È morto Franco Battiato: grande cantautore italiano, ma anche pittore e regista

Il maestro aveva 76 anni e si era ritirato dalle scene nel 2019. La sua musica andava dal pop all’avanguardia, tra i suoi brani più noti ha regalato La cura, Centro di gravità permanente, Voglio vederti danzare.

È morto a 76 anni Franco Battiato, grande cantautore della storia della musica italiana, ma anche pittore e regista. A dare la notizia il 18 maggio un tweet del direttore di Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro, confermata dal sindaco di Milo, Alfio Cosentino. Pare che Battiato non sia mai uscito dalla malattia che lo affliggeva, l’alzheimer. L’artista è morto a Milo in provincia di Catania, dove viveva. Era nato a Jonia il 23 marzo del 1945. Ha spaziato tra una grande quantità di generi, dalla musica pop a quella colta, raggiungendo una grande popolarità.Musicista raffinato, cantante popolare e poeta, Battiato è stato anche un artista visivo eclettico e regista di filmografia introspettiva e fuori da schemi codificati. Di lui il Ministro della cultura Dario Franceschini ha detto: “Ci ha lasciato un Maestro. Uno dei più grandi della canzone d’autore italiana. Unico, inimitabile sempre alla ricerca di espressioni artistiche nuove. Lascia una eredità perenne”.

-Claudia Giraud

BATTIATO E LA MUSICA

Fetus nel ’71 è stato uno dei primissimi dischi di musica elettronica in Italia, negli Anni Ottanta ha cantato, con La Voce del Padrone, dei pastiches, dei giochi linguistici che accomunavano, anche nelle citazioni, L’ultima ora di Venezia di Arnaldo Fusinato e i Beatles, quindi la poesia con la canzone, con la musica popolare. Negli Anni Novanta ha elevato delle canzoni che sembravano salmi. Ha dipinto danzatori orientali, ora si cimenta dietro la macchina da presa. L’esoterismo è perfettamente esemplificato nell’album L’era del cinghiale bianco del 1979, dove si immagina una fase mitologica e magica per l’uomo nella quale si raggiunge la conoscenza assoluta in senso spirituale. Ma è con il brano Centro di gravità permanente, tratto appunto da La Voce del Padrone del 1981, che raggiunge il grande pubblico e la popolarità: tra citazioni dotte e irriverenti giochi di parole, il brano racconta il senso di smarrimento che, talvolta, ci capita di sperimentare nella vita.

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FRANCO BATTIATO PITTORE

Franco Battiato, Sufi Olio su tela

Franco Battiato, Sufi Olio su tela

Inizia a dipingere negli anni ’90 per sfidare se stesso, firmandosi con lo pseudonimo di Süphan Barzani.  “Una volta, pensavo che la mia totale incapacità nel disegno dipendesse dalla mancanza di una naturale predisposizione, come nel caso di uno stonato che non riesce ad emettere la stessa nota che ha in testa. Col tempo ho scoperto invece che avevo un’idea astratta, archetipa, dell’oggetto che osservavo: quello che mi mancava era la possibilità di coglierlo nella sua esatta forma”, scrive Battiato nel 1994. “Per analizzare praticamente questo genere di chiusura, tre anni fa iniziai a dipingere, per pura sfida: questa terapia riabilitativa mi sta privando di quel difetto, pilastro di certa consacrata pittura moderna”. Pittore dai tratti onirici, realizza in oltre 30 anni di ricerca sui temi della meditazione, della ricerca spirituale, della sete di conoscenza del sé, circa ottanta opere figurative, tra tele e tavole dorate, incentrate soprattutto sull’immagine a lui cara dei dervisci rotanti, i danzatori sufi da lui cantati nel suo brano più celebre Voglio vederti danzare, scritto e composto per il suo album L’arca di Noè del 1982: “come i Dervisci Tourners/che girano sulle spine dorsali/o al suono di cavigliere del Katakali”. L’attività di pittore si affianca per anni a quella di musicista, esponendo in diverse mostre personali tra Roma e Catania, Stoccolma, Miami, Firenze e Goteborg: la più nota è quella che realizza a Istanbul nel 2014, dal titolo Quisque faber fortunae suae, organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Istanbul e dall’Ambasciata d’Italia in Turchia che approda anche a Modica, alla Galleria Lo Magno. Quello stesso anno, poi, si esibisce per Club To Club al Lingotto di Torino nella sua performance più spettacolare: quella che lo vede dividere il palco con il suo Joe Patti’s Experimental group, un trio dalle atmosfere elettroniche che caratterizzano le sue prime produzioni, affiancato dal suo storico audio engineer Pino “Pinaxa” Pischetola e da Carlo Guaitoli. L’attività pittorica di Battiato è documentata anche dalle copertine e i libretti di Fleurs – l’album del 1999 che raccoglie cover di autori prevalentemente italiani e francesi – e di Ferro Battuto – scritto a quattro mani con il filosofo Manlio Sgalambro, suo principale punto di riferimento filosofico, ricco di commistioni in inglese, tedesco, francese e dialetto siciliano – e da quello dell’opera Gilgamesh.

BATTIATO E IL TEATRO D’OPERA

Estate Fiorentina – Franco Battiato e Alice in concerto all’interno del programma del MusArt Festival, Piazza SS Annunziata - luglio 2016

Estate Fiorentina – Franco Battiato e Alice in concerto all’interno del programma del MusArt Festival, Piazza SS Annunziata – luglio 2016

Nel 1992, a cinque anni dal suo primo lavoro teatrale Genesi, Battiato compone quest’ opera in due atti dal sapore orientaleggiante, dove sono raccontati i temi fondamentali dell’ uomo: l’amore, l’amicizia, il dualismo maschile-femminile, il mito della conoscenza, la ricerca dell’ immortalità, il rapporto col divino, la ricerca interiore, il tema dell’ iniziazione. Gilgamesh è un mitico re Sumero protagonista del primo poema epico della storia dell’umanità, scritto su tavolette d’argilla circa 3000 anni fa. Protagonisti della scena sono il mezzo soprano Akemi Sakamoto e il baritono Giorgio Cebrian, gli unici a intonare parti vocali vere e proprie in quest’opera composta prevalentemente da danze e numeri strumentali. Le incursioni nella musica classica non sono una novità per Battiato che, ancora prima di conseguire successo come cantautore, si dedica all’esplorazione delle diverse correnti musicali sperimentali europee, fino a conseguire, nel 1978, il Premio Stockhausen con il brano pianistico L’Egitto prima delle sabbie. Incursioni che lo porteranno a intrecciare il mondo della lirica contemporanea con quello della canzone popolare, fino a mettere in musica la pittura di Vermeer nello spettacolo di presentazione della mostra del 2014 La ragazza con l’orecchino di perla. Il Mito della Golden Age. Da Rembrandt a Vermeer capolavori dal Mauritshuis, curata da Marco Goldin: un esperimento tra musica, parola e scenografia, che vede Goldin nei panni di autore dei testi delle canzoni interpretate da Alice, indimenticabile voce di un successo evergreen come Per Elisa, e da Francesca Michielin.

BATTIATO E IL CINEMA

Dopo la musica leggera e l’opera lirica, nel 1990 approda anche al cinema con la colonna sonora del film Benvenuto Cellini – Una vita scellerata. Perduto Amor è, invece, il titolo del suo primo lungometraggio da regista (2002), titolo ispiratogli da un brano del cantautore italo-belga Adamo contenuta nel suo Fleurs 3: la colonna sonora è, infatti, costellata delle canzoni contenute in Fleurs 3 con l’aggiunta di musica di Berlioz, Purcell, Strauss, Mozart. “Sono convinto che chi passa dalla musica al cinema ha una marcia in più perché è dotato di talento ritmico”, ha detto Battiato in un’intervista sul set del film a Ragusa, pubblicata su Ragusa News. “Non mi interessano le macchine che fanno giochi di inquadrature, effetti speciali. Non mi interessa neanche dominare la tecnica. Ho tutto da imparare, ma, come disse Fellini, la tecnica la impari in un giorno. Sarò come il compositore che affida all’orchestra e al direttore il compito di realizzare le sue idee”. Un’opera visionaria ambientata in una Sicilia aristocratica, dove si vedono i primi segni della sperimentazione che caratterizzerà tutta la sua filmografia. “A volte si può fare più sperimentazione attraverso la persistenza del significato di un racconto. Mi è capitato invece più volte di vedere che il risultato della sperimentazione al cinema è, alla fine, una serie di scene completamente sganciate dalla coerenza della narrazione. È come nella musica: è difficile trovarvi veramente un suono bello, anche se nella vita di tutti i giorni la natura mi permette di sentirne di straordinari”. Il massimo livello lo raggiunge con Musikanten (2005), pellicola ispirata alla vita di Ludwig van Beethoven, interpretato da Alejandro Jodorowsky, divisa tra sciamani, reincarnazioni, dialoghi surreali: presentata in concorso alla 62ma Mostra di Internazionale d’arte Cinematografica, nella sezione “Orizzonti”, è oggi riconosciuta come d’interesse culturale nazionale dalla Direzione generale per il cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali italiano. Nel 2007 gira il suo terzo film Niente è come sembra, storia di un docente allo IULM di Milano che non crede in niente e si proclama ateo, con una colonna sonora indimenticabile: contiene La Cura, La Canzone dell’Amore Perduto (classico di Dè Andre reinterpretato), Lode All’Inviolato (da Cafè de la Paix), ed una poesia di Sgalambro, Amici. Infine, il suo ultimo lavoro cinematografico è il documentario Attraversando il Bardo (2015): un viaggio spirituale e una riflessione sulla morte secondo le filosofie occidentali ed orientali, come quella tibetana.

https://www.battiato.it/cinema/

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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