Tra musica e letteratura. Intervista al cantautore Eugenio Bennato  

Il musicista napoletano Eugenio Bennato sarà protagonista della tappa conclusiva della crociera “Una Nave di Libri per Barcellona” di Grimaldi Lines con un concerto nella città catalana

Eugenio Bennato (Napoli, 1976) sarà tra i protagonisti della crociera Una Nave di libri per Barcellona di Grimaldi Lines, in programma sulla Cruise Roma dal 20 al 25 aprile con partenza da Civitavecchia. Bennato, esponente dei cantautori napoletani e dalla lunga carriera internazionale, salirà sulla nave dei libri con la sua band, i Taranta Power: l’artista è stato invitato per un concerto dall’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona per Aspettando San Jordi, live che si terrà nella città catalana lunedì 22 aprile, vigilia della festa. Come da tradizione, gli uomini regaleranno una rosa alle donne e saranno contraccambiati con un libro; tutta la città si riempirà di rose e libri tra incontri con scrittori, scrittrici e poeti. Una Nave di Libri per Barcellona è parte integrante del Progetto Desibook finanziato da Erasmus+. Lo scopo dell’evento è quello di promuovere il dialogo interculturale e formare una coscienza europea tra i giovani. Le elezioni europee sono imminenti: studenti e studentesse, accompagnati dai propri docenti provenienti da Grecia, Turchia, Bulgaria, Spagna e Italia saranno parte integrante di una progettualità legata alla condivisione dei popoli e delle culture. Abbiamo raggiunto ed intervistato Eugenio Bennato, ospite d’onore dell’evento, la cui estate artistica sarà ricca di date internazionali: 

Eugenio, parliamo dell’evento, un viaggio all’insegna della cultura: la sua musica ha mescolanze e contaminazioni all’insegna della condivisione tra popoli. Come vive l’evento? 
In questo viaggio in nave, ci sono due elementi che mi balzano agli occhi: la nave ed il libro. Entrambi ci riportano a qualcosa che appartiene alla nostra Storia e che rischiano di essere “scalzati” dalla modernità. Naturalmente io sono in equilibrio tra tradizione e modernità. L’idea del libro, l’idea che continui a vivere questo grande elemento che ha permesso per secoli all’umanità di trasmettere cultura, arte, poesia, è importante. Fondamentale questo viaggio, in cui i protagonisti sono il libro, gli scrittori ed i lettori; personalmente, sono invitato ma anche spettatore di questo evento e sono in attesa, incuriosito dal senso stesso dell’evento, fiero che abbiano chiamato me a rappresentare una musica che si rivolge alle distanze del presente.  
 
Un evento culturale con un linguaggio comune, l’unione di tradizione ed innovazione in una società liquida come quella attuale… 
Questo invito ha anche un senso personale. Il fatto che si parta con una nave e si solchi il Mediterraneo, mi ricorda il primo viaggio che ho fatto da bambino, insieme ai miei fratelli Edoardo e Giorgio. Fu un viaggio in cui ricevemmo un premio come giovani musicisti e ci fu proposto di viaggiare su una nave che attraversava il Mediterraneo, usciva dallo stretto ed arrivava fino in America. Per me, che avevo all’epoca dieci anni, fu un’esperienza straordinaria. La prima tappa di questo viaggio, partendo da Napoli, fu proprio Barcellona. E ritorno oggi a Barcellona dopo tanti anni, ancora su una nave, in controtendenza alla folle velocità del tempo presente.  

A proposito del progetto artistico Vento popolare con la band: quali sono il linguaggio e l’obiettivo dei Taranta Power?  
Quando scriviamo musica non abbiamo idee precostituite: le varie idee vengono scrivendo, viaggiando, facendo vibrare delle corde interne che poi comunichiamo a chi ci ascolta. Nel caso di Vento Popolare si tratta di una sintesi di tanti viaggi ma soprattutto degli ultimi viaggi che abbiamo fatto. Ho il privilegio di essere un musicista che suona molto all’estero; la musica che scrivo, pur essendo musica d’autore, è però una musica che si poggia su scelte fatte da ragazzo e che hanno a che fare con la musicalità popolare che a sua volta ha la capacità, al di là di classifiche di giudizio o di merito, di far comunicare tra di loro popoli distanti. Sono reduce, meno di un anno fa, da un tour in India, venivamo dal Marocco, prima ancora eravamo negli Stati Uniti; in India mi ha colpito la capacità della musica di abbattere le barriere – musica popolare ovviamente – e di accostare tradizioni distanti. Ritorno con un brano che si intitola Musica dal mondo e che ho scritto lì, durante il tour. Brano nato dalla collaborazione con gli Yar Mohammad, una band di world music indiana. Li ho conosciuti a Nuova Delhi, durante la tappa del tour Vento Popolare e ci siamo fatti travolgere dal desiderio di suonare insieme. Sono tornato con queste voci straordinarie che ho inserito nel brano di punta del prossimo lavoro. 

C’è un ritrovato interesse da parte dei giovani per la musica colta, d’autore, per il folk. Come giudica questo interesse nell’epoca in cui impazzano trap e rap? 
Mi fa piacere avere questo input, perché sono reduce da concerti – inverno passato – in luoghi alternativi che non sono più così “alternativi” ma da grande pubblico: avere negli occhi l’immagine del concerto fatto un mese fa a Bologna davanti a centinaia di sguardi di giovani, davanti alla nuova generazione che ha fatto una scelta precisa…ebbene questa è la risposta. Mi auguro che questa sia la risposta giusta alla sua domanda. Una vasta rappresentanza della nuova generazione avverte istintivamente una tendenza a riconquistare la propria identità, in un mondo che vive giorno per giorno il rischio della globalizzazione, il rischio della perdita delle proprie radici. L’industria dello spettacolo e del consumismo ci portano a seguire modelli che potrebbero indurre ad abbandonare le proprie origini e a globalizzarci in un gusto comune, mondiale.  

Eugenio Bennato
Eugenio Bennato

L’edizione della Nave di Libri 2024 guarderà all’Europa, in un momento storico e politico difficile: siamo tra due conflitti in corso, quello tra Ucraina-Russia e quello in Medioriente con un disastro umanitario a Gaza. Cosa pensa, di questo momento?Da ragazzi, nella seconda metà del Novecento, eravamo mentalmente sicuri che il mondo non avrebbe mai più ripercorso quelle strade terribili che lo hanno portato alla prima ed alla seconda guerra mondiale. C’era il pacifismo fino in fondo, profondamente sentito da noi ragazzi di allora – e che continuiamo a sentire ovviamente – e assistiamo oggi invece allo scempio di governanti che nel mondo calpestano le idee di pace; una scena internazionale a cui non pensavamo di dover assistere. E allora, la Nave dei Libri nel suo silenzioso percorrere il Mediterraneo, si contrappone ancora più significativamente allo scempio del presente.  
 
Il 23 aprile sarà la Giornata Mondiale del Libro, durante l’evento. Quali sono stati i suoi scrittori di riferimento, dell’anima? 
Tra i grandi scrittori del Novecento, sicuramente un autore profondamente mediterraneo e che unisce Spagna ed Italia è stato Garcia Lorca. Non è un caso che abbia avuto grande attenzione alla cultura popolare, alla cadenza musicale di una frase, di un ritmo, di un titolo, di un verso. Una magia che andava a sconvolgere la cultura europea degli Anni Trenta. Lorca, ha avuto anche un’altra grande caratteristica che mi ha sempre ispirato ed è quella di percorrere strade nuove, dell’equidistanza tra bellezza e novità. “Una cosa è bella quando non è mai stata detta prima”, è un requisito fondamentale. Garcia Lorca lanciava le sue rime ed erano rime assolutamente nuove, all’avanguardia rispetto a quello che poi sarebbe accaduto. Sono molto legato anche a Pasolini tra i maggiori intellettuali e a Milan Kundera, autore a me molto caro che ha rappresentato la ribellione ai totalitarismi: il tutto espresso con grande leggerezza. Non ultimo, Italo Calvino che in Lezioni Americane scrisse di “leggerezza come requisito fondamentale dell’arte”.  
 
Recentemente lei è stato anche presidente di giuria del Premio Gian Maria Testa, cantautore scomparso qualche anno fa, esponente della canzone d’autore. Quale eredità lascia alle nuove generazioni?  
L’ho conosciuto in una maniera particolare: ero in auto e stavo andando dall’Italia in Francia. Appena superata la frontiera, ci fu il cambio di sintonizzazione della mia radio in macchina: ebbi modo di ascoltare un concerto live di un “certo” Gian Maria Testa, in Italia non era noto ma molto conosciuto in Francia. Mi colpì moltissimo. Mi sono sentito vittima di un certo provincialismo: quello per molti artisti di non essere conosciuti nel proprio Paese di origine e di esserlo invece all’estero. Testa rappresenta – e ha rappresentato – l’unicità di un cantautore della scuola piemontese che dice cose nuove e le cose che pensa, usando un linguaggio lontano dai lustrini della musica leggera. In tal senso, il fatto che esista un premio dedicato a questo grande artista e che i ragazzi lo conoscano, aspirino a partecipare alla kermesse è di per sé un fatto importante. Sono dunque contento di essere direttore artistico e presidente di giuria di questa manifestazione.  

Alessandra Paparelli 

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