Walk of Muses #4: Scott Gibbons e freddie Murphy

Il nuovo appuntamento con Walk of Muses presenta il ritratto del compositore statunitense Scott Gibbons e del compositore italiano freddie Murphy.

Scott Gibbons (Belleville, IL, 1969) è un musicista e compositore statunitense di musica elettroacustica attivo da oltre trent’anni, noto per la sua esplorazione del suono acustico naturale e di quello tecnologico, con atmosfere scure. Ha pubblicato moltissimi album con varie formazioni e collaborazioni, tra cui il progetto dark ambient sotto lo pseudonimo di Lilith. Il forte legame nato nel 1998 e ancora in essere con i registi teatrali italiani Romeo Castellucci (Leone d’Oro alla Biennale Teatro di Venezia 2013), e Chiara Guidi, entrambi fondatori con Claudia Castellucci e Paolo Guidi della compagnia teatrale Societas Raffaello Sanzio, lo ha portato a comporre numerose musiche per i loro spettacoli presentati sui palchi di tutto il mondo. Collaborazione con la compagnia pirotecnica Groupe F, con una serie di commissioni, tra le quali il 120esimo anniversario della Torre Eiffel a Parigi, ed eventi nel Palazzo di Versailles.

La tua definizione di arte.
Mi piace il termine greco che include arte, artigianato e scienze. Nella scena contemporanea, la linea fra i tre è spesso sfocata. Inoltre, mentre il ruolo passato degli artisti era quello di dare significato ed espressione a verità più profonde in natura e sfidare e deliziare la nostra sensibilità, queste funzioni sono così spesso assunte nel presente dalle scienze: Stephen Hawking, NASA ecc.

La tua definizione di musica.
La migliore musica è quella che può fornire un senso di appagamento interiore e stupore ‒calma ed eccitazione ‒ piacere e agitazione. La migliore musica mi lascia in bilico tra questo mondo e un altro, invisibile e inimmaginabile, ma che in qualche modo riesce a dare un segno della sua presenza.

Ti definisci un “artista”?
Non ho ancora trovato una risposta perfetta alla domanda “cosa fai?” In genere, creo e manipolo gli elementi sonori e musicali che sono una componente forte di un più ampio evento collaborativo, performativo e artistico. Forse dovrei solo dire “artista”… è sicuramente meno prolisso!

L’opera di arte visiva che più ami.
Il dipinto rosso a forma di scala nella grotta di La Pasiega (pitture rupestri, oltre 64mila anni fa, Spagna). È stato creato da un Neanderthal, e quindi mi chiedo quali siano le origini, il significato, la funzione e lo scambio di arte e cultura tra le specie.

www.scottgibbons.org

freddie Murphy. Photo Andrea Petrovicova

freddie Murphy. Photo Andrea Petrovicova

PAROLA A FREDDIE MURPHY

freddie Murphy (Treviso, 1977) è stato, insieme a Chiara Lee, il fondatore del progetto italiano Father Murphy attivo dal 2004 al 2018 con un sound e un mood suggestivi tra il rituale e la performance artistica, inserito nell’ambito della “psichedelia occulta italiana”, incontro tra rock, folk psichedelico, drone, post punk, elettronica analogica e free jazz. Con un intenso numero di concerti in Europa, Nord America, Australia e Russia, il duo (voce/chitarra lui, voce/tastiere/percussioni lei), ha collaborato anche con la cantautrice statunitense Jarboe (Swans). Chiuso il capitolo con il duo Father Murphy, la collaborazione continua a doppia firma con Chiara Lee, indirizzando le energie sia nella composizione di colonne sonore per film e cortometraggi, sia nell’elaborazione di musiche per progetti propri o su commissione nell’ambito dell’arte visiva e della poesia, come installazioni e reading poetici.

La tua definizione di arte.
Considero l’arte la più antica forma di comunicazione. Al contrario del linguaggio, non è una convenzione.

La tua definizione di musica.
Considero la musica un’arte, e quindi comunque una forma di comunicazione; a mio avviso la più profonda, intima e sincera. È anche una sorta di codifica dei suoni cui siamo esposti, che filtriamo e quindi riproduciamo, ri-componendoli. Con la musica sento forte il tentativo di mettere in continua relazione un “interno” con un “esterno”: ad esempio, il suono della propria voce che risuona all’interno della testa, in relazione al tentativo di riprodurlo per un altrui ascolto. In quella differenza, variazione, il termine suono non basta più, si deve parlare a mio avviso di musica.

Ti definisci un “artista”?
Il termine artista, come convenzione, mi può rappresentare, ma non mi definisce. Preferisco di gran lunga cedere alla lusinga di considerarmi piuttosto un tramite, una sorta di medium, rimanendo nella fumosità e beneficiando contemporaneamente dell’aura di mistero che aleggia attorno a questa figura.

L’opera di arte visiva che più ami.
La scultura immersiva Bokei di Rei Naito (titolo dell’opera anche tradotto in Matrix, 2010), all’interno della struttura disegnata dall’architetto Ryue Nishizawa per il Teshima Art Museum, Giappone. Suggerisco a chiunque di esperirla senza limiti di tempo e in silenzio.

murphy—lee.tumblr.com

Samantha Stella

LE PUNTATE PRECEDENTI

Walk of Muses #1 – Hugo Race e New Candys
Walk of Muses #2 ‒ Jozef Van Wissem e The Underground Youth
Walk of Muses #3 ‒ The Winstons e Tess Parks

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Samantha Stella

Samantha Stella

Samantha Stella, nata a Genova, vive a Milano. Artista visiva, performer, set & costume designer, regista, musicista, cantante. Sviluppa principalmente progetti focalizzati sul corpo e pratiche di discipline live utilizzando differenti linguaggi, installazioni con elementi strutturali e corporei, fotografia, video,…

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