Conoscere gli artisti entrando nelle loro case. Jacopo Veneziani ci spiega il suo nuovo programma su Rai3

Il giovane storico dell'arte, divulgatore e presentatore approda in prima serata alla scoperta della vita degli artisti. Dove, spiega, le storie personali si raccontano attraverso gli oggetti (dalle lettere sexy alle stufe mai usate)

Andare a casa di qualcuno penso sia il modo migliore per conoscere una persona”: è letteralmente entrando nelle case delle grandi personalità della storia culturale d’Italia che il giovane storico dell’arte e presentatore Jacopo Veneziani si prefigge di avvicinare il pubblico alle grandi storie ivi nascoste. Sono queste le premesse di Vita da artista, il nuovo programma di Rai Cultura e Ruvido Produzioni che, dal lunedì al venerdì alle 20.20 su Rai 3 (e on demand su Rai Play), apre al pubblico le case di grandi personaggi come Canova, Manzoni, Leopardi, Puccini, Michelangelo, de Chirico, Sordi.

Il nuovo programma “Vita da artista”

Il programma, scritto da Ilenia Ferrari, Donato Dellavalle e dallo stesso Veneziani, con la regia di Alessandro Nidi, si pone l’obiettivo valorizzare il patrimonio italiano con un tocco di ironia: proprio del divulgatore è infatti un linguaggio pop e informale, che permette di fare un viaggio nel passato trattando anche temi più ampi. “Partiamo per un viaggio (non abbiamo uno studio, siamo in giro per l’Italia) a casa di personaggi illustri che ormai sono talmente illustri da essere percepiti come monumenti”, ha anticipato Veneziani durante la puntata di Kilimangiaro dello scorso 25 maggio. “Persone che noi studiamo al liceo nei libri di testo, e quasi ci dimentichiamo che sono stati in realtà esseri umani come noi, con passioni, gelosie, frustrazioni, desideri”. È proprio a questo lato umano che Veneziani fa appello, e alla curiosità del pubblico per un lato più intimo dei “grandi” della letteratura, della musica, dell’arte.

Chi è Jacopo Veneziani

Classe 1994, Veneziani si è formato tra l’Italia e Parigi, dove ha ottenuto un dottorato in storia dell’arte alla Sorbona. Ha guadagnato un ampio pubblico facendo il divulgatore artistico sui social (oltre 150mila follower su Instagram), e tra il 2020 e il 2023 ha scritto diversi libri: #Divulgo. Le storie della storia dell’arte (Rizzoli), Simmetrie. Osservare l’arte di ieri con lo sguardo di oggi (Rizzoli) e La Grande Parigi. 1900-1920. Il periodo d’oro dell’arte moderna (Feltrinelli), che ha avuto un ottimo successo. Ha tenuto il podcast Modì – Inseguire un’ombra con Chora Media e curato per tre anni una rubrica settimanale dedicata alla storia dell’arte nel programma Le parole della settimana su Rai3, oltre a essere ospite fisso de In altre parole, condotto da Massimo Gramellini. Ha tenuto il corso Comunicare l’arte all’università IULM di Milano ed è presidente della Galleria Ricci Oddi di Piacenza.

“Vita da artista” secondo Jacopo Veneziani

Raccontare l’arte, la letteratura e la cultura in tono davvero pop, con un Canova “sciallo” e le conversazioni in “direct”: è un po’ una scommessa.
Sì, soprattutto con un pubblico come quello televisivo, che è abbastanza abitudinario! Però, secondo me, in un’epoca in cui tutti abbiamo tutte le informazioni che vogliamo a portata di mano, non serve più una Rai didattica come negli Anni Cinquanta, con un maestro che ti spiega le cose. Serve un vicino di casa, un amico, un simbolico compagno di banco che ti dà degli assaggi, e se ti convince vai a mangiare il resto: il divulgatore deve affamare e non saziare. Quella che propongo è una carrellata di curiosità, degli aspetti un po’ più inediti e meno narrati: se anche solo uno accende l’interesse di chi ascolta per me è già un successo!

Un bel colpo per il tuo grande debutto in solitaria.
Sono molto contento: raccontare l’arte al grande pubblico è quello che avrei voluto fare da sempre. Un po’ un sogno Anni Ottanta, se vuoi, un po’ vintage: sarebbe più contemporaneo dire “voglio fare lo youtuber con milioni di follower”. Io volevo questa sfida, che passa anche dalla costruzione di un rapporto di fiducia e di regolarità con il pubblico.

Come avete scelto le case gli artisti e degli intellettuali in cui entrare?
Ogni casa doveva essere quasi come l’aveva lasciata il proprietario, quindi non eccessivamente musealizzata. Abbiamo dovuto scartare degli artisti anche importanti perché non si percepiva più la “casa”: volevamo la penna sulla scrivania, gli occhiali da vista o gli strumenti del mestiere in giro, come per Canova. Non sono così numerose le case rimaste in queste condizioni: abbiamo dovuto fare molti sopralluoghi, e a volte le stanze avevano perso completamente la loro funzione originale, magari per ospitare teche o altri materiali.

C’è una puntata con un personaggio che ti sei goduto più delle altre?
Più che personaggi, ci sono una serie di oggetti che mi hanno colpito. Per esempio, con Pascoli: come molti, pure io ne avevo una visione un po’ scolastica, il fanciullino depresso e la sorella, ma era un tenerone! Abbiamo visto l’orto e la vigna – ci sono ancora le bottiglie con il suo vino mai aperte – ma soprattutto una stufa mai utilizzata dal poeta, perché un po’ come una Greta Thunberg del tempo ci ha trovato dentro un alveare e ha costretto sé e la sorella a vivere nel gelo per non affumicare le api. Ora quell’alveare esiste ancora, ci vivono dentro le discendenti delle api salvate da Pascoli. Oppure le lettere di Carducci, che faceva sexting con l’amante mentre la moglie era in salotto a leggere Shakespeare; o ancora le macchine modificate di Puccini, che quando non scriveva la Tosca o la Madama Butterfly aveva una vita rock and roll. Un po’ perché andava in giro con queste automobili modificate – era il terzo uomo in Italia ad avere la patente – ma anche perché, quando voleva andare dalla vicina di casa e amante, chiamava l’amico pianista che suonava e gli faceva da alibi con la moglie.

Storie incredibili, anche inedite.
Diciamo che sono tutte storie non proprio da documentario classico. Abbiamo avuto molta materia prima anche dalle persone che lavorano in queste case, che erano contente di mostrarci le cose meno note o sconosciute.

Il passato in dialogo con il presente in “Vita da artista”

Nella prima puntata, con “Tonino da Possagno” avevi una guida d’eccezione, Francesco Vezzoli: sarai sempre accompagnato da un personaggio della cultura contemporanea?
Sì e no: a me piaceva l’idea di chiamare delle persone legate al padrone di casa, ma non in modo troppo didascalico. Ad esempio, a casa di de Chirico, chiamiamo uno psicanalista che fa un parallelismo tra la metafisica, i trip mentali e l’ansia sociale; da Pascoli, al posto di un professore, abbiamo un botanico che ci spiega il significato delle piante scelte dal poeta. Cerchiamo ogni volta dei personaggi che riguardano la figura, ma da una prospettiva diversa da quella classica.

C’è sempre un legame con il presente.
Secondo me se vuoi parlare di arte del passato, non devi portare chi ascolta nel passato, ma portare il passato nel presente. Altrimenti è un viaggio troppo scomodo!

Quanto a lungo ti vedremo in prima serata?
È una stagione blitz, sono dieci puntate. Poi, in base a come vanno queste, potrebbero essercene altre.

Hai già avuto una risposta positiva dopo la prima puntata?
Quando chiedevo di scrivermi nei direct, lo intendevo davvero, e moltissime persone mi hanno commentato su Instagram a fine puntata. È giusto così: nel 2025, la tv non può più pensare di essere l’elettrodomestico simbolo del “teatro nel salotto”, con il pubblico passivo che subisce i contenuti, ma è solo una di molti content creator. Io voglio un rapporto diretto con chi mi guarda: mi scrivono la qualunque, e sanno che rispondo. Uno, per esempio, nel commentare che gli era piaciuta la puntata, mi ha detto che la mia camicia non si poteva vedere…

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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