Scoperta sul finire degli Anni Settanta da David Gilmour dei Pink Floyd, Kate Bush è stata una delle voci più incredibili della storia della musica pop: un soprano dall’estensione di 4 ottave, che al suo esordio ‒ nel lontano 1978 con l’album The Kick Inside – lasciò tutti a bocca aperta. Mai si era udita prima nella musica mainstream una voce così, quasi un’anomalia della natura e al tempo stesso una stella polare, capace di toccare note così alte da risultare a un primo ascolto distanti anni luce dall’umanità: qualcuno potrebbe definirla “weird”, concetto anglosassone traducibile con “stravagante”, “strano” o “bizzarro” ‒ tutti termini che ben si adattano a descrivere la stessa cantante britannica, nonché i ragazzini protagonisti di Stranger Things.
Stando a Mark Fisher il “weird è ciò che è fuori posto”, ciò che non torna. Ed è esattamente questa la sensazione che si prova la prima volta che si ascolta Kate Bush, l’incontro iniziale con l’insolito – per tornare alle parole di Mark Fisher – “non è immediatamente gradevole, ma non è neppure del tutto sgradevole: esiste un appagamento nel vedere il familiare e il convenzionale diventare antiquati. La musica di Kate Bush ha fatto fare un balzo in avanti nel superamento di certi canoni estetici musicali standardizzati, aprendo la strada a tutta una serie di artiste “eccentriche”, come Bjork, Tori Amos, Fiona Apple, Joanna Newsom, Bat For Lashes, St. Vincent, Mitski. In un certo senso, l’ascolto della musica di Kate Bush – così come la visione di Stranger Things ‒ è un invito ad accogliere la “stranezza”; lo dice lei stessa nel brano Leave It Open, tratto dell’album The Dreaming, dove a un certo punto si palesa, come una creatura di un altro mondo, la sua dichiarazione d’intenti più pura: “We let the weirdness in” – “lasciamo entrare la stranezza”, qualunque cosa essa sia.

Ma al concetto di “weird” Kate Bush affianca anche un altro concetto, caro sempre a Mark Fisher: quello di “eerie”, cioè “il misterioso/inquietante”. Stando sempre alle parole del critico inglese, morto suicida nel 2017, l’”eerie” è una sensazione che “si verifica quando c’è qualcosa dove non dovrebbe esserci niente, o quando non c’è niente dove dovrebbe esserci qualcosa”.
Ha a che fare con l’ignoto, ma non tutti i misteri generano l’“eerie”: “È necessario che esista anche un senso di alterità, l’impressione che l’enigma potrebbe comprendere forme di conoscenza, soggettività e percezione che vanno al di là dell’esperienza comune”.
Chiunque conosca le tematiche trattate dal canzoniere di Kate Bush saprà benissimo che al suo interno si dipana tutta una lunga lista di spettri, fantasmi, creature mostruose, possessioni demoniache e altri fenomeni paranormali inquietanti. Già a partire dal suo primo singolo di successo, Wuthering Heights ‒ ispirato al romanzo di Emily Brontë, Cime Tempestose ‒, ci troviamo di fronte alla storia di uno spettro vendicatore che in una notte di tempesta torna a perseguitare il proprio amante fedifrago; non esattamente la classica pop song sull’amore infranto, ma quasi un romanzo gotico in quattro minuti: Heathcliff, sono io, Cathy. Sono venuta a casa, ho tanto freddo! Fammi entrare, sono alla finestra. Ooh! Lascia che l’abbia. Lascia che ti strappi via l’anima. Sai che sono io, Cathy.

La stessa Kate Bush nel video ufficiale della canzone è una presenza eterea e fantasmatica che si manifesta come tale attraverso la danza. Un’arte affinata grazie agli insegnamenti del coreografo Lindsay Kemp, al quale la cantante inglese aveva dedicato il brano d’apertura del suo primo album: Moving, un inno al movimento esteriore e interiore (to move, infatti, in inglese significa sia “muovere”, che “commuovere”). Per restare in tema di weird & eerie, il brano inizia con un campionamento dei versi delle balene ed è accompagnato da un video girato a Efteling, in Olanda, all’interno di un parco a tema, dove stava per essere inaugurato un castello infestato. Il video si apre e si chiude con le immagini inquietanti di una pietra tombale sui cui è inciso il nome di Kate Bush; nel frattempo la vediamo danzare in mezzo a un mare calmo, in una sorta di rappresentazione onirica del regno dei morti. La libertà di movimento cui anela Kate Bush nella sua danza è quella totale, di cui possono godere soltanto i non vivi, una sorta di liberazione dai limiti imposti dal corpo, come canta in Kite: “I got no limbs, I’m like a feather on the wind / I’m not sure I want to be up here at all”Non ho arti, sono come una piuma nel vento, non sono per niente sicura di voler essere qui.

LA DONNA ASSOCIATA ALLA MOSTRUOSITÀ

Gli spettri tornano anche nel singolo Hammer Horror, che fa da traino al secondo album Lionheart: la storia è quella di un attore che deve sostituire un collega morto nell’interpretazione de Il Gobbo di Notre Dame, ma alla fine si ritrova perseguitato dal fantasma del precedente interprete che non vuole lasciare la parte. Nel video Kate Bush danza con un uomo oscuro alle spalle che doppia i suoi movimenti per poi afferrarla e strangolarla nel finale. Non è un caso che il titolo del brano rimandi ai film horror della casa di produzione Hammer. È evidente che Kate Bush non ha paura dei “mostri”, ma cerca di sfruttarli a suo vantaggio. Questo perché, in quanto donna, sa benissimo che la sua stessa figura è da sempre associata alla mostruosità, basti pensare a figure come le streghe, le arpie, le sirene o le banshee della tradizione folklorica irlandese ‒ cui la stessa Bush sembra ispirarsi ‒ fino ad arrivare alle adolescenti possedute dal demonio (vedi film come L’Esorcista o Carrie, lo sguardo di Satana). È il cosiddetto “mostruoso femminile”, esposto con dovizia di particolari dall’omonimo saggio di Jude Ellison Sady Doyle. La stessa protagonista femminile di Stranger Things, Undici, si trova spesso a dover lottare contro tale associazione. La paura di essere considerata un mostro. La paura di fare paura.

Come ha notato la critica musicale Ann Powers parlando dell’album The Dreaming, la stessa cosa avviene anche nella vita reale, dove ci sono tanti modi in cui una donna può essere considerata un mostro: quando diventa troppo grassa o troppo magra, quando invecchia oppure quando rimane incinta, causando un’ulteriore deformazione del proprio corpo prima e dopo il parto, o al contrario non avendo figli e rifiutando, quindi, il suo ruolo “naturale” di madre. Spesso la donna viene identificata come un “mostro” anche semplicemente quando si arrabbia, urla, si sfoga, reclama e infine conquista il suo spazio. Nel farlo attraverso la sua musica, Kate Bush si fa carico di raccogliere tutte le voci dei “mostri femminili”, trasformando la loro presunta “bruttezza” in energia positiva che conduce a una nuova forza/consapevolezza di sé.

I collegamenti con Undici e con il mondo di Stranger Things sono evidenti: anche lì spesso la conoscenza/consapevolezza è qualcosa che va al di là della percezione comune, proprio come canta Kate Bush in Strange Phenomena (un peana alle mestruazioni) e soprattutto in Sat In Your Lap, dove c’è persino una possibile descrizione del concetto di “sottosopra dufferiano”: Some say that heaven is hell / Some say that hell is heaven. La possibilità di rimanerci intrappolati dentro ‒ cosa che nel corso della serie succede a diversi personaggi ‒ è ben rappresentata da un altro brano di Kate Bush intitolato Suspended in Gaffa: Suddenly my feet are feet of mud / It all goes slow-mo / I don’t know why I’m crying / Am I suspended in Gaffa?

L’essere in trappola è una sensazione ricorrente sia in Stranger Things che nelle canzoni di Kate Bush. Tutto il secondo lato di Hounds Of Love, l’album da cui è tratta Running Up That Hill, per esempio, non è un altro che un mini concept su un gruppo di naufraghi abbandonati in mezzo al mare in preda al panico, con il terrore di addormentarsi perché “se ti addormenti quando sei in acqua ti giri e anneghi”. La paura di addormentarsi rimanda anche a una delle saghe dell’orrore più famose di sempre (Nightmare), dove l’assassino, Freddy Krueger, preleva le sue vittime direttamente da dentro i loro incubi. Una cosa molto simile a quello che fa anche Vecna, il nuovo villain di Stranger Things, capace di creare delle allucinazioni che sono dei veri e propri incubi a occhi aperti, tramite i quali può rapire le persone per trasportarle nel Sottosopra e ucciderle.

Alla protagonista femminile del mini concept bushiano succede qualcosa di simile nelle prime tre canzoni (And Dream Of Sheep, Under Ice e Waking The Witch): la donna narrante cade vittima del sonno che aveva cercato in tutti i modi di evitare e rimane intrappolata nell’acqua gelida sotto il ghiaccio, lì comincia a sognare di essere sottoposta a un processo d’inquisizione che la dichiara colpevole di stregoneria, pertanto viene gettata in mare con mani e piedi legati. Per questo nel video di And Dream of Sheep, girato in occasione di alcuni live del 2014, vediamo Kate Bush sprofondare in acque gelide e oscure. Talmente oscure da ricordare l’ambiente liquido in cui viene catapultata Undici quando si immerge nelle vasche di deprivazione sensoriale per stabilire delle connessioni psichiche con altre persone.
In un certo senso, potremmo dire che entrambe hanno il potere di trasportarsi e trasportarci mentalmente in un’altra dimensione o in una dimensione altra. Appare, dunque, evidente come la scelta di utilizzare un brano di Kate Bush in Stranger Things sia stata una scelta strategica particolarmente oculata.

Si noti anche che di recente Running Up That Hill era già stata usata in altre serie tv ambientate negli Anni Ottanta, come It’a Sin ‒ che parla della diffusione dell’AIDS nella comunità gay di Londra ‒ e Pose ‒ che invece racconta la sottocultura della ball culture di New York. Di conseguenza la canzone era stata risemantizzata nell’ottica della comunità LGBTQIA e della transizione di genere, senza, però, avere tutta questa eco mediatica. La ragione dell’enorme successo raccolto con Stranger Things si potrebbe spiegare banalmente con l’enorme popolarità della serie, ma in parte è dovuta anche al valore superiore che questo show ‒ e questa stagione in particolare ‒ ha attribuito alla musica. La canzone di Kate Bush ha un ruolo fondamentale nella la narrazione della quarta stagione della serie perché è l’unico modo per sfuggire al villain di turno. La musica è l’unico elemento che può svegliare le persone dall’incubo indotto e riportarle alla realtà.

Perciò quando Max(ine) viene rapita e destinata a morte certa, i suoi amici le infilano le cuffie e le fanno ascoltare la sua canzone preferita di Kate Bush, grazie alla quale riesce a risvegliarsi e a scappare via. La scena si sovraccarica di pathos, sincronizzando alla perfezione i passi della sua corsa con i battiti dei cuori degli spettatori in gola e i sintetizzatori del brano nelle orecchie. Max sta letteralmente “correndo su quella collina” per salvarsi la vita. Non importa se Il brano in origine aveva un altro significato, ovvero l’ipotesi di un patto con Dio ‒ il titolo originale era A Deal With God ‒ per scambiarsi i ruoli all’interno di una coppia e comprendersi fino in fondo l’un l’altro. La musica qui diventa qualcosa di ancora più alto, quella cosa ‒ anzi quell’unica cosa ‒ che ti salva la vita: un rifugio sicuro e al tempo stesso una via di fuga come può esserlo soltanto la musica nell’età dell’adolescenza.

Fabrizio De Palma

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